L’intelligenza artificiale entra nelle imprese

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Nel 2025 accelera la digitalizzazione del sistema produttivo italiano: raddoppia l’uso dell’intelligenza artificiale, crescono cloud e analisi dei dati, mentre l’e-commerce delle PMI mostra segnali di stallo

C’è un’Italia produttiva che corre, sperimenta e integra sempre più tecnologia nei processi aziendali. E ce n’è un’altra che osserva, valuta, ma resta ferma sulla soglia. Il quadro che emerge dal report Imprese e ICT – Anno 2025 restituisce l’immagine di una trasformazione digitale in pieno movimento, segnata da progressi evidenti ma anche da divari ancora profondi, soprattutto tra grandi imprese e PMI.

Il dato che colpisce di più riguarda l’intelligenza artificiale: in un solo anno la quota di imprese con almeno 10 addetti che utilizzano almeno una tecnologia di IA è raddoppiata, passando dall’8,2% del 2024 al 16,4% del 2025. Un balzo che diventa ancora più netto se si guarda al medio periodo: nel 2023 era ferma al 5%. A trainare l’adozione sono soprattutto le grandi imprese, oltre la metà delle quali utilizza già soluzioni di IA, mentre le PMI, pur crescendo, restano più indietro. Il divario dimensionale, anziché ridursi, sull’IA si amplia.

La tecnologia non entra però in azienda in modo uniforme. L’IA è utilizzata soprattutto nel marketing e nelle vendite, nell’organizzazione dei processi amministrativi e, sempre più spesso, nelle attività di ricerca e sviluppo. In molti casi si tratta ancora di un uso sperimentale, non sempre riconducibile a un ambito aziendale strutturato. Un segnale di vitalità, ma anche di immaturità: oltre un terzo delle imprese che dichiarano di usare l’IA non la associa a una finalità precisa.

Accanto all’IA, continua a crescere l’adozione delle tecnologie digitali “abilitanti”. Nel 2025 oltre il 75% delle imprese acquista servizi di cloud computing e il 68% utilizza soluzioni di livello intermedio o avanzato. Anche l’analisi dei dati compie un salto in avanti: nell’ultimo biennio la quota di imprese che analizzano dati interni o esterni passa dal 26,6% al 42,7%, segno che la cultura del dato sta diventando parte integrante dei processi decisionali, soprattutto nelle aziende più strutturate.

Il livello complessivo di digitalizzazione migliora anche in chiave europea. L’Italia si avvicina agli obiettivi del “Decennio Digitale”: quasi l’80% delle imprese con almeno 10 addetti ha raggiunto almeno un livello base di digitalizzazione e il Paese è già all’88,3% del target che prevede il 90% delle PMI digitalmente mature entro il 2030. Sul cloud l’obiettivo è addirittura superato, mentre restano margini importanti su analisi dei dati e intelligenza artificiale.

Non tutte le aree però avanzano allo stesso ritmo. Il Nord-ovest si conferma la macro-area più dinamica sull’IA, mentre a livello settoriale sono l’energia, i servizi di informazione e comunicazione e le attività professionali e tecniche a mostrare le performance migliori. Al contrario, il commercio e il turismo risultano più forti sulle vendite online e sull’uso dei canali digitali di relazione con il mercato, ma meno avanzati sulle tecnologie più complesse.

Ed è proprio l’e-commerce a rappresentare uno dei punti deboli del 2025. La quota di PMI che realizza almeno l’1% del fatturato online resta sostanzialmente stabile e il peso delle vendite digitali sul fatturato complessivo continua a ridursi. Anche considerando tutte le imprese con almeno 10 addetti, le vendite online coinvolgono solo un’azienda su cinque e generano una quota di fatturato in lieve calo rispetto agli anni precedenti. Un segnale che invita a interrogarsi non tanto sulla presenza online, quanto sulla reale capacità di trasformare il digitale in valore economico.

A frenare l’adozione delle tecnologie più avanzate, in particolare dell’IA, non sono solo i costi. Quasi il 60% delle imprese che ha valutato ma non realizzato investimenti in intelligenza artificiale indica la mancanza di competenze come principale ostacolo, seguita dall’incertezza normativa, dalla qualità dei dati e dalle preoccupazioni legate a privacy ed etica. È qui che si gioca la vera partita dei prossimi anni: non tanto sull’accesso alla tecnologia, quanto sulla capacità di governarla.

Nel complesso, il report fotografa un sistema produttivo che ha imboccato con decisione la strada della trasformazione digitale, ma che rischia di procedere a velocità diverse. La sfida, da qui al 2030, sarà trasformare la crescita quantitativa dell’adozione tecnologica in qualità organizzativa, competenze diffuse e modelli di business capaci di reggere la competizione globale.

Fonte dei dati: Istat, “Imprese e ICT – Anno 2025”

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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