ACIMGA: il Made in Italy industriale tra innovazione e capitale umano
Il futuro del Made in Italy industriale passa dalla capacità di coniugare tradizione e innovazione, tecnologia e persone. Ne parla Marco Bertola, ceo Fosber Group e vicepresidente ACIMGA, con delega all’Area Competitività e Made in Italy, che sottolinea come la valorizzazione del capitale umano sia il vero motore della competitività internazionale
Il Made in Italy non è soltanto sinonimo di moda, design o agroalimentare. Esiste un tessuto industriale che produce macchine e tecnologie riconosciute a livello globale per qualità e innovazione. È il caso del settore delle macchine da stampa e converting, oggi chiamato a misurarsi con tre sfide decisive: la transizione sostenibile, l’applicazione dell’intelligenza artificiale e la valorizzazione delle competenze. A guidare questo percorso ACIMGA, l’associazione che rappresenta i costruttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica e converting.
Marco Bertola, qual è, secondo lei, oggi il ruolo di ACIMGA per lo sviluppo dell’industria italiana delle macchine da stampa e converting?

«Il ruolo principale di ACIMGA è quello di dare visibilità ai costruttori e ai diversi gruppi che rappresenta, ossia i gruppi di specializzazione: rotocalco, cartone ondulato, flexo printing e converting. La funzione primaria è essere un motore industriale, capace di dare forza e impulso sia alle piccole e medie imprese che alle aziende più strutturate, favorendo sinergie che considero fondamentali per il sistema italiano. ACIMGA contribuisce inoltre alla tutela del Made in Italy, offrendo una rappresentanza corretta a livello globale. È una piattaforma che permette alle aziende di condividere esperienze, di orientarsi verso nuovi mercati e di ricevere supporto per la crescita internazionale. Riteniamo importante rafforzare la visibilità sui mercati esteri, spingendo perché alcune fiere di settore si tengano in Italia, non solo in Germania o Francia. Portare questi eventi nel nostro Paese significa attrarre clienti internazionali e aumentare la visibilità delle aziende italiane.
Per quanto riguarda il mio ruolo personale, mi è stato chiesto di concentrarmi in particolare sullo sviluppo europeo e sulla valorizzazione del Made in Italy. Troppo spesso questo concetto viene associato solo a prodotti di consumo (vino, pasta, moda), mentre io credo sia fondamentale difendere anche il “sistema Made in Italy”: cioè la filiera di piccole e grandi imprese che rende l’Italia riconosciuta a livello globale per qualità e innovazione. L’obiettivo, dunque, è dare più forza a questo sistema, non in chiave politica ma rafforzando la voce delle imprese, affinché abbiano maggiore visibilità anche a livello istituzionale».
In che modo la sua esperienza in Fosber potrà contribuire al rafforzamento della visione e delle attività dell’associazione?
«Il mio obiettivo è mettere a disposizione l’esperienza maturata in contesti internazionali in un’associazione che rappresenta aziende di dimensioni molto diverse. Credo molto nella condivisione di esperienze pratiche e concrete: non mi interessa organizzare seminari puramente teorici, ma incontri dai quali le imprese possano uscire con idee chiare su possibili sviluppi o cambiamenti concreti da applicare. In questo senso, Fosber può offrire un contributo importante: siamo un’azienda con una presenza globale (dagli Stati Uniti all’Asia e all’Europa) e possiamo condividere esperienze che possono essere utili soprattutto alle realtà più piccole, prive di una struttura internazionale».
Fosber è da sempre riconosciuta per l’innovazione. Qual è oggi il contributo più significativo dell’intelligenza artificiale nello sviluppo delle vostre soluzioni?
«Per noi l’intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile, purché resti centrale la valorizzazione del capitale umano. Fosber produce macchine customizzate e il know-how delle persone, altamente specializzate, resta insostituibile. Tuttavia, per re stare competitivi a livello globale, è fondamentale introdurre ottimizzazioni attraverso la tecnologia. Abbiamo iniziato già nel 2012 un percorso di digitalizzazione e, dal 2015, con l’Internet of Things, a sviluppare soluzioni basate su intelligenza artificiale, ben prima che il tema diventasse di dominio pubblico. Oggi utilizziamo l’AI sia per supportare i nostri dipendenti nelle varie aree di competenza, sia direttamente sulle macchine. Il nostro obiettivo è renderle più intelligenti, così da fornire ai clienti un’assistenza costante e anticipare le criticità legate anche alla carenza di personale qualificato nel settore. Inoltre, grazie all’AI, possiamo sviluppare analisi predittive e preventive, fondamentali per ridurre i fermi macchina e migliorare l’efficienza. Questo va di pari passo con le tematiche ESG: ridurre gli scarti significa ottimizzare la sostenibilità, diminuire i consumi energetici e contenere l’impatto ambientale».
Come immagina il settore del packaging e delle macchine per la produzione di cartone nei prossimi 5-10 anni, considerando AI, automazione e sostenibilità?
«Il cartone ondulato è, per natura, uno dei materiali più sostenibili: riciclabile quasi all’infinito grazie a un mix di fibre vergini e riciclate. Nei prossimi 5-10 anni vedo il settore sempre più automatizzato, con un uso crescente di analisi predittive a supporto dei clienti. Tuttavia, il ruolo del know-how umano resterà centrale: non credo in un processo completamente automatizzato. Per questo abbiamo creato la Fosber Academy, con l’obiettivo di formare persone e valorizzare il capitale umano, rendendo il nostro settore più attrattivo anche per le nuove generazioni.
Sul fronte internazionale, il contesto geopolitico incerto rende difficile fare previsioni. Per l’Italia, però, è chiaro che serva un cambio di passo: siamo ancora troppo convinti di essere un Paese innovativo, quando in realtà gli investimenti in ricerca sono molto bassi rispetto ad altre aree del mondo. Altri governi incentivano concretamente le aziende a fare ricerca vera, che a sua volta valorizza il mondo accademico. Da noi, invece, spesso i giovani formati sono costretti a emigrare per mancanza di opportunità. Con la Fosber Academy vogliamo ridurre questo gap, offrendo percorsi di formazione continua ai nostri dipendenti e opportunità ai neolaureati. L’Italia deve smettere di arroccarsi sull’idea di eccellenza legata solo al brand “Made in Italy” e investire seriamente in ricerca e formazione, se vuole rimanere competitiva nel lungo periodo».
Quali obiettivi vi siete posti con la Fosber Academy e in che modo può contribuire a valorizzare il capitale umano nel vostro settore?
«La Fosber Academy è la nostra scommessa sul futuro: un luogo dove giovani, professionisti e imprese collaborano per costruire innovazione. Vogliamo formare non solo tecnici qualificati, ma persone capaci di pensare e creare soluzioni nuove. È così che il capitale umano diventa il vero motore di un’industria sostenibile e competitiva».