Disegnare il futuro 2024, tappa Toscana
Consapevolezza tecnologica, capacità umane e supporto ai giovani. Questi i temi di Disegnare il futuro, forum sull’innovazione di Italia Economy, che è tornato per la sua seconda edizione a Firenze
La consapevolezza e la conoscenza della tecnologia che, messe al servizio di capacità umane come creatività e ingegno, possono risultare determinanti nel raggiungimento del proprio obiettivo di business.
Sono questi i principali spunti emersi durante la tappa fiorentina di Disegnare il Futuro, roadshow ideato da Italia Economy, giunto alla sua seconda edizione, e andato in scena ieri, mercoledì 5 giugno 2024, all’Innovation Center Fondazione CR Firenze.
Nel primo panel dedicato alle istituzioni, il direttore responsabile Giuliano Bianucci ha moderato un dibattito che sin da subito si è sviluppato sul tema dei giovani.
«Dobbiamo smettere di dire ai nostri giovani cosa devono fare, piuttosto possiamo spiegare loro cosa possono fare per inseguire i propri sogni – ha sottolineato il portavoce del presidente della Regione Toscana e delegato alle politiche giovani e innovazione Bernard Dika – e smontiamo anche i luoghi comuni, perché il successo non esiste senza fallimenti.
La Regione Toscana garantisce 14mila borse di studio per studenti universitari all’anno e permette a quasi 100 ragazzi all’anno di svolgere il dottorato Pegaso, che consiste in anni di studio in Italia e all’estero. Come sistema pubblico dobbiamo scommettere sui giovani che vogliono fare impresa e presto avremo dei bandi pensati per i giovani che non hanno altri sostegni per affermarsi».
Quale percorso da intraprendere per i giovani, se non quello dell’intelligenza artificiale? Lo ha spiegato bene Gaetano Aiello, professore di Economia e gestione delle imprese Università degli Studi di Firenze: «Il futuro possibile su cui impegnare le risorse è senza dubbio l’intelligenza artificiale.
In particolare, il modello del digital twin, un tipo di frontiera applicabile anche in Toscana per rispettare le grandi vocazioni della Regione: la farmaceutica e la moda. Contenitori di tecnologia di grande valore, su cui è necessario continuare a credere. E solo i giovani possono farlo».
Ma come si pongono le imprese rispetto al tema dell’innovazione? Silvia Ramondetta, responsabile Area Economica Confindustria Toscana e coordinatrice Digital Innovation Hub Toscana, non ha nascosto le difficoltà delle aziende toscane che, dopo aver fronteggiato il Covid, i costi dell’energia, l’aumento delle materie prime, non senza fatica affrontano ora con applicazione la sfida dell’innovazione.
«Non possiamo non parlare di intelligenza artificiale, tema che va affrontato con competenza, perché altrimenti si rischia di essere superficiali. In termini di applicazioni nelle piccole imprese, a livello nazionale siamo al 4 per cento, un numero che non si discosta più di tanto dalla media europea che si assesta al 6 per cento. Un anno dopo aspettiamo ancora i decreti attuativi dell’industria 5.0 e stiamo rischiando di dover usare i fondi del Pnrr con frettolosità e scarsa efficacia».
L’ultimo intervento del primo panel è stato quello di Stefano Luccisano, presidente Giovani Imprenditori Confindustria Toscana: «L’intelligenza artificiale ha una velocità, una profondità e una portata che non possiamo comprendere e portare avanti da soli. In tutto questo i giovani sono coloro che riusciranno meglio a gestirne l’applicazione, favorendo la collaborazione tra pubblico e privato.
I Giovani Imprenditori continueranno a lavorare su progetti molto concreti: tra questi c’è in ballo un osservatorio per capire dove stanno andando i ragazzi, dove si informano, dove cercano risposte. Dall’altra parte parleremo con le aziende, facendo una mappatura delle esigenze e dei profili che servono da qui ai prossimi cinque anni».
L’intelligenza artificiale è stata protagonista della discussione anche nel secondo panel, aperto dall’intervento di Luca Di Piramo, Cognitive & AI Solutions IBM Consulting Italia: «Fino a qualche anno fa si sviluppavano modelli di AI per task specifici. Adesso ci sono sistemi che utilizzano i dati per specializzare l’AI. La sfida è saper governare questi modelli, averne una certa consapevolezza. Per questo è fondamentale avere le competenze adatte per comprendere e sfruttare l’intelligenza artificiale».
