Alla terza edizione del Forum “Disegnare il futuro Veneto”, imprenditori e innovatori si sono confrontati su capitale umano, tecnologia e sostenibilità: il Veneto come laboratorio vivo dell’Italia che verrà
Codevigo, 22 Ottobre 2025 – Il Veneto non aspetta il domani. Lo disegna. Lo plasma con mani che conoscono il peso della storia, le sfide del presente e le possibilità del futuro. È quanto emerge dalla terza edizione del forum “Disegnare il futuro Veneto”, promosso da Italia Economy e moderato da Marco Barlassina all’interno della sede di Molino Rossetto a Codevigo (provincia di Padova). Il panorama all’orizzonte? Cristallino: le PMI venete non si limitano a produrre, ma pensano, innovano e progettano il domani ponendosi interrogativi e cercando risposte. Possibilmente rapide ed efficaci.
Dalla farina dei grani antichi alla digitalizzazione dei processi, dall’innovazione sostenibile alla finanza alternativa, il filo conduttore è una visione strategica capace di unire tradizione e futuro, competitività e sostenibilità.
Il Veneto, tra capitale umano preparato e imprenditorialità coraggiosa, si conferma laboratorio di innovazione per l’Italia, dove il progresso tecnologico e la responsabilità sociale diventano strumenti concreti per disegnare un domani più solido, inclusivo e competitivo.
Veneto 2030: tradizione e futuro
A dare il via al dibattito è la padrona di casa, Chiara Rossetto, AD di Molino Rossetto: «Sono cresciuta in un mulino. D’altronde la storia della nostra impresa nasce nel 1760. Mio padre, mio nonno, tutti mugnai. Negli anni Ottanta eravamo competitivi, lavoravamo con l’ex Jugoslavia. Poi la guerra ci ha lasciato fermi e da quella crisi sono ripartita, inventandomi un nuovo modo di intendere l’impresa».
Ha preso in mano “i suoi pacchetti di farina” e li ha trasformati in brand, riscoprendo i sapori antichi. Spesso anticipando la concorrenza, dettando mode, come quella del kamut o del grano arso pugliese al Kamut, fino a portare Molino Rossetto sugli scaffali della grande distribuzione. «Ho trasformato un semplice ingrediente in ricette. La mia cucina era il laboratorio dove sperimentavo. Lunedì portavo in azienda quello che avevo provato nel weekend». Secondo Rossetto, il futuro è “creare ciò che ancora non esiste”: innovare senza dimenticare le origini, progettando già il passaggio generazionale, non solo familiare ma anche culturale.
Per Alice Pretto, Vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, la parola chiave è trasformazione: «La capacità di cambiare deve essere la nostra bussola. Dobbiamo costruire una nuova impresa dentro l’impresa». La tecnologia non è solo digitalizzazione, ma ridefinizione del modello di business. Nell’Italia che oggi conta 670mila tecnici specializzati in meno, Pretto invita ad aprire le imprese, a fondere tradizione e innovazione “serenamente”, come due lingue dello stesso vocabolario produttivo.
Dalla provincia di Rovigo, Marco Rossi, Vicepresidente Giovani Imprenditori Confindustria Veneto Est, Delegato al Territorio, una visione concreta: «Arriviamo da una grande tradizione manifatturiera. Ma serve essere imprenditori “strabici”: un occhio su noi stessi, uno su quanto succede fuori dai cancelli dell’azienda. L’innovazione non è una corsa cieca, ma la capacità di cambiare il mondo ascoltandolo». Rossi vede tante imprese combattere “contro i mulini a vento”, quando è fondamentale partire dalle competenze e dal territorio, valorizzando il “saper fare” come radice per nuove forme di servizio e valore.
Luca Monis, Director di Azimut Direct, ricorda che senza capitali non c’è futuro, ma la finanza deve tornare ad avere pazienza: «Le banche restano centrali, ma non bastano più. Le PMI hanno bisogno di capitali che sappiano aspettare, di finanza alternativa che accompagni la crescita».
Secondo Monis, i settori più attrattivi sono quelli capaci di raccontare sé stessi, di costruire una narrazione coerente e una progettualità solida: «Più che di passaggio generazionale parlerei di convivenza generazionale».
