Anci, innovazione nei territori

Antonella Galdi
Il ruolo dei Comuni italiani tra Pnrr e futuro sostenibile. Vediamolo con Antonella Galdi, vicesegretario generale di Anci
L’Anci è la più grande assemblea democratica della nostra Nazione: così l’ha definita il neopresidente Gaetano Manfredi, eletto nel corso della quarantunesima Assemblea Annuale, svoltasi a Torino dal 20 al 22 novembre scorso.
I 7.134 comuni aderenti all’Associazione sono rappresentativi del 94,7 per cento della popolazione e rendono Anci l’unica controparte delle istituzioni centrali sui temi di interesse degli enti locali.
Tra le figure di spicco di Anci c’è Antonella Galdi, vicesegretario generale e responsabile dell’Area Innovazione tecnologica.
Qual è il ruolo di Anci e quali compiti e funzioni ha l’area di cui è responsabile?
«Il ruolo dell’associazione si esprime nel confronto continuo con il governo: ogni 15 giorni ci incontriamo con i ministri e i sottosegretari per condividere in sede di conferenza unificata e di conferenza Stato-città i provvedimenti che necessitano del parere degli enti locali e delle regioni.
Inoltre, svolgiamo un’attività di confronto anche con la sede legislativa, attraverso audizioni e incontri nei vari gruppi parlamentari.
Il rapporto non è solo verso l’alto e verso le amministrazioni sovraordinate, ma anche con i comuni: supportiamo in maniera operativa tutte le amministrazioni che ne fanno richiesta nei vari procedimenti, sia per la gestione di attività progettuali che per le implementazioni di procedure amministrative.
In qualità di vicesegretario coordino un’area molto vasta, all’interno della quale sono inseriti diversi ambiti tematici che possono essere collegati dalla chiave di interpretazione dello sviluppo del territorio.
Infatti, mi occupo di cultura, turismo, agricoltura, innovazione, attività produttive, politiche giovanili, ambiente, energia, mobilità. Sono tutti quei temi che consentono ai comuni di realizzare dei servizi per le comunità e le imprese presenti nei territori».
Il Pnrr è un’occasione unica di sviluppo, in particolare quando parla di Turismo e Cultura 4.0. In che modo i comuni italiani possono essere protagonisti di questo processo?
«Anche i comuni di piccola dimensione, quelli sotto i 5 mila abitanti, hanno beneficiato di risorse e misure specifiche a loro dedicate. Faccio riferimento non solo al Bando Borghi, ma anche a scelte strategiche di sviluppo nel settore della promozione turistica e culturale.
Anche le città medio-grandi sono state oggetto di programmi specifici di riqualificazione e rigenerazione urbana. In questa fase i comuni sono impegnati prevalentemente nelle attività di carattere infrastrutturale, poiché queste risorse consentono l’intervento e il recupero di spazi fisici o la realizzazione di infrastrutture strategiche, che è un aspetto fondamentale per il nostro Paese.
Il nostro sforzo è quello di immaginare come questi luoghi fisici bellissimi e prestigiosi che sono patrimonio diffuso del nostro Paese possano essere effettivamente gestiti in una maniera sostenibile, in termini ambientali ma soprattutto economici.
La preoccupazione che noi abbiamo è che questi spazi, benché recuperati, rimangano chiusi, senza generare occupazione, animazione territoriale, istruzione. Inoltre, stiamo anche supportando i comuni nell’immaginare delle sinergie con il settore privato e con gli enti del terzo settore.
Con le modifiche normative relative al codice del terzo settore è possibile, attraverso partenariati speciali, dare in gestione gli spazi che hanno questo tipo di vocazione.
Dal nostro punto di vista questa è la strada da seguire, perché le amministrazioni comunali ad oggi hanno a disposizione risorse umane ridotte e avrebbero serie difficoltà a poter fare il lavoro che invece oggi è necessario fare.
La missione 1 del Pnrr comprende delle misure legate alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni la cui portata è storica. Si tratta di un intervento importantissimo che non c’era mai stato nel nostro Paese e che ha portato il 99 per cento dei comuni italiani a beneficiare dei finanziamenti.
I progetti che sono stati presentati dai comuni hanno tutti una grande attenzione alla componente digitale e alla dematerializzazione del patrimonio culturale. Inoltre, l’utilizzo delle tecnologie abbinate alla valorizzazione dei beni turistici e culturali viene portato avanti da aziende dirette da giovani, con una chiave più fresca e innovativa.
La digitalizzazione ha avuto punte di eccellenza nei comuni più grandi, ma con le risorse a disposizione anche i comuni più piccoli che hanno accumulato un iniziale ritardo arriveranno a mettersi allo stesso piano sul fronte delle infrastrutture digitali».
Tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale sarà sicuramente un’azione che va di pari passo con il processo di transizione verde e di transizione digitale. In base a ciò, come vede le città e i borghi del futuro?
«Per prima cosa dobbiamo consentire a chi abita nei luoghi più lontani dai grandi centri abitati di avere dei servizi di base, per cercare di frenare lo spopolamento attuale. Dobbiamo immaginare dei servizi costruiti sui bisogni di una popolazione che invecchia, ma fatta da anziani autosufficienti: servizi on demand per la mobilità e per l’assistenza sanitaria da remoto, per esempio.
Come Anci promuoveremo un bando specifico, rivolto ai comuni delle aree interne per progetti che vedano come beneficiario dei servizi la popolazione anziana e come soggetto attivatore i giovani coinvolti in attività imprenditoriali.
Un altro aspetto che abbiamo a cuore è infatti l’occupazione dei giovani, che si garantisce permettendo loro di rimanere nelle loro piccole realtà, ma avendo la possibilità di avere un guadagno e dei ritorni economici.
Questi luoghi bellissimi non devono rimanere solo degli attrattori turistici per il fine settimana, ma devono essere trasformati in luoghi di vita tutti i giorni dell’anno. Il turismo sicuramente potrà incrementarsi, perché dove vivono bene i residenti stanno bene anche i turisti e tutta una parte del nostro territorio a rischio abbandono potrà continuare a restare viva».
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