Turismo che crea valore

Alessandra Priante
L’impegno di ENIT nel turismo di tutti i territori. Ne abbiamo parlato con la sua presidente Alessandra Priante
ENIT è l’Agenzia Nazionale del Turismo e si occupa della promozione dell’offerta turistica italiana, incrementandone l’attrattività. Inoltre, supporta il Ministero del Turismo nella promozione delle politiche turistiche nazionali e nella formazione delle risorse umane del settore, sia in Italia che all’estero, contribuendo alla crescita del turismo italiano.
Abbiamo intervistato la sua presidente Alessandra Priante, economista di grande esperienza internazionale e diplomatica, è stata direttore Europa dell’Agenzia delle Nazioni Unite – Turismo (UN Tourism), prima donna, prima italiana nella storia dell’Agenzia a occupare questa posizione così prestigiosa. Ha insegnato in varie università italiane e attualmente è professore associato alla Luiss Business School.
L’Italia è la seconda destinazione più visitata in Europa. Cosa è necessario fare affinché guadagni la prima posizione?
«La rapida ripresa dopo la pandemia ha riportato l’Italia al centro delle destinazioni turistiche europee, e soprattutto ci stanno scegliendo sempre più, oltre ai vicini europei, quei turisti che provengono dai mercati lontani (statunitensi, argentini) e si intravedono anche le prime ripartenze verso l’Europa dai mercati asiatici. Poi, importantissimo, il mercato australiano, per il quale siamo la prima scelta.
Quello per cui stiamo lavorando è un turismo che porti valore ai nostri territori, attraverso un modello di vacanza che soggiorni a lungo, visiti i luoghi anche meno noti, apprezzi la bellezza delle nostre offerte turistiche e identitarie anche e soprattutto durante i periodi di minore afflusso fuori dall’estate.
È un processo lento che richiede una attenta strategia di promozione e di marketing, ma che sta già mostrando i suoi frutti nonostante lo stop che la pandemia da Covid ha imposto al settore in tutto il mondo. Insomma, il turismo è un comparto economico e dobbiamo iniziare a misurarlo per il valore che porta non solo per i flussi.
Nel 2023, le entrate per turismo internazionale hanno registrato 51,7 miliardi di euro con un saldo positivo di 20,1 miliardi di euro (cioè al netto delle spese dei turisti italiani all’estero). Nel periodo gennaio-agosto 2024, l’Italia ha registrato 38,5 miliardi di euro in entrata dal turismo internazionale e 23 miliardi di consumi degli italiani all’estero, per un saldo positivo della bilancia turistica pari a 15,5 miliardi di euro, lasciando prevedere tutta la solidità di questo comparto anche per il 2024».
Quali sono i passi da compiere per far tornare i giovani a lavorare nel settore turistico, dopo la grande fuga dovuta alla pandemia?
«Il turismo è una grande opportunità formativa per i giovani, ed oggi sempre più si lega alle tematiche a loro care del digitale e del green. Dalle ultime indagini del nostro Ufficio Studi ENIT, le nuove professioni più
ricercate dalle imprese ricettive sono quelle del responsabile dell’esperienza del cliente, dello specialista in tecnologia e innovazione, del consulente per il benessere, del responsabile delle partnership locali, dell’esperto in sostenibilità-diversità-inclusione, poi dell’analista dei dati del cliente e del web manager.
Come vede non siamo più solo alla ricerca solo di professionalità operative, ma anche di competenze molto sfidanti. Lo stesso vale per la ristorazione, dove l’innovazione è anche più rapida e dove si ricerca lo chef specializzato in cucina sostenibile, il consulente per il benessere
alimentare, l’esperto in degustazione e abbinamenti, lo specialista in food design e l’esperto in food tech, ma anche il cuoco per il food delivery.
Quindi dobbiamo adattare i processi formativi a queste nuove figure professionali, con modelli che, oltre ad attrarre il mercato giovane del lavoro, rispondano alla richiesta di crescita green e digital che l’Europa ci chiede».
