• 18 Aprile 2025

Il Cielo Itinerante: scienza che ispira il futuro

 Il Cielo Itinerante: scienza che ispira il futuro

Il Cielo Itinerante è un’associazione italiana non-profit che porta la scienza ai bambini in contesti di povertà educativa, ispirandoli attraverso esperienze pratiche e innovative. Vediamolo insieme alla Founder e presidente Ersilia Vaudo

Un telescopio, sopra un pulmino, per portare il cielo dove non arriva. È questa la missione de Il Cielo Itinerante, l’associazione italiana non-profit fondata nel 2021 con l’obiettivo di avvicinare allo studio delle materie STEM i bambini e le bambine in situazione di povertà educativa, sperimentando metodi formativi innovativi.

In tre anni sono stati incontrati più di 4mila bambini e attraversati oltre 85 comuni, anche zone ad alto disagio sociale o con i più alti tassi di abbandono scolastico, sono stati costruiti razzi, cucinato comete, per imparare la meraviglia della scoperta dello spazio e della matematica, oltre il contesto che spesso non dà stimoli. Ci ha raccontato il progetto Ersilia Vaudo, Founder e presidente, laureata in Astrofisica, che dal 1991 lavora all’Agenzia Spaziale Europea a Parigi, dove è attualmente ESA Chief Diversity Officer e Special Advisor on Strategic Evolution.

Come è nata l’idea de Il Cielo Itinerante e cosa l’ha ispirata personalmente a dedicarsi alla divulgazione scientifica attraverso un approccio così innovativo?

«L’idea nasce da un’amicizia, quella con Alessia Mosca e Giovanna dell’Erba, con cui ho condiviso il progetto ispirato da un incontro con Susan Murabana. Con The Travelling Telescope lei e il marito sono partiti con un pulmino e un telescopio per mostrare le stelle e avvicinare i bambini alla scienza nei villaggi in Kenya. Noi abbiamo deciso di adattare questo concetto al contesto italiano.

La nostra missione è stata chiara fin dall’inizio: raggiungere i bambini in zone di povertà educativa, dove l’accesso alle opportunità è limitato, per mostrare loro il potere trasformativo dello spazio e della scienza. Lo spazio, infatti, rappresenta la sublimazione di un immaginario, la possibilità di proiettarsi oltre. Così, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, siamo riuscite a fondare l’associazione».

Come utilizzate le tecnologie più recenti, come la realtà virtuale o gli strumenti digitali, per coinvolgere i bambini?

VENETO ECONOMY - Il Cielo Itinerante: scienza che ispira il futuro
Ersilia Vaudo

«Il cuore del nostro approccio è il coinvolgimento pratico: tutto passa attraverso le mani. I bambini sono esploratori naturali, ma oggi usano più i video che le mani, e noi vogliamo invertire questa tendenza. Credo fermamente che lo sviluppo di alcune aree del cervello richieda attività manuali. Per questo lavoriamo molto con materiali concreti, come zollette di zucchero e fili argentati, per rendere la matematica tangibile o diventare astronauti per un giorno, ad esempio.

Tuttavia, utilizziamo anche strumenti digitali per potenziare l’esperienza quando necessario, ad esempio per spiegazioni o laboratori specifici, ma non dobbiamo confondere innovazione con digitalizzazione. Innovare significa anche trovare modi semplici e creativi per stimolare il pensiero, come integrare il digitale con un’esperienza a tre o quattro dimensioni che coinvolga i sensi, il gioco e l’interazione con il mondo reale».

L’innovazione può anche essere culturale: come state cambiando il modo in cui la scienza viene percepita dai più giovani?

«Puntiamo a trasformare la percezione della matematica e delle STEM, soprattutto per i bambini in contesti svantaggiati, che spesso la vedono come qualcosa di distante o troppo difficile. La matematica è un “abilitatore di pari opportunità”. Per molti, rimanere fuori dalla matematica significa veder preclusi percorsi futuri di crescita e di mobilità sociale. Abbiamo organizzato campi estivi in quartieri complessi, dove i bambini, invece di giocare a pallone, sceglievano di partecipare ogni giorno a laboratori di matematica.

Abbiamo condotto indagini, con IPSOS, prima e dopo queste attività, scoprendo che l’impatto era stato profondo. Molti bambini, per esempio, pur dicendo di “odiare” la matematica, desiderano diventare bravissimi. Mostrare che la scienza e lo spazio sono mondi non sono solo per “secchioni”, ma possono essere divertenti, avventurosi e meritocratici, è un cambiamento culturale fondamentale».

Cosa significa per lei innovazione? È più una questione di tecnologia o di immaginare nuove modalità di connessione con le persone?

«Per me innovazione significa fare meglio, fare di più e fare anche ciò che prima sembrava impossibile. È una questione di prospettiva: mantenere una mente aperta, curiosa, capace di accogliere nuove idee senza pregiudizi. Studiare fisica mi ha insegnato a ridefinire il concetto di impossibile: ciò che un tempo sembrava inimmaginabile, oggi è realtà. Innovazione significa anche collaborare, mettere in relazione punti di vista diversi per creare qualcosa di nuovo. È un processo che parte dalla curiosità autentica, dalla capacità di ascoltare e dallo scambio continuo con gli altri».

Quali sono i progetti de Il Cielo Itinerante per il 2025?

«La nostra spina dorsale rimane il pulmino che attraversa l’Italia, isole comprese, portando il cielo a migliaia di bambini ogni anno. Ma il progetto si arricchisce continuamente: ai laboratori su scienza, spazio e matematica abbiamo aggiunto temi come l’educazione finanziaria e il riconoscimento delle fake news. Uno dei nostri obiettivi per il 2025 è creare dei “cieli che restano”: realtà formative locali per instaurare un rapporto più continuativo con scuole, associazioni e bambini. In questo modo, speriamo di ampliare il nostro impatto, offrendo esperienze che possano davvero trasformare il futuro di chi le vive».

Il cielo itinerante

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Simona Savoldi

Giornalista e addetta stampa

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