WebSoft italiane alla prova

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Ricavi in aumento per le WebSoft italiane, ma la redditività resta il nodo chiave

I software corrono, ma i margini frenano. È questa la fotografia che emerge dal settore WebSoft italiano, protagonista di una crescita robusta negli ultimi anni ma chiamato ora a una fase di maggiore maturità. Nel 2024, secondo i dati analizzati da Centro Studi Mediobanca, il giro d’affari complessivo ha superato i 43 miliardi di euro, con un balzo del 9,2% su base annua e quasi un raddoppio rispetto al 2019. Un’espansione che ha portato con sé anche l’occupazione, salita oltre quota 235 mila addetti, ma che al tempo stesso ha messo sotto pressione la redditività operativa.

La spinta arriva soprattutto dai segmenti più legati ai nuovi modelli di consumo digitale. E-commerce e food delivery continuano a trainare l’ecosistema, con tassi di crescita che, nel confronto quinquennale, superano abbondantemente quelli degli altri comparti. È qui che si concentra anche la maggiore espansione dell’occupazione, segno di un settore ancora in piena trasformazione. Più graduale, ma comunque positiva, la dinamica di ambiti come travel e servizi online, che sembrano aver imboccato una traiettoria più stabile dopo l’impennata pandemica.

Dietro l’aumento dei ricavi, però, si nasconde una dinamica meno lineare sul fronte dei margini. L’ebit margin medio del comparto è sceso rispetto ai livelli pre-Covid, segnalando come la crescita sia stata accompagnata da un aumento dei costi più che proporzionale. Le imprese stanno ora cercando di recuperare efficienza, ma il quadro resta eterogeneo: alcune specializzazioni mostrano una maggiore capacità di difendere la redditività, mentre altre continuano a scontare modelli di business più fragili o fortemente dipendenti da gruppi internazionali.

Il consolidamento ha giocato un ruolo chiave in questa fase. Le numerose operazioni di acquisizione hanno accelerato la crescita dimensionale, ma hanno anche inciso sulla struttura finanziaria delle aziende. La leva è aumentata e la liquidità si è assottigliata soprattutto tra le società controllate da fondi, che adottano strategie di sviluppo più aggressive. Al contrario, le realtà a controllo familiare o privato mostrano un profilo più equilibrato, con livelli di redditività superiori alla media e una maggiore solidità patrimoniale.

Il confronto con i grandi player globali resta impietoso. I colossi internazionali muovono volumi di fatturato paragonabili a intere economie nazionali e vantano livelli di produttività e marginalità nettamente superiori. Anche tra i campioni italiani più strutturati, il divario dimensionale rimane ampio, sia sul piano dei ricavi sia su quello della capacità di generare valore per addetto. Un gap che si riflette anche in Borsa, dove le valutazioni delle big tech mondiali continuano a viaggiare su multipli ben più elevati rispetto a quelli domestici.

Guardando al 2025, il vero fattore di discontinuità è l’Intelligenza Artificiale. A livello globale, il settore WebSoft è atteso crescere a doppia cifra, con il cloud come principale motore e investimenti in forte accelerazione. L’adozione di soluzioni basate sull’IA generativa sta ridisegnando modelli di business, processi produttivi e strategie di espansione. In Italia il percorso appare più prudente: la crescita prosegue, ma con ritmi inferiori, riflettendo la minore scala del mercato e una frammentazione ancora marcata.

Il 2024 viene così archiviato come l’anno dell’efficienza. Dopo la corsa alla crescita, il settore sembra entrare in una fase in cui contano sempre di più la capacità di trasformare i ricavi in utili, l’ottimizzazione dei costi e la solidità finanziaria. Una sfida decisiva per capire se il WebSoft italiano riuscirà a colmare almeno in parte il divario con i grandi campioni globali o se resterà schiacciato tra nicchie di eccellenza e giganti irraggiungibili.

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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