• 21 Marzo 2025

Lavoro: la grande trasformazione

 Lavoro: la grande trasformazione

Hortus Deliciarum

C’era una volta il lavoro. Coi suoi ritmi, i suoi problemi, le sue prospettive e i suoi tempi. La fase che attraversiamo è caratterizzata da accelerazioni e trasformazioni ancora da leggere fino in fondo. Ripartire dalla cultura e dalle regole è la ricetta del direttore Giuliano Bianucci

I passaggi critici che attraversiamo prendono le mosse dal prevalere nel terzo millennio dell’economia virtuale che ha preso sempre più il posto dell’economia reale, anche se le vicende più recenti (Covid, emergenza climatica, la guerra alle porte d’Europa) stanno portando al centro la transizione/trasformazione che non è solo energetica ma è prima di tutto culturale.

Cambiano le filiere, più corte e definite per sistemi di alleanze internazionali, cambia il lavoro e richiede sempre maggiore specializzazione e una grande attenzione al mismatch domanda offerta, cambiano gli orizzonti con nuovi modelli da disegnare tra nuove povertà e precariato diffuso, tra redditi di cittadinanza e salari minimi, tra smartworking e metaverso che cresce.

La next generation, chiamata in causa dal Pnrr come perno della nuova economia e come debitore futuro dei prestiti concessi dall’Europa, è in cerca di un ruolo e di interlocutori che comprendano la necessità di un futuro coprogettato e che dovrebbe essere piuttosto affidato alla fantasia e creatività dei giovani da sostenere nel percorso di nuove startup, di modelli innovativi che solo loro possono comprendere fino in fondo. Avanza la cultura di genere e diminuisce la voglia di posto fisso.

Molto si è scritto sulle prospettive, ma voglio qui partire prima di tutto dai presupposti. C’è una Legge più importante di tutte le Leggi e che dovrebbe essere imparata a memoria: la Costituzione italiana. Qui i Padri costituenti scrissero di lavoro in senso fondativo del Patto di cittadinanza fin dall’articolo 1 (L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro…). Ma sono molti altri gli articoli di interesse e si occupavano di tutte le priorità del mondo del lavoro già 75 anni fa. C’è la retribuzione (art. 36) che deve essere “proporzionata alla quantità e qualità del lavoro con cui si possa garantire a sé e alla famiglia una vita dignitosa”, c’è la parità di diritti (art. 37) che afferma il principio delle stesse retribuzioni per uomini, donne e minori. C’ è il riconoscimento del diritto al mantenimento per ogni cittadino inabile al lavoro (art. 38). Per concludere c’è l’art. 38 sui diritti e doveri: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Alla base della trasformazione c’è dunque la necessità di realizzare le condizioni base della convivenza che ci siamo dati con la Legge delle Leggi. Ma non fermiamoci qui. Diciamo che alla base di tutto quello che verrà deve esserci un nuovo umanesimo, la consapevolezza che sono le donne e gli uomini a costruire il futuro della nostra specie. La cultura del diritto e del dovere, della convivenza, della capacità di coesistenza pacifica e di rispetto, della necessità di formarsi e di osare.

Mi piace ripensare, lontano nel tempo, all’Hortus Deliciarum, un manoscritto prodotto nel monastero alsaziano di Hohenbourg, tra il 1159 e il 1175. Al centro delle arti liberali c’è la filosofia coi suoi padri, Socrate e Platone, le attività di base sono quelle di sempre: grammatica, retorica, dialettica, musica, aritmetica, geometria, astronomia. Già… cultura come sintesi delle materie letterarie e scientifiche. E tutte le arti liberali hanno un personaggio che le rappresenta al femminile.

Proviamo a ripartire dalla cultura e dal valore della formazione, dalla consapevolezza prima dei doveri e poi dei diritti, dal capire che per progettare e governare la trasformazione servono persone capaci e competenti, che sappiano risalire la classifica che ci vede agli ultimi posti in Europa nella graduatoria delle competenze.

Giuliano Bianucci

Direttore responsabile - giuliano.bianucci@italiaeconomy.it

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