Energia: la transizione in Italia

14Settore energia e transizione energetica: tra realismo e ambizione: superare i dogmi per costruire politiche climatiche efficaci
Negli ultimi vent’anni, il panorama energetico globale ha subito trasformazioni profonde. La crescita rapida delle economie emergenti ha spinto verso l’alto i prezzi del petrolio, mettendo in discussione i modelli di approvvigionamento tradizionali. Parallelamente, l’urgenza climatica è emersa con forza, diventando una priorità per istituzioni e governi.
Con l’Accordo di Parigi e, in ambito europeo, il pacchetto “Fit for 55”, la direzione è tracciata. Tuttavia, a fronte di obiettivi sempre più ambiziosi, le misure concrete spesso non riescono a tenere il passo. Il dibattito si muove ancora tra estremi: da un lato chi invoca soluzioni drastiche e immediate, dall’altro chi teme impatti economici negativi. A mancare è un approccio pragmatico e costruttivo.
La vera sfida oggi è rendere la decarbonizzazione un processo attuabile, fondato su soluzioni tecniche, sostenibili e ben calibrate, piuttosto che su slogan e visioni ideologiche.
La transizione è in corso, ma non ancora compiuta
Il cammino verso un sistema energetico decarbonizzato è già iniziato, ma procede con velocità e strategie molto differenti a seconda delle aree geografiche. Nonostante le pressioni ambientali, le fonti fossili continuano a coprire circa il 77% della domanda globale di energia (IEA, World Energy Outlook 2023), con il petrolio in testa, seguito da carbone e gas.
Le energie rinnovabili, però, avanzano con forza. Nel 2023, il mondo ha visto l’installazione di oltre 500 GW di nuova capacità rinnovabile, un record storico, con un incremento del 50% rispetto al 2022. Il fotovoltaico ha trainato questa crescita, rappresentando quasi tre quarti delle nuove installazioni (IEA, Renewable Energy Market Update 2024).
Anche l’Italia ha mostrato segnali incoraggianti: nel 2023, la nuova potenza solare installata ha raggiunto i 6 GW, sei volte di più rispetto al 2021, superando i 30 GW complessivi (GSE – Gestore Servizi Energetici).
Tuttavia, l’espansione delle rinnovabili non è esente da ostacoli. L’intermittenza delle fonti solare ed eolica impone lo sviluppo urgente di soluzioni per l’accumulo e una modernizzazione profonda delle reti elettriche. Secondo ENTSO-E, saranno necessari oltre 580 miliardi di euro entro il 2030 per adeguare le infrastrutture europee alla crescente complessità del sistema (ENTSO-E & E.DSO, 2023 System Needs Study).
A ciò si aggiungono le tensioni sul territorio: grandi impianti possono suscitare resistenze locali e impatti paesaggistici o ambientali. È indispensabile un bilanciamento tra sostenibilità energetica e tutela del territorio, attraverso una pianificazione partecipata e intelligente.
Rivedere il mix: nucleare, gas e idrogeno
Uno dei temi più divisivi resta il nucleare. Dopo decenni di diffidenza alimentata da eventi tragici come Chernobyl e Fukushima, oggi si riapre il dibattito, questa volta in chiave tecnologicamente avanzata. I nuovi reattori modulari (SMR) promettono maggiore sicurezza, continuità produttiva e basse emissioni, configurandosi come possibile complemento alle rinnovabili.
La diversificazione resta la parola chiave. Nessuna fonte è autosufficiente: un mix ben equilibrato tra solare, eolico, nucleare, gas e idrogeno rappresenta la via più solida per garantire sicurezza, sostenibilità e indipendenza energetica. Questo approccio consente anche di ridurre i rischi legati alle fluttuazioni dei prezzi e alle crisi geopolitiche.
In questo contesto, l’Unione Europea ha stanziato oltre 590 miliardi di euro tra 2021 e 2023 per finanziare il Green Deal e il piano REPowerEU, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza del sistema energetico e diminuire la dipendenza da fonti esterne (Commissione Europea – European Green Deal).
Ridurre i consumi, aumentare l’efficienza
Parallelamente all’espansione delle fonti pulite, serve un impegno forte sul fronte della domanda. L’efficienza energetica è una delle leve più efficaci: secondo l’IEA, può coprire fino al 40% delle riduzioni di emissioni necessarie al raggiungimento dei target climatici. In Italia, le grandi imprese stanno rispondendo: il 43,9% ha già adottato misure per ridurre i consumi. Tra le PMI, però, l’adozione di queste soluzioni è ancora limitata.
Anche il paradigma dell’economia circolare deve guadagnare centralità: progettare sistemi produttivi capaci di recuperare risorse, ridurre gli scarti e aumentare l’efficienza complessiva rappresenta un vantaggio non solo ambientale, ma anche competitivo.
Politiche efficaci, non solo numerose
Il numero di iniziative a favore del clima è in aumento, ma i risultati concreti spesso latitano. Uno studio pubblicato su Science ha esaminato 1.500 politiche climatiche adottate in 41 Paesi tra il 1998 e il 2022: solo 63 hanno avuto effetti misurabili. Il divario tra promesse e impatti reali resta significativo, con un deficit previsto di 23 miliardi di tonnellate di CO₂ entro il 2030.
È evidente che le singole misure non bastano. Serve un mix ben disegnato di incentivi, regolamentazioni intelligenti e strumenti fiscali, come dimostrano i dati dell’OCSE.
In Italia, i progressi ci sono. Secondo il Rapporto sul Sistema Elettrico 2023 di Terna, il 36,8% dell’elettricità è stato generato da fonti rinnovabili. Le emissioni di gas serra, secondo ISPRA, sono scese del 26% rispetto ai livelli del 1990.
Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) ha fissato obiettivi ambiziosi per il 2030: 30% di rinnovabili nei consumi finali e una riduzione del 33% delle emissioni nei settori non ETS rispetto al 2005. Tuttavia, a frenare la realizzazione concreta sono burocrazia, iter autorizzativi lunghi e sovrapposizioni normative.
Secondo Elettricità Futura, oltre 2.000 progetti da fonti rinnovabili sono bloccati, per un totale di circa 50 GW di potenza.
Conclusione
Il percorso verso un’economia a basse emissioni è tracciato, ma l’attuazione richiede scelte coerenti e coraggiose. La transizione ecologica non si realizza con dichiarazioni d’intenti: servono misure efficaci, investimenti mirati, alleanze tra pubblico e privato, semplificazioni normative. Solo così sarà possibile conciliare sostenibilità ambientale, sicurezza energetica e competitività economica.