• 9 Febbraio 2025

Azienda: dimensione e prospettive

 Azienda: dimensione e prospettive

Prospettive nella piccola azienda

Quale destino potrà essere riservato in un prossimo futuro alle imprese più piccole artigiane e non?

Nel precedente articolo sono state fatte delle considerazioni sulla situazione attuale riferita alla dimensione aziendale ed alle apparenti vulnerabilità delle imprese più piccole, artigiane e non. Ci si era ripromessi di ritornare in argomento per verificare la loro sostenibilità e complementarità alle imprese più strutturate.

Per provare ad avere una miglior inquadramento, e giungere a delle conclusioni in merito, si partirà dal punto di vista dei consumatori per giungere alle aziende ed ai dipendenti. Dopodichè sarà la volta delle associazioni lobbistiche di categoria e della politica.

L’universo dei consumatori è sicuramente cambiato negli ultimi anni. Si ha una maggiore propensione al consumo di prodotti di qualità che rispettino la sostenibilità ambientale. Quest’ultima è riconosciuta da tutti. La qualità in senso lato, invece, accusa il trade off del prezzo. Si genera una sostanziale dicotomia tra chi è disposto a spendere per la qualità e chi ancora no.

Pertanto le piccole imprese, qualora avessero difficoltà nella formazione dei prezzi, dovranno tenere in debito conto quanto appena evidenziato e se il prodotto:

  • è correlato alla sostenibilità ambientale – andrà curato un messaggio promozionale generico che parli espressamente di ciò;
  • evoca qualità ed ha un prezzo importante – andrà veicolato un messaggio alla nicchia di utenti possibilitati all’acquisto.

Più in generale, verificato il fumus che il consumatore gradisca sempre meno essere considerato alla stregua di consumatore generico, la piccola impresa si dovrà attrezzare per intercettarne le aspettative.

Le aziende si trovano tra mille difficoltà. Potrebbe non essere il caso di fare il verso a quelle più strutturate e di maggiori dimensioni. Queste ultime hanno in pancia maggiori argomenti per razionalizzare i propri fattori e formare prezzi più competitivi.

Proprio per quanto espresso in merito ai consumatori dovranno elaborare una convincente narrazione per promuovere i propri prodotti. In che modo? Generando prodotti con particolarità, personalizzati, differenti dallo standard, in grado di intercettare i gusti e riorientare la maggior parte dei consumatori al punto da polarizzarne le scelte.

Facendo una riflessione necessariamente generica soccorre a favore di quanto perorato anche il recente riorientamento delle catene del valore. Stanno privilegiando “geografie” sempre meno estese mettendo in discussione il valore universale e (finora) indiscusso della globalizzazione.

Cosa possono fare le Associazioni lobbistiche, associative e sindacali? Molto, anzi moltissimo. Evitando sofismi è opportuno che il ruolo che viene ritagliato non sia esclusivamente quello di difendere e schermare il settore. E’ necessario che, insieme ad altri stakeholders, sia correttamente inquadrato il posizionamento di chi si rappresenta nel sistema produttivo nazionale ed in piena correlazione con tutti gli altri attori. Fatto questo devono essere focalizzati alcuni elementi propedeutici al buon funzionamento del target rappresentato, due per tutti:

  • il ruolo nelle catene del valore;
  • l’adozione di un corretto criterio di proporzionalità nella osservazione delle norme vigenti.

Il mantenimento di un adeguato protagonismo nelle catene del valore assicura il collegamento del target delle piccole imprese al resto del contesto economico, un’adeguata bancabilità e, più in generale un proficuo assurgersi ai livelli dignitari superiori della catena stessa.

La proporzionalità nella osservazione delle norme è vitale per le stesse piccole imprese: non è possibile addossare loro le stesse incombenze di quelle più strutturate. Vanno ricercate soluzioni interpolate che evitino l’ingolfamento burocratico all’interno delle piccole imprese.

E la politica? Semplice: dovrebbe porsi in una posizione di ascolto, per quanto ovvio compatibilmente con le possibilità di bilancio. Tuttavia non si potrà fare a meno di metabolizzare alcuni semplici ma eloquenti numeri. Solo le piccole, piccolissime e micro imprese, tutte con meno di dieci dipendenti, costituiscono il 95% del totale delle imprese in Italia ed assicurano un’occupazione ad oltre il 43% della forza lavoro.

Pensiamo a quanti benefici sociali il target in questione riesce a generare: pagamento di contributi e di imposte da parte dei dipendenti e imprenditori, loro aumento della capacità di spesa ed investimento con benefici nel sistema economico, antropizzazione di borghi a rischio sfollamento, riduzione della disoccupazione e risparmio di costi sociali, conservazione di antichi mestieri e della memoria ed altro ancora.

Sarebbe auspicabile dirottare una parte di attenzione in termini di sgravi fiscali per consentire alle stesse imprese di poter continuare ad operare.

Tutto questo sarà sufficiente ad assicurare la sostenibilità alle piccole realtà imprenditoriali? Verosimilmente si, ma non ci è dato sapere con certezza.

Sicuramente ci si potrà arrivare solo se tutti gli stakehlders individuati faranno la loro parte e non si trinceranno dietro a slogan d’effetto o ad esimenti di comodo. Non è più tempo e solo in questo modo il piccolo potrà continuare ad essere bello.

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Umberto Alunni

Giornalista, consulente aziendale, motivatore, scrittore

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