Touring Club Italiano, da 129 anni al servizio dell’Italia
Il Touring Club Italiano fondato nel 1894 è un’associazione senza scopo di lucro che oggi conta 200mila associati. Ne abbiamo parlato con Giulio Lattanzi, direttore generale del TCI
Fin dalle sue origini, il TCI ha promosso il turismo come mezzo per scoprire la bellezza delle città, dei paesaggi, delle tradizioni e della cultura italiana, incoraggiando i viaggiatori ad avvicinarsi alla realtà del territorio in modo autentico e consapevole.
«Conoscenza, accoglienza e sostenibilità sono i capisaldi della cultura del viaggio. Per quanto riguarda la conoscenza – sostiene Lattanzi – il Touring crede che occorra sviluppare una nuova competenza al viaggio, ripensando l’approccio che il turista dovrebbe adottare nei confronti del territorio che visita. Si tratta di una consapevolezza e di una sensibilità che riteniamo ancora non interiorizzata appieno dalla società contemporanea e che il Touring vuole promuovere in quanto è tra i suoi obiettivi fondativi, costituendo un elemento di continuità forte tra il suo passato e il suo futuro come associazione.
Oltre alla competenza, è ancora centrale la conoscenza del luogo che si visita. Le destinazioni non possono essere solo vissute come “villaggi per turisti”, ma come luoghi con proprie specificità su cui occorre essere informati per viverli al meglio e per non comprometterne gli equilibri. Il turista legittimamente può e deve “sentirsi a casa” nelle destinazioni in cui si trova, ma non sempre può comportarsi “come se fosse a casa”. Qui entra in gioco la competenza a viaggiare e la conoscenza delle differenze culturali e sociali. L’attitudine, dunque, del turista a rivendicare il diritto a viaggiare è sicuramente giusta, ma deve sempre essere subordinata al rispetto dei luoghi.
Parlando di accoglienza, occorre non confonderla con “ricettività” che, invece, è una componente specifica del turismo relativa ai servizi di alloggio/pernottamento. L’accoglienza è un concetto più ampio che permea l’esperienza del turista, dal momento in cui sceglie la destinazione a quello in cui torna a casa. Comprende tutto ciò che concorre a mettere il visitatore a proprio agio, a fargli vivere più compiutamente l’esperienza di vacanza, a fargli venire voglia di tornare, a renderlo ambasciatore presso amici e conoscenti della destinazione. In questo senso, dunque, la “titolarità” dell’accoglienza non può essere oggi attribuita in via esclusiva a nessuno dei protagonisti di un sistema di offerta.
L’accoglienza è connotata, infatti, da una particolare e decisiva attitudine trasversale. Si tratta di un fattore che racchiude, da una parte, aspetti relazionali e immateriali, dall’altra veri e propri servizi resi disponibili al visitatore che entrano nel prodotto turistico. La gestione dell’accoglienza non può essere lasciata allo spontaneismo o al buon senso, ma impone una programmazione e un governo della destinazione attraverso progetti di crescita complessiva della qualità dei servizi e delle professionalità.
Infine, la sostenibilità: non si può progettare il turismo del futuro avendo come riferimento i modelli del passato, spesso legati a uno sfruttamento “intensivo” delle destinazioni e dei territori. Inoltre, una diffusa consapevolezza della questione ambientale e climatica tra le persone e l’affermazione di movimenti di opinione che quotidianamente operano in questo senso non può non chiamare in causa anche il turismo affinché faccia la propria parte per rendere più sostenibile il pianeta; visto che il settore dei viaggi ha una sua responsabilità diretta nell’aver prodotto impatti negativi di tipo ambientale e sociale sui territori a partire, soprattutto, dalla seconda metà del Novecento».
Come valuta la situazione generale del turismo italiano per questa estate 2023?
«Considerato l’andamento complessivo delle presenze di italiani e stranieri in Italia nel 2022, che non ha ancora raggiunto il dato pre-pandemia, ma che è ormai molto vicino (-9 per cento le presenze rispetto al 2019), ci sono tutte le premesse perché l’estate 2023 sia quella del riallineamento alle performance del 2019, se non del loro superamento.
Restano, comunque, elementi di preoccupazione per il settore, che vanno dalla carenza di personale, al perdurare della guerra in Ucraina che ha di fatto bloccato il mercato russo, ai costi energetici e all’inflazione».
Quali destinazioni sono più gettonate dai vostri associati e quali andrebbero più valorizzate?
