La Sicilia verso la gender equality
Il progetto Gilda promuove la valorizzazione delle donne siciliane. Digital Makers, growth agency siciliana specializzata in digital marketing è ambassador di Gilda, Digital Markers mira, infatti, a tutelare e promuovere la gender equality
Valorizzare le donne siciliane è l’obiettivo principale del progetto Gilda, selezionato dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale e promosso da ITS Academy Nuove Tecnologie della Vita A. Volta Palermo, con l’obiettivo di formare 120 donne e introdurne 75 nel mondo del lavoro.
Ispirata alle “gilde”, le antiche associazioni di mestieri che si erano diffuse in tutta Europa nel XII secolo, il progetto Gilda si basa su una metodologia di intervento innovativa caratterizzata da gruppi di formazione e di preparazione al lavoro, le botteghe digitali, nelle quali le partecipanti operano sotto la guida di un mastro bottega-esperto del settore digital, prendendo parte a concreti progetti di lavoro.
Rivolto alle donne siciliane, residenti sul territorio, che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 50 anni il progetto, consultabile sul sito www.gilda-digital.it, vuole ridurre il divario di competenze digitali sul territorio siciliano, supportando giovani talentuose in ambiti come e-commerce, marketing digitale, crowdfunding e fundraising.
Abbiamo intervistato Francesco Anzelmo, Ceo e founder di Digital Makers, per conoscere la situazione occupazionale della Sicilia e il valore aggiunto del progetto Gilda.
Francesco, nel dettaglio cosa è il progetto Gilda?
«Gilda mette in campo una metodologia di intervento innovativa, ispirata alle “gilde”: antiche associazioni dei mestieri che si diffusero in tutta Europa a partire dall’anno Mille. DigitalMakers è tra le imprese ambassador del progetto che sostengono la riqualificazione professionale di queste donne attraverso l’offerta di opportunità di training on the job in azienda.
Nello specifico, la nostra agenzia di growth marketing ha avviato una “bottega digitale”, ovvero un gruppo di formazione e preparazione al lavoro in cui le partecipanti, operando sotto la guida di un esperto digital, svilupperanno un progetto concretamente applicabile in azienda e incentrato sul macro-settore dell’e-commerce marketing».
Come valorizzare le donne siciliane sul lavoro?
«Innanzitutto, crediamo che le imprese del territorio dovrebbero impegnarsi concretamente per garantire la parità tanto di opportunità quanto di trattamento in ambito lavorativo. In Sicilia lavora soltanto una donna su tre tra le donne occupabili, cioè nella fascia 15-64 anni, un dato molto lontano dal 51 per cento della media nazionale.
Questo risultato è frutto di un insieme di elementi relativi al contesto politico e sociale in cui viviamo – pregiudizi di natura culturale, carenze a livello normativo e di offerta di servizi educativi per la prima infanzia. Ogni azienda, attraverso un impegno attivo, potrebbe fare la differenza per colmare il gender gap occupazionale e retributivo, a partire proprio dall’eliminazione delle discriminazioni di genere in fase di assunzione e di accesso alle opportunità di carriera e formazione.
La maternità, per esempio, non dovrebbe essere vista come un ostacolo lungo il cammino professionale; al contrario, l’esperienza della genitorialità può diventare un fattore decisivo di crescita e di sviluppo di soft skills se accompagnata da strumenti che favoriscano una maggiore conciliazione lavoro-famiglia.
In secondo luogo, occorre eliminare il gender pay gap svincolando il tema retributivo dall’identità di genere: tra i motivi che portano le donne ad abbandonare o ridimensionare il proprio lavoro c’è, purtroppo, la minore retribuzione a parità di ruolo, rispetto ai colleghi uomini.
Infine, l’adozione di una cultura del lavoro equa e inclusiva che sia effettivamente impegnata nell’eliminazione di ogni forma di pregiudizio all’interno dell’ambiente di lavoro e che, al tempo stesso, sia interessata a conoscere e comprendere le esigenze delle proprie collaboratrici e collaboratori al fine di creare ambienti di lavoro incentrati sul rispetto e l’accoglienza».
Quali progetti intende promuovere?
