Ginker è l’Intelligenza Artificiale per le PMI

Mik Cosentino
Ginker è uno strumento costruito su ChatGPT che agevola e semplifica l’utilizzo a beneficio degli utenti, automatizza le attività che richiedono tempo e competenze specifiche, con l’obiettivo di facilitare la diffusione dell’Intelligenza Artificiale delle PMI.
È l’imprenditore digitale Mik Cosentino a ideare Ginker, piattaforma d’intelligenza artificiale che consente ad aziende, imprenditori e marketer di creare contenuti di valore, senza la necessità di architettare prompt complessi per ottenere risposte utili all’implementazione del proprio business. ChatGPT, il più famoso dei sistemi di chatbot ad apprendimento automatico, basato sui Generative Pretrained Transformer (GPT) e realizzato per rendere fluida l’interazione umana con l’intelligenza artificiale, apre le porte dell’AI a milione di persone. Con Mik Cosentino cerchiamo di conoscere il funzionamento di Ginker (sito web) e il ruolo strategico per le PMI.
Come funziona Ginker?
«Dalla scrittura dei prompt al dialogo con l’AI per ottenere idee in merito a contenuti, piani editoriali, mail, template, testi, brand name efficaci, ricerche di mercato e titoli per video di Youtube, fino ad arrivare alla scrittura di libri e articoli complessi. Grazie a piccole domande guidate già predisposte dagli sviluppatori e contenute in template pre-allenati, Ginker si rivolge a imprenditori e liberi professionisti alla ricerca di una piattaforma in cui l’intelligenza artificiale, con tutte le sue potenzialità, sia messa interamente al servizio del business».
Che ruolo strategico assume la tecnologia per le PMI?
«Semplifica alcuni processi fondamentali. Pensiamo ad esempio al marketing. Grazie a Ginker, ad esempio, la creazione dei contenuti viene effettuata dalla piattaforma stessa, in modo veloce e intuitivo, alleggerendo il lavoro dell’essere umano e andando ad analizzare quali contenuti potrebbero funzionare per quella determinata azienda/prodotto. Fino a poco tempo fa andavano studiati la concorrenza e il mercato per cercare di replicare ciò che funzionava, riadattandolo al proprio target, al proprio settore e alle metodologie di acquisto tipiche del prodotto/servizio in oggetto. Pensiamo anche al tracciamento dell’adv: OpenAI potrà potenziare le ottimizzazioni offerte dalle piattaforme adv di FB, IG, TikTok, che già da tempo si avvalgono di strumenti che possono essere in parte considerati parte dell’intelligenza artificiale. I tool odierni permetteranno di ottimizzare la spesa pubblicitaria, riuscendo a ottenere lo stesso risultato al minor costo. La creazione di siti web diventa ancora più semplice ed efficace, bastano pochi input da dare al Chatbot. Con la piattaforma Ulama abbiamo inoltre appena siglato una joint venture con una società francese che permette di editare i video in pochi semplici click. Basta caricare la versione grezza e in meno di un minuto la riavremo con i tagli necessari a eliminare le pause, punti elenco che accompagneranno il video, per sottolineare i punti chiave del discorso, ma quel che è ancora più stupefacente è che doppierà lo speaker, adattando il labiale, in svariate lingue. L’imprenditore che ad esempio registra un webinar, con questa soluzione Ai sarà in grado di doppiarlo in più lingue differenti».
Quali sono le frontiere economiche del XXI secolo?
«Con l’Ai si abbatteranno sempre di più i confini e le aziende potranno comunicare a un pubblico sempre più ampio, raggiungendo anche quei paesi in cui magari l’inglese non è particolarmente diffuso. Il lavoro andrà incontro a un nuovo scossone evolutivo. Adattarsi al cambiamento permetterà di cavalcarlo e progredire».
Gli imprenditori sono preparati all’utilizzo di piattaforme digitali?
«La preparazione non è molto elevata riguardo alle novità tecnologiche, ciò non toglie che esistano imprenditori con uno sguardo lungimirante, che stanno già preparandosi al meglio per adottare le nuove tecnologie, come l’Ai. Stiamo assistendo allo stesso processo avvenuto con l’avvento dei social media anni fa, quando da un lato c’erano gli imprenditori che erano interessati a comprendere il funzionamento di questi nuovi e potenti mezzi di comunicazione, per posizionare il proprio brand al meglio; mentre altri colleghi sostenevano che i loro clienti avrebbero sempre comprato nel punto vendita fisico. La storia ha visto questi ultimi venire smentiti categoricamente: da anni le scelte di acquisto avvengono in rete e poi magari hanno un tasso di conversione anche in negozio».
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