«Storicamente effettuiamo rilevazioni sulla nostra community on line, formata da soci e da simpatizzanti del Touring: si tratta di un panel composto da 320mila persone unite dal desiderio di viaggiare. Il periodo che monitoriamo è quello estivo in cui la nostra community fa turismo prevalentemente in Italia (circa 60 per cento contro il 40 per cento estero) – fenomeno accentuatosi chiaramente durante il recente periodo pandemico.
Se il nostro Paese è preferito per le vacanze al mare e in montagna (quest’ultima ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, insieme ai borghi e ai territori rurali), l’estero è scelto per il turismo urbano/culturale. Il nostro impegno è molto legato alla promozione dei borghi e di quella che si chiamava un tempo “Italia minore” e che noi chiamiamo meno conosciuta.
Ciò che riscontriamo nella nostra community, e per cui lavoriamo in sinergia con gli enti locali cui attribuiamo il riconoscimento della Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico-ambientale ora assegnato a 274 comuni italiani, è un grande interesse per un turismo lento, all’insegna della conoscenza, focalizzato sulla riscoperta delle produzioni locali, di un dialogo positivo con le comunità locali, dell’attività open air (come l’escursionismo), della storia e delle tradizioni locali.
Crediamo che questa tipologia di turismo sia di grandi prospettive non solo perché viene incontro alla necessità di distribuire in modo più uniforme i flussi turistici nel nostro Paese e offre ai territori interni nuove occasioni di sviluppo per contrastare lo spopolamento, ma perché dà modo di costruire un’offerta turistica assolutamente distintiva che può rappresentare positivamente l’identità del nostro Paese soprattutto all’estero, dandoci un vantaggio competitivo».
Cosa è cambiato e cosa è rimasto nel TCI dalla fondazione da parte di Luigi Vittorio Bertarelli nel 1894?
«Il Touring opera nel nostro Paese da 129 anni: un’associazione privata senza scopo di lucro sostenuta solo dalla spontanea adesione, alimentata dal consenso e dalla partecipazione volontaria dei suoi membri (oggi quasi 200mila). I nostri fondatori hanno sempre considerato il viaggio e il turismo allora nascente non solo come business, ma come valori, ovvero come strumenti di integrazione sociale e culturale del Paese.
Da qui, la convinzione che è determinante il modo con cui si affronta la pratica turistica che per sua natura è confronto con le diversità e le culture. Il modo del Touring fa riferimento a un insieme di valori morali che hanno contraddistinto da sempre l’associazione e che hanno contribuito nel corso degli anni a sviluppare forme di turismo e, più in generale, di comportamento, con connotazioni largamente condivise a livello europeo: personale, sostenibile, responsabile, accessibile, solo per citarne alcune.
Obiettivi ambiziosi e una tensione ideale forte, accompagnati da un sano pragmatismo milanese, sono stati i presupposti che hanno permesso al Touring Club Italiano di operare e di rinnovare ciclicamente la propria natura. Ci siamo dati come missione quella di prenderci cura dell’Italia affinché sia più conosciuta, attrattiva, competitiva e accogliente. Non rinnegando la natura passata, ma evolvendola nel mutato contesto nel quale operiamo, abbiamo rifocalizzato le attività, reinterpretando ruoli/funzioni avuti nel corso del tempo:
- Civil servant. Ciò significa aver messo l’accento sull’essere un servitore civile nei confronti del Paese, attivo nel terzo settore (TCI è associazione di promozione sociale), per contribuire a generare consapevolezza e orgoglio, per far crescere il senso civico e la coscienza sociale, educando gli italiani alla bellezza, al rispetto del bene comune e all’impegno a prendersi cura delle nostre ricchezze;
- Autorità morale. Il Touring è un soggetto privato, indipendente, ma non neutrale, ovvero un attore che agisce nella società italiana prendendo posizione. Ha acquisito, dunque, un ruolo sempre crescente di “autorità morale”, che mette al primo posto l’interesse pubblico, quello del Paese, dei suoi cittadini e del contesto ambientale (TCI è anche associazione di protezione ambientale) e territoriale nel quale viviamo, non proponendosi come attore esclusivamente circoscritto all’universo del turismo;
- Produttore di conoscenza, attraverso la rivista Touring e il sito touringclub.it (oltre 10 milioni di utenti/anno) attorno al quale si è consolidata una community digitale di 320mila persone interessate ad approfondire i temi di cui Touring si fa promotore. Si tratta di un interessante laboratorio che permette di integrare tradizione e innovazione, carta e digitale».