Un tema ripreso anche da Ludovica Fiaschi, Institutional Affairs Senior Manager Baker Hughes e direttrice di BiG Academy, che però ha voluto sottolineare che «in un mondo dove le macchine assumeranno un ruolo sempre più importante, creatività e ingegno resteranno le leve per far rimanere le persone al centro.
Spesso imprese e università si parlano poco e con BiG Academy portiamo nelle classi l’esperienza delle imprese. Perché l’impresa, oltre che fare profitto, ovviamente, perché altrimenti non resisterebbe, debba fare fronte alle esigenze del territorio».
Con Stefano Zaccaria, direttore marketing di Toyota Material Handling, la discussione si è spostata sul rivoluzionario progetto di Woven City, attraverso il quale il colosso giapponese punta a creare una città del futuro per lo sviluppo e lo studio delle tecnologie avanzate, nuove soluzioni per la mobilità e la movimentazione. «Situata ai piedi del monte Fuji in Giappone, questa città sperimentale coprirà un’area di 70 ettari, ospiterà circa 2000 persone e sarà alimentata da celle a combustibile a idrogeno».
Quando si pensa alla sostenibilità di un processo o di prodotto, si deve anche prendere in considerazione gli scarti e rifiuti che questi possono rilasciare. Uno spunto interessante lanciato da Lorenzo Romani, responsabile marketing Dife, che ha raccontato come oggi «la vera sfida di sostenibilità sia far capire alle aziende che oltre alla promozione, al packaging e all’utilizzo di nuovo prodotto da immettere sul mercato, devono subito studiarne e pensarne la fine».
Secondo Marco Letizia, Director di Azimut Direct, «la vera sfida non è tanto capire cosa farà l’AI, ma trovare l’equilibrio tra gli strumenti tecnologici e le capacità umane, come creatività, ingegno, senso artistico, così da mettere le macchine al servizio di queste capacità».
Il terzo e ultimo panel, moderato da Milena Guerrini, ha avuto come protagonisti gli “innovatori” che lavorano per costruire le aziende del futuro. «Siamo in un momento in cui nessuno può dire cosa succederà esattamente – ha spiegato Andrea Di Benedetto, presidente del Polo Tecnologico di Navacchio –.
Prevedere il percorso di vita di un’azienda è molto più complesso rispetto a dieci anni fa. Da una parte è un male, ma dall’altra è un bene, perché si è più preparati a gestire le criticità. L’aria sta cambiando e c’è maggiore consapevolezza in questo senso».
Questo senso di incertezza però non frena la crescita di nuove aziende. «Il lavoro degli acceleratori, degli incubatori, o degli Startup studio, il nome sceglietelo voi, rappresenta una delle risorse economiche del territorio. Solo grazie ai 10 anni di lavoro di Nana Bianca – racconta il Ceo Alessandro Sordi – sono stati prodotti 1000 posti di lavoro diretti e oltre 6000 indiretti. Quindi non parliamo di progetti che restano in garage, ma di aziende vere e proprie che oggi costituiscono il corpo delle Pmi italiane».
Nell’ultimo decennio l’innovazione è entrata in modo prepotente anche nella moda. «C’è tanto hype intorno al tema AI – dice Matteo Levi, Program Director di Styleit – è vero che l’ecosistema nazionale ha un po’ di difficoltà, ma c’è anche grande fermento e interesse per imparare a governare uno strumento che a lungo andare avrà un impatto sempre più determinante».
Si innovano i processi, si innovano i prodotti. Ma si può innovare anche la comunicazione? La risposta l’ha data Carmen Cini, Co-founder e responsabile scientifico di Neureka: «In questo ambito l’innovazione parte dallo studio e dall’applicazione di conoscenze e discipline che passano attraverso la comunicazione.
Quando si comunica ci sono tanti obiettivi, per questo rendere i propri messaggi più innovativi è un’attività che interessa tutti, dai professionisti alle aziende. Anche solo per il “semplice” obiettivo di risultare più comprensibili».
Ogni panel, e ogni singolo intervento, ha espresso una propria opinione sull’innovazione, offrendo diverse prospettive e suggerimenti per perseguire un obiettivo condiviso: una visione collettiva per plasmare il futuro.
Articolo a cura di Carlo Alberto Pazienza
Foto ©Tommaso Bertuccelli (TB Product)
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