Vino, Barbara Cacciolari: «Il migliore ambasciatore in Italia e nel mondo»

Barbara Cacciolari
Il vino è un volano economico che contribuisce in maniera decisiva alla crescita economica dell’Italia. La comunicazione verso l’estero non è adeguata alla potenzialità espressa dal vino, il quale può diventare un autentico ambasciatore italiano per promuovere il turismo e i territori caratteristici del Paese. Con Barbara Cacciolari, vicepresidente dell’Osservatorio Unionturismo, vogliamo sollevare una riflessione sull’importanza economica del vino sia come asset italiano, sia come veicolo di promozione turistica.
Barbara Cacciolari, che ruolo svolge il vino nella promozione turistica?
«Galileo Galilei diceva del vino: «Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite». Il vino narra della storia della propria terra, delle sue radici profonde, fusione tra natura, gusto, clima e tanta passione. Potrei pensare che, se non ci fossero altri canali per promuovere il turismo, sarebbe il migliore ambasciatore in Italia e nel mondo».
L’Italia ha diverse regioni che si caratterizzano dalla tipologia di vino. Come è possibile promuovere questo valore aggiunto all’estero per incrementare il turismo?
«Tutta l’Italia è ricca di vitigni che si ripropongono nelle regioni con sfumature di sapori, colori e caratteristiche differenti. Cioè possiamo avere lo stesso vitigno in varie regioni che comunque dà vita a vini differenti, al di là del taglio che l’enologo vuole dare per connotare il prodotto. Questa è la base dalla quale partirei per la promozione del vino associato al territorio dal quale nasce, legandolo magari al mondo dell’arte e della cultura della zona specifica, binomio vincente al quale il turista internazionale è molto sensibile».
Il vino è sempre stato conosciuto all’estero e pertanto riscuote un gradimento sui mercati internazionali. Come sfruttare questa peculiarità a beneficio dell’economia italiana?
«Mi permetto di citare la fonte ufficiale dei dati, l’Istat, che fornisce un quadro chiaro delle regioni in Italia che detengono le quote maggiori di esportazione: nell’analisi delle esportazioni totali di 7.9 miliardi di euro troviamo il Friuli-Venezia Giulia in crescita del 40% a 200 milioni di euro, la Sicilia a +21% 170 milioni di euro, il Veneto a +13% per la bellezza di 2.8 miliardi di euro. Se consideriamo il periodo post Covid, oltre alle regioni di cui abbiamo parlato, emerge anche l’Emilia-Romagna (+39% contro il +22% generale) e probabilmente si potrebbe parlare della Toscana (+25%). Se confrontato con il totale il Veneto rappresenta il 36% dell’export italiano, seguito dal Piemonte e dalla Toscana con il 16% ciascuno. Sono valori importanti, certamente migliorabili in futuro anche grazie ai sempre più aggiornati canali di distribuzione e di marketing virtuale che con un click ci permette di viaggiare nel mondo. Ovviamente il vino va assaporato e vissuto lasciando alla fantasia il ricordo dell’esperienza, driver fondamentale, secondo la mia opinione».

Dal suo Osservatorio in che modo segue l’andamento economico del vino?
«Dal nostro Osservatorio Unionturismo news, il Vinitaly, manifestazione conclusa a Verona nei giorni scorsi, ha risposto con le “buone” alle bizzarre esternazioni dell’Ue sui cibi sintetici, bevande comprese. Ha replicato cioè con le “buone qualità” del made in Italy e del comparto vitivinicolo italiano che non ha l’eguale nel mondo: 31,3 miliardi di euro, 530mila aziende con 870mila addetti, 7,4 miliardi di export (+ 9,8 rispetto al 2021). In buona sostanza il vino si aggiudica il primato del saldo attivo commerciale rispetto agli altri settori icona dell’Italia come abbigliamento, alimentare, arredamento, automazione. Turismo e Commercio ci dice che nel corso dell’anno i turisti, tifosi di Bacco e della buona tavola, saranno circa 10milioni, di cui 3milioni di stranieri: Francia, Germania, Regno Unito, Austria, Usa e Giappone. Il picco si raggiungerà nelle settimane della vendemmia. E il tutto con buona pace per l’Europa che ci vorrebbe far mangiare e bere qualcosa di altro».
Crede che i distretti turistici siano in grado di rilanciare il vino sia come promotore turistico, sia come bene economico da promuovere?
«La ministra Daniela Santanchè al Vinitaly ha presentato la più grande indagine mai realizzata sul turismo del vino in Italia: 145 comuni di distretti enologici e 265 cantine rappresentate che delineano un turismo che mira ad essere l’assoluto protagonista dell’economia italiana dei prossimi anni. Da osservatore credo sia il primo passo, anche se personalmente ritengo che i Distretti possano generare flussi “di genere” che non rafforzano la competizione, a differenza della necessità di intercettare i nuovi drivers che possono veicolare la scelta del turista nella preferenza conseguente di vini anche meno famosi».
Francesco Fravolini
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