• 21 Settembre 2023

Sheep Italia e le sue iniziative solidali

 Sheep Italia e le sue iniziative solidali

Uno degli attori che Italia Economy ha voluto come parte integrante della propria rete, scegliendola come charity partner nell’evento Disegnare il futuro è la onlus Sheep Italia. L’associazione, fondata nel 2019 da Saverio Tommasi, segue un percorso che parte da situazioni con bisogni speciali: ospedali, disagio economico, situazioni di clandestinità, situazioni di malattia, anzianità, centri diurni, situazioni di senza dimora, centri di salute mentale e case-famiglia. Per aiutare le persone coinvolte in questi contesti Sheep Italia ha ideato iniziative solidali e percorsi progettuali

Intervista a Loredana Pacifici
membro consiglio direttivo Sheep Italia

L’associazione sarà presente all’evento insieme ad alcuni volontari e proprio per conoscere meglio questa realtà, abbiamo intervistato una delle sue colonne portanti, Loredana Pacifici, che segue le procedure relative ai bandi, oltre a varie altre attività.

Sul sito ufficiale di Sheep Italia si legge: «Noi vogliamo bene alle fragilità più che alle perfezioni». Quali sono le fragilità a cui vi riferite nei vostri progetti?

«Il progetto principale, quello con cui siamo nati, si chiama “Coperte per senza dimora”: è rivolto a persone che non possono contare tutti i giorni su un rifugio o un posto dove dormire e che nei mesi invernali si trovano in maggiore difficoltà e sofferenza. Noi abbiamo ideato questo progetto per fornire loro una soluzione temporanea, ma al tempo stesso con uno spirito diverso dal solito: non forniamo una coperta, che altrimenti sarebbe stata buttata o regalata ad altri, ma facciamo delle coperte con lane nuove e misure studiate per loro, per poter essere facilmente trasportabili e gestibili.

Siamo voluti uscire dalla dinamica per cui chi non ha niente si prende gli scarti di chi ha tutto. Le coperte di lana che riusciamo a realizzare ogni anno sono migliaia e lo facciamo grazie alla partecipazione di volontari da tutta Italia e dall’estero. Abbiamo poi il progetto “Gruppi di insegnamento”, rivolto a persone che, per la loro condizione di vulnerabilità, si sono isolate o distaccate dalla società.

Noi volontari interveniamo per coinvolgerli in attività come il lavoro a maglia, attraverso il quale cominciano a ritessere relazioni sociali, a ricostruire la propria storia e la propria vita e a valorizzarla, arrivando alla consapevolezza di sé. I corsi sono coordinati da un’educatrice professionale, che gestisce il gruppo e lo indirizza sui binari giusti, occupandosi delle dinamiche relazionali e lavorando sull’intreccio delle narrazioni. In questo momento abbiamo attivi cinque gruppi, dai centri di accoglienza alla salute mentale».

L’azione solidale produce effetti nell’individuo che ne beneficia e anche nella società. Questo è quello che siete riusciti a fare con il progetto “Borse lavoro”. Di cosa si tratta?

«È un progetto, costruito a fianco dell’associazione Le Curandaie, che sta crescendo sempre di più e che si rivolge a un altro tipo di fragilità: le donne che hanno bisogno di inserirsi nel mondo del lavoro e che non hanno la possibilità di farlo tramite i canali ufficiali, ossia donne straniere, rifugiate, arrivate qui spesso con mezzi di fortuna.

Noi forniamo loro un titolo di sartoria base, riconosciuto dalla Regione, e le coinvolgiamo in un corso di formazione professionale di sei mesi in cui comprendiamo l’insegnamento dell’italiano, l’affiancamento psicologico, lo sportello di aiuto relativo alle pratiche burocratiche. Insomma, una formazione completa, non solo sul cucito e il lavoro a maglia, ma anche su come ci si relaziona, su come si sta in un posto di lavoro, su come si lavora per obiettivi.

