Lavoropiù, il futuro è adesso

Marialisa Alberghini
Marialisa Alberghini, Strategy Manager di Lavoropiù, racconta come il mercato del lavoro stia cambiando volto: non basta più cercare il candidato giusto, serve costruire un dialogo basato su valori condivisi, formazione mirata e nuovi modelli di welfare
Un cambio quasi generazionale in molti ambiti professionali ha già avuto il suo impatto. E se da una parte i candidati appaiono meno strutturati di un tempo, dall’altra ci sono nuove esigenze lavorative, meno compatibili con i desideri dei lavoratori. Lei che ne pensa?
«Non condivido pienamente l’idea che i profili attualmente disponibili sul mercato siano meno strutturati o “inaffidabili”. Il cambio generazionale di questi anni ha ampliato, a mio avviso, la distanza tra chi cerca lavoro e chi cerca personale. L’asimmetria informativa che da sempre caratterizza il mercato del lavoro si è evoluta in un’asimmetria valoriale. Le competenze tecniche possono essere sviluppate nel tempo, ma è sulle competenze trasversali che è necessario adottare una visione lucida e disincantata, libera da pregiudizi e dal confronto col passato, da parte delle imprese che vogliono rimanere competitive. Dalle nostre analisi sui
driver motivazionali, emergono nuove sensibilità: il fattore economico non è più determinante per chi cambia lavoro, mentre aumenta la domanda di flessibilità e l’urgenza di un miglior bilanciamento vita-lavoro. Per le imprese, oltre alla specializzazione, cresce la richiesta di competenze più orizzontali.
Lavoropiù si posiziona come facilitatore tra domanda e offerta, creando i presupposti per attivare un dialogo virtuoso tra le parti. Credo che non esistano vere “epoche lavorative” in netta contrapposizione, ma piuttosto diverse modalità di vivere il lavoro che devono trovare un punto di raccordo, declinabile in formazione mirata, processi HR dinamici e un welfare efficace. Agilità e flessibilità non sono due parole vuote di significato, che vanno tanto di moda nelle slide di tanti consulenti HR, ma elementi fondamentali per ricostruire un rapporto di fiducia; tuttavia, per molte aziende, questi concetti stanno diventando una vera pietra d’inciampo».
Oltre all’Ho.re.ca., ad esempio, quali ambiti segnano questo cambio in modo più preoccupante?
«Oltre all’Ho.Re.Ca., i settori che si stanno trasformando più rapidamente sono quelli in cui l’innovazione tecnologica è più marcata, come l’intera filiera della logistica, il mondo ICT, la meccanica avanzata e alcuni segmenti del retail. Queste aree si confrontano con una rapida evoluzione delle competenze richieste, ma spesso mancano i profili adeguati: da una parte si fatica a reperire professionisti completi e immediatamente operativi, mentre dall’altra cresce la richiesta di una flessibilità che, se non gestita correttamente, rischia di disallineare le aspettative tra aziende e candidati.
Negli ultimi mesi, abbiamo lavorato in questa direzione con numerose aziende per colmare questo gap, creando percorsi formativi dedicati per profili specifici, spesso trascurati nei tradizionali percorsi di orientamento. Ad esempio, abbiamo realizzato academy per frigoristi, programmatori PLC e ascensoristi; abbiamo strutturato apprendistati per operatori CNC, promosso percorsi per impiantisti elettrici fotovoltaici e attivato progetti mirati per individuare manutentori elettrici e meccanici – figure estremamente richieste sul mercato, ma difficili da reperire».
A quali sfide dobbiamo preparaci nel mondo del lavoro?
«Sono convinta che le sfide più complesse, soprattutto per l’urgenza con cui ci viene richiesto di affrontarle, siano la velocità di aggiornamento delle competenze, la mobilità territoriale e l’inclusione sociale, ancor prima che lavorativa. I ruoli continueranno a cambiare: sarà fondamentale progettare percorsi formativi efficaci, intensificare la collaborazione tra imprese e istituzioni educative e investire in politiche attive del lavoro. Sullo sfondo, la sostenibilità – economica, sociale e ambientale – diventerà sempre più un requisito imprescindibile per stare sul mercato.
La capacità di attrarre i migliori professionisti è solo una diretta conseguenza per un’impresa che sa stare sul mercato. Rispettare le persone, realizzare prodotti o servizi di qualità, avere un buon impatto sul proprio territorio: sono questi gli obiettivi che le aziende possono porsi».
A suo avviso, è possibile determinare su quali binari aziende e candidati debbano spostarsi per migliorare il loro incontro in futuro?
«Trovare la persona giusta al posto giusto, al momento giusto, non è mai facile. Oggi, per imprese e candidati, il match più importante è quello valoriale. Così il nostro modo di lavorare è cambiato: chi fa risorse umane sa che non è più possibile fare copia-incolla tra annuncio e curriculum, ma serve scavare a fondo per individuare il potenziale e garantire una totale aderenza tra competenze tecniche, trasversali e reciproche aspettative.
Le imprese sono chiamate a definire in modo comprensibile e trasparente i propri valori e obiettivi, rendendo la propria proposta lavorativa accessibile e attrattiva per chi sta dall’altra parte. I candidati, invece, devono prepararsi a un apprendimento continuo e a possibili cambi di rotta: non esistono più le carriere lineari. Flessibilità da entrambe le parti, quindi, per far sì che quella pietra di inciampo di cui parlavo possa trasformarsi in un punto di incontro.
Ed è esattamente qui che diventa cruciale il ruolo di un partner HR come Lavoropiù, capace di operare con una logica consulenziale, di colmare i gap tra domanda e offerta e di guidare entrambe le parti verso una collaborazione efficace e duratura».