«In Digital Makers siamo da sempre attenti allo sviluppo di un ecosistema lavorativo equilibrato e, in un ambiente come il nostro in cui il 56 per cento del corpo aziendale è rappresentato da donne, è fondamentale sviluppare iniziative che riescano a incontrare i bisogni di tutti. Nella nostra azienda non esiste alcuna forma di discriminazione in fase di assunzione e tanto meno basate sul genere: nel processo di selezione, l’unico principio seguito è quello della valutazione delle competenze (hard e soft) e delle esperienze pregresse.
Le donne, fino a ora, hanno dimostrato di avere una marcia in più e questa è la ragione per cui le “quote rosa” in azienda superano quelle maschili. In secondo luogo, le remunerazioni sono equiparate tra i diversi sessi e, anzi, le RAL più alte sono di pertinenza delle donne, che ricoprono il 66 per cento dei ruoli apicali.
La policy di lavoro incentrata sul collegamento da remoto è sicuramente un altro aspetto che va a favore della valorizzazione del talento femminile, consentendo una maggiore autonomia e flessibilità nell’organizzazione della giornata di lavoro.
Tutti i dipendenti, infatti, possono lavorare da casa o da qualsiasi luogo e prenotare – se e quando desiderano – una postazione in ufficio. Questa scelta ha permesso, inoltre, di attingere da un bacino di talenti esteso in tutta Italia, senza quindi alcun tipo di limitazione geografica.
Abbiamo anche iniziative dedicate alle donne come la fornitura gratuita di assorbenti in ufficio, grazie alla collaborazione con la startup This Unique. Infine, la maternità e paternità viene supportata e accolta positivamente: proprio ai genitori è infatti offerta la possibilità della settimana lavorativa corta, cioè da lunedì a giovedì».
Come è possibile migliorare la situazione occupazionale della Sicilia?
«Si tratta sicuramente di un tema molto complesso che richiede un approccio multifattoriale che coinvolga sia interventi a livello strutturale, sia misure specifiche per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro.
Dal nostro punto di vista di pmi siciliana, la promozione del “South Working”, ovvero il fenomeno che valorizza il lavoro da remoto da regioni del Sud Italia, può diventare uno dei diversi strumenti per aiutare a ridurre il divario economico, sociale e territoriale del nostro Paese e aumentare il tasso di occupazione della regione.
Questa modalità di lavoro favorisce, infatti, l’attrazione di talenti e di investimenti provenienti da altre regioni o addirittura dall’estero e può contribuire al rilancio di aree siciliane interne spesso penalizzate dalla mancanza di opportunità lavorative e, in generale, può avere un impatto positivo sulla riduzione della disoccupazione giovanile, fornendo un’alternativa all’emigrazione verso il Nord Italia per la ricerca di un’occupazione. Come dimostra la nostra esperienza, oggi lavorare nel settore del digitale in Sicilia, ma per clienti di tutta Italia è assolutamente possibile.
La pandemia e la conseguente “normalizzazione” del lavoro da remoto, ha cambiato le abitudini: oggi che un’agenzia di digital marketing si trovi in Sicilia, Lombardia o Veneto sembra avere meno importanza per i clienti e ciò che realmente è importante sono le competenze, qualunque sia la sede geografica».
Che ruolo assume il contesto sociale?
«Il contesto sociale e culturale, oltre a quello economico, svolge sicuramente un ruolo significativo nell’accesso al lavoro, nella creazione di nuove opportunità professionali e nella qualità dell’occupazione.
Penso che per un miglioramento del livello occupazionale della Sicilia sia necessario promuovere una cultura del lavoro basata sull’innovazione, la meritocrazia e l’effettiva parità di genere.
Ridurre le disparità di genere nell’accesso all’occupazione e alle opportunità di carriera può contribuire a sfruttare il potenziale delle risorse umane della regione. Per consentire alle aziende siciliane di trovare persone qualificate nel nostro territorio occorre poi intervenire sul sistema educativo e di formazione professionale investendo fortemente nel settore del digitale, che vale in Italia oltre 77 miliardi di euro.