Produttività intelligente: la tecnologia come leva umana
Il secondo panel, ‘Produttività intelligente: il ruolo della tecnologia nei territori’, sposta il dibattito sulle nuove frontiere dell’efficienza e della digitalizzazione. Alessio Ferrario, Consulente del lavoro, Partner Miller Group e Co-Founder di Miller NextData, mette in luce la centralità del benessere dei lavoratori e della fidelizzazione: «Il 70% dei lavoratori lamenta stress o burnout. Il posto fisso per la generazione tra i 25 e i 40 anni non è più un mito da raggiungere ad ogni costo. Fidelizzare oggi significa coinvolgere». La tecnologia, aggiunge, è utile solo se usata per monitorare e valorizzare le persone. « L’intelligenza artificiale sta cambiando i mestieri, ma serve accompagnarla con formazione e cultura aziendale».
Da parte sua, Federico Sangalli, Partner Development Manager di Factorial racconta come l’IA possa restituire tempo e valore alle persone, non sostituirle: «Le macchine devono fare il lavoro delle macchine, per permettere agli esseri umani di fare il lavoro degli esseri umani». Per Sangalli, la vera trasformazione è nel ruolo dell’HR: non più solo amministrazione, ma trait d’union fondamentale per la cultura, crescita e fiducia all’interno dell’azienda.
Elisa Riccobene, Responsabile Commerciale Area Nord Est del Gruppo Serenissima Ristorazione, descrive la sfida della produttività “umana”: «Produttività intelligente significa usare la tecnologia in modo intelligente. Il gruppo Serenissima ristorazione ha introdotto frigoriferi smart nei punti delivery, per offrire pasti 24 ore su 24. Ma la tecnologia è un facilitatore, non un sostituto. La vera sfida è integrare persone e innovazione». Con 12mila dipendenti e una forte cultura interna, Serenissima investe in welfare, formazione e mobilità interna: «La brand reputation nasce da chi lavora dentro».
Infine Massimiliano Della Mora, AD di Maricell, riporta la concretezza di chi produce materiali compositi in provincia di Belluno, sottolineando il tema del talento: «Nel 2021 il mercato eolico è crollato. Ci siamo reinventati, tornando ai nostri valori. L’innovazione non è un optional, è la nostra sopravvivenza e coltivare talenti è la sola maniera per rimanere competitivi nel mercato lavorativo attuale».
Visioni innovative: anticipare il domani
Il terzo panel, ‘Visioni innovative: l’impresa che anticipa il futuro’, esplora le esperienze aziendali capaci di interpretare il cambiamento. Gabriele Badalotti, Project Partner Spriano Sustainability di Spriano Communication & Partners, non fa giri di parole: «Sostenibilità è la parola chiave della vera innovazione nel 2025. Le aziende devono saper consumare meno, usare materie prime da riciclo e pensare al fine vita del prodotto. Anche nella scelta dei fornitori ci deve essere maggiore attenzione». E sul fronte comunicativo, gli fa eco Stefano Mondini, Partner/Key Account DNA Italia, Italian Consulting Group Member, introducendo un racconto diverso sul tema dell’intelligenza artificiale: «Non tutta l’innovazione è sempre positiva o utile. Serve concretezza, capacità di misurare. L’IA aiuta a cercare le nicchie, ma serve prudenza e soprattutto declinarla a seconda delle esigenze di ogni impresa».
Concorde in questo senso anche l’avvocato Daniele Ferretti, founder di Ferretti Firm, sul ruolo dell’IA nel diritto: «Bisogna informare i propri assistiti sull’uso dell’intelligenza artificiale. Dove è utile? Quando sai porre le domande giuste e interpretare le risposte, ma non si può pensare possa sostituire gli essere umani. Piuttosto, perché non immaginare per innovare il sistema in ambito giuridico?»
Dal fronte tecnologico, Federico Carturan, Founder e CEO di RiskAPP, racconta la sfida di essere giovani innovatori: «Siamo nati in Veneto ma con testa americana. All’inizio era difficile trovare talenti, oggi riceviamo più candidature di quante posizioni apriamo. Il 2020 ha cambiato tutto: lo smart working ha accelerato l’innovazione e trasformato il modo stesso di fare impresa».
Alex Fattorini, Presidente Unicol, ha evidenziato invece l’approccio mentale all’innovazione: «Per noi anticipare il futuro è guardare avanti, piantando i piedi a terra e misurando i passi da fare. Investire vuol dire rimanere sulla cresta dell’onda».
Chiude Davide Pasinato, Responsabile Comunicazioni Telematiche di InfoCamere, che riporta il futuro a un principio semplice: «La tecnologia all’avanguardia è importante, ma è il processo che determina i benefici. Trasparenza, sostenibilità e digitalizzazione sono i pilastri. Un esempio? Con la app “Imprese Italia”, ogni imprenditore ha in tasca la carta d’identità della propria azienda».




