Reinventa la tua carriera: Herminia Ibarra svela i segreti per trasformare il lavoro in un viaggio di scoperta, agendo più che pianificando
Riconosciuta autorità nel settore delle transizioni di carriera, Herminia Ibarra affida a un volume stimolante e innovativo i suoi consigli strategici per chi desidera reinventarsi professionalmente. Docente alla London Business School, membro del World Economic Forum’s Expert Network e firma di prestigio delle principali testate anglosassoni, l’autrice invita i lettori a considerare il lavoro come un percorso di scoperta di sé stessi, piuttosto che come una semplice sequenza di ruoli fissi. Nella sua visione, la vera trasformazione avviene attraverso azioni concrete e sperimentazioni e non solo riflessioni o pianificazioni a lungo termine. La tesi non si basa su convinzioni preconcette, bensì su ricerche approfondite e su esempi reali di persone che hanno affrontato con successo cambiamenti di carriera, dimostrando che il passaggio da un’identità professionale all’altra richiede coraggio, curiosità e un approccio non convenzionale.
C’è un momento in cui la domanda “Cosa voglio davvero fare nella vita?” smette di essere retorica e diventa urgente. Capita a chi si trova stretto in un ruolo che non sente più suo, a chi dopo anni di carriera inizia a dubitare che “quella strada” sia quella giusta. Ma anche a chi è appena uscito da un’azienda, da un progetto o da una crisi esistenziale, e si trova a dover ripartire senza una mappa chiara. È a queste persone che si rivolge il volume, già considerato un testo di culto nel mondo anglosassone e che arriva ora in edizione italiana, aggiornato per riflettere sulle trasformazioni radicali che hanno investito il lavoro negli ultimi anni. E porta con sé un messaggio forte: per cambiare vita non basta pensarci, bisogna iniziare a provarci. Ibarra lo dice chiaramente: le transizioni di carriera non sono il frutto di una pianificazione razionale, ma il risultato di un percorso costellato di tentativi, esplorazioni e svolte impreviste. In altre parole, non si scopre chi si vuole diventare stando fermi a riflettere, ma iniziando ad agire, anche senza certezze.
«Reinventare la propria carriera non è un processo semplice di sostituzione di un ruolo vecchio e logoro con uno nuovo e migliorativo; né è sempre possibile progredire lungo un sentiero diritto e lineare. Tentare caparbiamente di andare in una certa direzione può condurci, indirettamente, in un’altra. E spesso restiamo sorpresi vedendo dove siamo andati a finire. Per questi motivi, per quanto ci piacerebbe, non possiamo pianificare e programmare la nostra reinvenzione. E, all’inizio, dedicare troppo tempo a guardarsi dentro per trovare il “vero sé” che possa guidare una ricerca sistematica può rivelarsi controproducente (potrebbe persino essere un meccanismo di difesa contro il cambiamento). Quando non si sa cosa ci riserverà il futuro, o quando la strada che si stava percorrendo prende una piega inaspettata, ha senso esplorare un portfolio diversificato di opzioni piuttosto che attenersi a una sola. A volte il modo migliore per trovare se stessi è “flirtare” con molte possibilità».
Al centro del libro c’è il concetto di “prototipazione dell’identità”: un metodo che invita chi è in cerca di cambiamento a testare nuove direzioni attraverso piccoli progetti paralleli – un corso, un’associazione, un’attività freelance – per capire, sul campo, cosa funziona davvero. È un approccio pragmatico, basato su anni di ricerca e su decine di casi reali: ex manager diventati imprenditori sociali, avvocati diventati insegnanti, professionisti che hanno rivoluzionato la propria traiettoria a metà carriera. Nel libro non ci sono formule magiche né promesse di felicità immediata. Anzi, Ibarra mette in guardia dai rischi del cosiddetto “salto nel buio” e dal mito, molto diffuso, della vocazione come rivelazione improvvisa. Al contrario, invita a costruire nuove identità lavorative passo dopo passo, affrontando l’incertezza con curiosità, spirito critico e una buona dose di coraggio.
La pandemia, ha spiegato l’autrice in una recente intervista, ha accelerato un processo già in atto: «Sempre più persone mettono in discussione il proprio percorso professionale, perché realizzano che il successo, da solo, non basta. Serve coerenza con i propri valori, e questo spesso implica cambiare rotta». In questo scenario, Working Identity offre una guida per orientarsi nel caos, evitando trappole comuni come l’immobilismo da “paralisi da analisi”, l’autoisolamento e l’idealizzazione di alternative irrealistiche. E invita a guardare il cambiamento come un processo di apprendimento continuo, dove i fallimenti non sono battute d’arresto, ma parte integrante del cammino. Un capitolo particolarmente interessante è quello dedicato al networking trasformativo: non semplice accumulo di contatti, ma creazione di legami che possano fungere da specchi, da ispirazione e da ponte verso nuove possibilità. «Le persone che frequentiamo influenzano il modo in cui vediamo noi stessi», scrive Ibarra. «Se vogliamo cambiare identità, dobbiamo anche cambiare conversazioni».
Lo stile del libro è diretto, coinvolgente, accessibile anche ai non addetti ai lavori. Ma sempre supportato da solide basi teoriche, tratte dalla lunga esperienza dell’autrice come docente e ricercatrice nei migliori atenei internazionali. Non a caso, il volume è stato adottato in scuole di business e programmi di coaching in tutto il mondo, e viene considerato un punto di riferimento per HR manager, formatori e chiunque lavori nei processi di transizione professionale.
In definitiva, Working Identity è molto più di un manuale per cercare un nuovo lavoro. È un invito a interrogarsi su chi siamo davvero quando smettiamo di identificarci solo con ciò che facciamo. Ed è un incoraggiamento, razionale e realistico, a smettere di aspettare il momento giusto: perché, come dimostrano le tante storie raccontate nel libro, il cambiamento inizia quando iniziamo a provarci davvero, senza sapere esattamente dove ci porterà.