Negli ultimi anni in Sicilia, stiamo assistendo a una spinta sul fronte della formazione digitale grazie a progetti come Gilda o Edgemony. Per affrontare queste sfide penso ci sia bisogno di agire tramite un approccio integrato che coinvolga sia politiche pubbliche mirate sia azioni da parte della società, delle imprese e delle istituzioni locali.
Nel nostro piccolo, oltre alle politiche di lavoro a favore della gender equality, stiamo provando a creare un network con altre imprese per portare valore nella nostra terra attraverso la costruzione di un ecosistema di aziende siciliane fortemente verticali nel settore digitale.
Nel corso del 2024 abbiamo, infatti, lanciato una nuova business unit – Makers Proudaction – specializzata nella creazione di contenuti per i new media; siamo anche entrati con una quota di partecipazione in due tech-company made in Sicily: Renmote, il cui core business è lo sviluppo software e di soluzioni di intelligenza artificiale, e Keplera, start up che sviluppa soluzioni tecnologiche all’avanguardia per semplificare i processi legali.
Infine, con altre due eccellenze siciliane nel settore della comunicazione digitale (JustMaria e Advisor Digitali) abbiamo costituito un gruppo consortile per poter offrire a brand multinazionali soluzioni di marketing integrate in ottica omnicanale.
Ci auguriamo che tutto questo possa creare occupazione, crescita e opportunità sul nostro territorio grazie anche all’attrazione di talenti che si sono trasferiti altrove e di investimenti da parte di aziende nazionali e internazionali nei confronti delle quali la nostra offerta, anche in termini economici, riesce a essere più competitiva rispetto a quella di un’agenzia media del nord Italia».
Qual è l’importanza del digitale?
«Se pensiamo che nel 2023, anche grazie alla diffusione delle soluzioni di intelligenza artificiale generativa, il mercato del digitale in Italia è cresciuto più del Pil, è ormai chiaro quanto questo settore possa svolgere un ruolo chiave nel promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale del nostro Paese.
In questi ultimi anni, come diretta conseguenza, è sensibilmente cresciuta la domanda di profili specialistici in ambito digitale, dal developer al cloud architect, ma soprattutto è incrementata la domanda di figure trasversali, capaci di valorizzare il ruolo del digitale per supportare l’operatività delle aziende in cui lavorano.
Per regioni più isolate geograficamente, come la Sicilia, le tecnologie digitali contribuiscono, inoltre, ad azzerare le distanze, consentendo alle persone di accedere a servizi, formazione, opportunità di lavoro da remoto, come avviene nel caso del South Working. Investire nell’infrastruttura digitale e nelle competenze digitali può quindi diventare un elemento cruciale per il futuro non solo della nostra regione, ma anche dell’intero Paese».
L’economia della regione come dovrebbe essere sviluppata?
«Da imprenditore che ha scelto di costruire la sua azienda nella sua terra di origine, posso dire che la narrazione dell’azienda del Sud che deve fare più fatica rispetto a quella del Nord è ancora una realtà, sebbene sicuramente sia in parte cambiata in epoca post-pandemica grazie alla normalizzazione del lavoro da remoto.
Le sfide che noi imprenditori del Sud continuiamo ad affrontare sono sicuramente quelle legate alle infrastrutture, all’accesso al credito e ai finanziamenti, alla disponibilità di risorse umane qualificate e, in generale, alle carenze a livello di reti di supporto per gli innovatori.
Di conseguenza, per lo sviluppo dell’economia della nostra regione ritengo che occorra continuare ad investire in trasporti, telecomunicazioni e connettività Internet ad alta velocità, aumentare gli incentivi dedicati alle imprese innovative e alle start up che operano nel mercato della digital trasformation, potenziare il sistema educativo e formativo nelle discipline Stem per diminuire il gap in termini di competenze tra domanda e offerta di lavoro e, infine, promuovere lo sviluppo di reti di collaborazione e mentorship tra imprenditori, professionisti e istituzioni nel Sud Italia.
In Digital Makers stiamo lavorando da qualche mese per diventare un punto di riferimento in Sicilia per start up, imprenditori, incubatori e professionisti del settore digitale grazie a eventi di networking e formazione che organizzeremo nella nostra nuova sede di oltre 800 metri quadrati a Palermo con vista sul porto».
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