Turismo e sostenibilità: come governare l’overtourism e favorire un’offerta turistica compatibile con l’ambiente?
«Il tema della sostenibilità nel turismo sta acquisendo un’importanza crescente, spingendo verso un approccio innovativo e urgente che dovrebbe diventare una priorità nella gestione delle destinazioni turistiche italiane.
La necessità di proteggere i nostri luoghi turistici è evidente, non solo per quelle aree in cui il paesaggio e il valore naturalistico rappresentano di per sé una motivazione per viaggiare, come le coste, i laghi o le montagne, ma anche per le destinazioni in cui il richiamo principale è costituito da altri aspetti distintivi dell’Italia: il patrimonio culturale delle città d’arte, grandi e piccole, o l’eccellenza del Made in Italy e dell’enogastronomia nei borghi e nelle aree interne.
Sebbene il settore aspiri a una crescita economica costante, questa deve essere bilanciata da una gestione consapevole della capacità di carico dei territori e da una valutazione accurata degli impatti economici in rapporto al consumo delle risorse locali.
L’impatto del turismo sulle destinazioni varia in base al contesto: nelle città, per esempio, temi come gli affitti brevi possono influire significativamente sulla qualità della vita dei residenti; nelle località balneari, la stagionalità estiva concentra gli effetti economici su periodi limitati, influenzando commercio e servizi; mentre nelle aree montane, la gestione del flusso turistico richiede spesso un adattamento della mobilità locale per affrontare l’affluenza concentrata in specifiche stagioni.
È necessario individuare soluzioni che trasformino il turismo in un’opportunità positiva per i territori, creando valore locale e nuovi posti di lavoro nei piccoli centri per contrastare lo spopolamento e recuperare aree marginalizzate. Queste zone possono essere riqualificate e destinate a scopi turistici, sia nelle città che nelle aree rurali, adottando modelli di turismo rigenerativo.
Tali approcci dovrebbero promuovere l’integrazione tra turisti e residenti, mirando alla salvaguardia del patrimonio naturalistico e culturale, sostenendo un’agricoltura e una gastronomia legate alle tradizioni locali e favorendo investimenti condivisi tra pubblico e privato per la tutela e la valorizzazione delle risorse del territorio».
Turismo lento e borghi, da questa specifica offerta un contributo fondamentale possono darlo le singole regioni italiane. Quali sono i casi di successo finora riscontrati?
«Il turismo lento oggi si caratterizza come un tipo di viaggio attivo e itinerante, dove ci si muove con ritmi, tempi e modalità che permettono di apprezzare appieno i luoghi visitati, esplorandoli sotto diversi aspetti: naturalistico, culturale, sociale, e non solo.
I nostri territori, compresi quelli delle aree interne e dei piccoli borghi italiani, rappresentano una testimonianza vivente del nostro passato, costituendo un mezzo straordinario per valorizzare e preservare il patrimonio culturale.
Questo tipo di turismo è tra i più apprezzati dai visitatori internazionali, che scelgono l’Italia proprio per vivere esperienze autentiche e immergersi nella sua ricca cultura, rendendo la vacanza un’occasione di arricchimento personale.
Nel nostro Paese ci sono 5.526 comuni con meno di 5mila abitanti: questi borghi sono il cuore pulsante dell’autenticità della nostra proposta turistica, accogliendo ogni anno circa 10 milioni di visitatori.
Inoltre, ci sono i cammini, il turismo escursionistico, le nuove modalità di cicloturismo dolce, le ferrovie recuperate dai percorsi antichi sulle cime più interne o sulle coste: è esattamente la modalità di fare turismo in Italia che consente al settore di trainare nella crescita del comparto anche le destinazioni meno note delle nostre aree interne, e del Mezzogiorno, per una valorizzazione totale del nostro patrimonio culturale, naturalistico e identitario».
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