Stabilità finanziaria in Italia – il report

La stabilità finanziaria in Italia tiene grazie a banche solide e famiglie resilienti, ma i rischi legati a imprese e contesto globale restano alti
In un contesto globale che lentamente si sta lasciando alle spalle le tensioni inflazionistiche e i timori recessivi, la fotografia scattata dalla Banca d’Italia nel primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 racconta un’Italia in equilibrio. Un equilibrio che regge, ma che si fonda su fondamenta da monitorare con attenzione.
La buona notizia è che il sistema finanziario italiano si conferma solido. Le banche, in particolare, continuano a mostrare livelli di patrimonializzazione elevati e una redditività robusta. Dopo anni di fragilità, legate prima alla crisi dei debiti sovrani e poi alla pandemia, oggi l’intero comparto si presenta più resiliente, con una qualità del credito in netto miglioramento. Gli indicatori di rischio, come il rapporto tra crediti deteriorati e totale degli impieghi, sono ai minimi storici, mentre la raccolta resta stabile nonostante l’orientamento ancora restrittivo della politica monetaria.
Dietro questa apparente tranquillità, però, si agitano diversi elementi che potrebbero minare, nel medio periodo, la tenuta complessiva del sistema. La Banca d’Italia lo dice chiaramente: la stabilità finanziaria è oggi garantita, ma non può essere data per acquisita. I rischi, pur meno urgenti rispetto al recente passato, non mancano.
Tra i principali, spicca quello legato alla vulnerabilità delle imprese più indebitate. Sebbene il numero complessivo delle aziende italiane in difficoltà sia diminuito rispetto al biennio 2022-2023, resta comunque elevata la quota di realtà che operano con margini ridotti, fortemente esposte all’andamento dei tassi e dei prezzi delle materie prime. La stretta monetaria, seppure in fase di graduale allentamento, continua a pesare sui costi di finanziamento. In questo contesto, eventuali shock esterni – dai conflitti geopolitici alle crisi energetiche – potrebbero mettere a repentaglio la tenuta di interi segmenti produttivi.
Anche il mercato immobiliare merita attenzione. Dopo un periodo di forte crescita dei prezzi, alimentato dai tassi bassi e dagli incentivi fiscali, il settore residenziale mostra segnali di raffreddamento. Le transazioni sono in calo e i valori, soprattutto nelle grandi città, sembrano aver raggiunto un plateau. Per il momento, la Banca d’Italia non segnala bolle speculative, ma sottolinea come eventuali correzioni più marcate potrebbero avere effetti a catena sui bilanci delle famiglie e degli intermediari finanziari.
E proprio le famiglie rappresentano un altro tassello fondamentale. La maggioranza degli italiani continua a mostrare una buona capacità di rimborso dei debiti, soprattutto grazie alla stabilità del mercato del lavoro e al progressivo rientro dell’inflazione. Tuttavia, il peso delle rate sui redditi resta rilevante per le fasce a basso reddito, e un’eventuale recrudescenza delle pressioni inflazionistiche potrebbe intaccare questa fragile stabilità. La banca centrale sottolinea inoltre l’importanza dell’educazione finanziaria, ancora troppo carente in Italia, come leva di prevenzione del sovraindebitamento.
Un discorso a parte meritano i mercati finanziari. Dopo le turbolenze degli ultimi anni, legate prima alla pandemia e poi alla guerra in Ucraina, il clima è tornato relativamente sereno. La volatilità è contenuta, gli spread si sono ridotti, e gli investitori sembrano avere fiducia nella tenuta dell’economia europea. Ma la Banca d’Italia invita alla prudenza.
La normalizzazione della politica monetaria da parte della BCE è ancora in corso, e il ritiro graduale degli stimoli può provocare scosse improvvise, soprattutto in presenza di eventi esogeni inattesi. Il recente riacutizzarsi di tensioni in Medio Oriente e l’aumento dei rischi climatici sono elementi che, pur non ancora sistemici, devono essere attentamente osservati.
La transizione verde, in particolare, rappresenta una sfida tanto necessaria quanto complessa. Le imprese devono adattarsi a standard ambientali sempre più stringenti, mentre gli investitori devono valutare correttamente i rischi legati al cambiamento climatico. La Banca d’Italia sottolinea come i rischi fisici (legati a eventi climatici estremi) e quelli di transizione (dovuti al cambiamento normativo e tecnologico) possano avere impatti diretti sui bilanci di imprese e intermediari. Non è solo una questione ambientale, ma sempre più una questione di stabilità finanziaria.
Il quadro generale, insomma, è quello di un’Italia che ha saputo rafforzarsi, ma che si muove in un ambiente complesso e instabile. Il ruolo delle autorità di vigilanza diventa cruciale per evitare nuove crisi: occorre anticipare i segnali di vulnerabilità, rafforzare le difese e promuovere un sistema più inclusivo e sostenibile. La Banca d’Italia, dal canto suo, conferma il proprio impegno su più fronti: dal monitoraggio delle esposizioni rischiose al dialogo con le istituzioni europee, dalla promozione di buone pratiche di gestione del rischio all’integrazione dei fattori ESG nelle valutazioni prudenziali.
Uno degli aspetti più interessanti del rapporto riguarda infine la dimensione internazionale. L’Italia non è un’isola, e la stabilità del suo sistema finanziario dipende anche dall’equilibrio globale. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, l’incertezza politica in diverse aree del mondo e le fragilità di alcuni paesi emergenti possono avere ripercussioni dirette sui mercati italiani. In un’economia sempre più interconnessa, la resilienza nazionale si costruisce anche attraverso una strategia di cooperazione e vigilanza multilaterale.
Il messaggio che esce dal Rapporto sulla Stabilità Finanziaria è chiaro: oggi l’Italia è più forte, ma non può abbassare la guardia. La crisi dei primi anni 2000 e quella post-pandemica hanno insegnato che la stabilità finanziaria è un bene fragile, che va coltivato con attenzione e responsabilità. Servono politiche prudenti, vigilanza efficace e una visione di lungo periodo, capace di affrontare non solo le emergenze, ma anche le grandi trasformazioni strutturali in atto.
Perché, come ricorda lo stesso rapporto, “la stabilità finanziaria non è un obiettivo da raggiungere una volta per tutte, ma un equilibrio dinamico da mantenere nel tempo”.