Riusciamo a vedere ogni giorno i risultati che un percorso del genere riesce a produrre: l’azione che mettiamo in moto non rappresenta più una soluzione temporanea, ma può dare luogo a un cambiamento effettivo nella vita di queste persone. Anche nei casi in cui non dovesse esserci uno sbocco lavorativo, le nostre corsiste hanno comunque acquisito una consapevolezza di sé, un modo di stare nella società che le cambia profondamente e che dà loro la possibilità di fare altre azioni future per poter realizzare degli obiettivi propri.

Ci tengo ad aggiungere che noi di Sheep Italia siamo in contatto con una rete di imprese a livello locale, dove le corsiste sono anche riuscite a svolgere dei tirocini. Ciò dimostra che il nostro corso ha l’obiettivo di risolvere delle situazioni e di agire sul territorio. Le persone che frequentano i corsi vivono nei comuni della Città Metropolitana di Firenze e si rivolgono ai servizi pubblici e sociali di quest’area. Noi li affianchiamo in questo rapporto, diventando in qualche modo dei partner di tutti questi enti.

Il successo del progetto “Borse Lavoro” ha spinto nel 2022 la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze a coprire il 67,8 per cento dell’intero costo del progetto, che avevamo presentato grazie a uno dei bandi proposti dall’ente. Il restante 32,2 per cento è coperto dalle donazioni».

A fianco delle “Coperte per senza dimora” c’è il progetto “Sleep Pod”. In cosa consiste?

«Il progetto Sleep Pod è un progetto estremamente innovativo che abbiamo avviato in modalità sperimentale nel 2022 e che sicuramente quest’anno ripeteremo. Si tratta di un riparo vero e proprio, smontabile, che possiamo assimilare a una tendina canadese, ma più lunga e più bassa. L’oggetto viene fornito a persone di cui si conosce la reale necessità: a differenza della coperta, che è gestibile in tante situazioni diverse, lo Sleep Pod serve nei momenti in cui il freddo è particolarmente intenso, per neve o stagionalità: a queste condizioni, è efficace fino a una temperatura di -6 gradi.

L’anno scorso, abbiamo comprato 70 Sleep Pod da un’associazione inglese e poi li abbiamo distribuiti in collaborazione con le associazioni con cui siamo in contatto, in quanto c’è bisogno di conoscere le persone a cui sono destinati. In verità, tutte le distribuzioni le facciamo a fianco delle associazioni locali: collaborando con loro riusciamo a ottenere vari risultati, tra i quali anche quello di fare rete, cosa che ci consente sempre di ottenere risultati migliori».

Parliamo della collaborazione con Italia Economy. Come è nata e come si articola nell’evento Disegnare il Futuro?

«Grazie al contatto con una collaboratrice della redazione, che ci conosceva ed era interessata al nostro lavoro, ci siamo messi in relazione con l’organico della società. Il reciproco apprezzamento, ci ha portato poi ad essere scelti come charity partner dell’evento. Da parte nostra, un immediato apprezzamento nei confronti di Italia Economy si è generato dal fatto che la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze aveva a sua volta apprezzato la società, concedendole l’uso degli spazi (l’Innovation Center, in cui si svolgerà l’evento, è un polo dedicato all’innovazione, di proprietà della Fondazione, ndr).

Il 14 giugno noi di Sheep Italia saremo presenti, faremo un intervento e spiegheremo chi siamo e cosa facciamo, per farci conoscere ai relatori presenti e ai lettori di Italia Economy. Partecipiamo molto volentieri perché l’idea di fare rete non riguarda solo le diverse associazioni, ma anche tutti gli enti che agiscono su un territorio, comprendendo quindi anche l’impresa privata. Con l’Agenda 2030, tutti noi siamo diventati più sensibili a raggiungere gli obiettivi che riguardano il bene del Pianeta e della società e anche le imprese sono più consapevoli del ruolo che possono avere nel migliorare le condizioni di vita delle comunità con cui sono in contatto. Auspichiamo che da questo evento possano nascere incontri interessanti e nuovi progetti».

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Giulia Baglini

Giulia Baglini, giornalista.

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