Quali luci e ombre vede nella valorizzazione del patrimonio turistico italiano?
«Il turismo sta uscendo, per fortuna, da una delle crisi più gravi di sempre. In questi anni il settore ha beneficiato di aiuti, è stato – ed è tuttora – beneficiario dei fondi del PNRR. È stato approntato il Piano strategico del turismo 2023-2027, una campagna di comunicazione internazionale per rilanciare l’immagine del Paese.
Quello che abbiamo sempre riscontrato come Touring, al di là dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, è stata la mancanza di una visione dell’Italia turistica chiara, in grado di interpretare un modello di sviluppo autonomo e peculiare del viaggio, quello che potremmo chiamare “via italiana al turismo”, in grado di distinguersi da quello proposto dagli altri Paesi. A nostro parere, ciò potrebbe realizzarsi perseguendo le seguenti priorità, che hanno a che fare con le politiche di settore ma non solo, visto che il turismo è per sua definizione trasversale:
- Ripartire dai territori, in particolare dalle aree interne, per rinnovare il modello di offerta in chiave digitale e green;
- Investire sulla manutenzione del patrimonio culturale e ambientale, che costituisce la nostra attrattività, privilegiando il riutilizzo e il recupero e limitando il consumo di suolo;
- Connettere i territori, in particolare, centro e periferia attraverso infrastrutture di collegamento (ma sostenibili), reti di mobilità slow e digitale;
- Prevedere una nuova organizzazione turistica, che abbia nei territori la sua centralità, faciliti il dialogo e la progettualità tra operatori pubblici e privati e non replichi necessariamente modelli con confini amministrativi;
- Innovare il sistema della formazione, per rendere il nostro sistema competitivo e coerente con la nuova domanda internazionale».
Quali interventi importanti del Touring Club Italiano hanno dato il loro contributo negli ultimi 12 mesi?
«Nell’ultimo anno – ma il discorso dovrebbe estendersi, in realtà, all’intero periodo pandemico – il Touring Club Italiano ha lavorato in via prioritaria per favorire la ripresa del settore, stimolando la domanda e, allo stesso tempo, predisponendo iniziative per favorire la crescita qualitativa dell’offerta.
Per quanto riguarda la domanda, abbiamo lavorato molto nella narrazione dell’Italia meno nota, attraverso l’iniziativa #EstateNeiBorghi, che ha avuto l’obiettivo di raccogliere e promuovere le esperienze di viaggio all’insegna dell’autenticità, del benessere e dello svago che la rete dei comuni assegnatari della Bandiera Arancione sanno offrire.
Inoltre, gli ultimi volumi all’interno del Bagaglio di Viaggio – il kit di benvenuto offerto ogni anno ai nuovi soci e a coloro che rinnovano la propria adesione al TCI – è stato dedicato a territori che, nonostante la loro intrinseca fragilità, meritano di essere valorizzati attraverso un turismo sostenibile, come gli Appennini e il Po.
Dal punto di vista dell’offerta, è stato recentemente lanciato Cammini e percorsi, il programma territoriale volto alla valorizzazione e alla certificazione dei cammini e dei percorsi in Italia, per promuovere un modo di viaggiare autentico e sostenibile, stimolare la qualità migliorando l’esperienza turistica complessiva.
Alla base del processo di certificazione, elaborato sulla scorta dell’esperienza di Bandiere Arancioni, c’è il Modello di Analisi dei Cammini (M.A.C.) che, attraverso oltre 200 indicatori, valuta la qualità complessiva dell’esperienza turistica, dalla segnaletica alla mobilità, dalla fruibilità delle risorse alla varietà dei servizi dedicati al camminatore, dalla governance del territorio alla sua promozione, fino alla manutenzione, alla pulizia e alla fruibilità del tracciato stesso.
Inoltre, è stato avviato durante la pandemia l’Executive Master in Management dello Sviluppo Turistico Territoriale organizzato da Touring Club Italiano e Fondazione Campus, che si pone l’obiettivo di aggiornare e consolidare le competenze manageriali di chi lavora, o intende lavorare, nel turismo, favorendo così l’innalzamento della qualità del settore. Parole chiave del master sono sostenibilità, valorizzazione dei territori e identità locali, bellezza, beni culturali, agroalimentari, industrie creative».
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