• 28 Giugno 2025

100 statistiche per capire il Paese

 100 statistiche per capire il Paese

La piattaforma web Noi Italia – 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo contiene una selezione di indicatori per conoscere i diversi fenomeni dell’Italia (demografici, economici, sociali e ambientali)

L’offerta informativa è organizzata in sei aree tematiche (Popolazione e società, Istruzione e lavoro, Salute e welfare, Industria e servizi, Ambiente e agricoltura, Economia e finanza pubblica), articolate in diciannove settori. Ogni settore è corredato da: sintesi descrittive sull’andamento dei fenomeni e sulle differenze territoriali; indicatori ad hoc derivanti da numerose fonti statistiche ufficiali; un glossario tematico; grafici; riferimenti a pubblicazioni e link utili. Noi Italia consente, inoltre, il download dell’intera base di dati relativa agli indicatori.

Infine, una dashboard interattiva permette di visualizzare, condividere o effettuare il download di dati e grafici, nonché di personalizzare le tavole di dati e scaricarle in formato csv, per ciascun settore e contesto territoriale (Italia, Regioni, Europa).

POPOLAZIONE E SOCIETÀ

Popolazione

ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseAl 1° gennaio 2024, con il 13,2 per cento dei 449 milioni di abitanti dell’Unione europea (UE), l’Italia (59 milioni) si conferma tra i primi paesi per importanza demografica, dopo Germania (84 milioni) e Francia (68 milioni). Oltre un terzo dei residenti è concentrato in sole tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.

Nel 2023, in Italia il lieve calo della popolazione (-0,4 per mille rispetto all’anno precedente) è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite, in larga parte compensata da una dinamica migratoria (in aumento rispetto al 2022) e dai movimenti migratori con l’estero di segno positivo.

Il decremento demografico interessa quasi esclusivamente il Mezzogiorno (-0,4 per cento) e, in misura minore, il Centro (-0,1 per cento). In netta controtendenza, si registra invece un aumento della popolazione nel Nord (+0,2 per cento), riconducibile in larga parte a una dinamica migratoria decisamente positiva.

Tra gli spostamenti interni dei residenti, uno su tre interessa la tradizionale direttrice dei flussi che dal Mezzogiorno si dirige verso il Centro-nord. L’Emilia-Romagna e la Provincia autonoma di Trento evidenziano i tassi migratori interregionali più elevati (rispettivamente +3,8 per mille e + 3,0 per mille), la Basilicata e la Calabria i più bassi (-5,3 per mille, per entrambe).

Non si ferma la crescita dell’indice di vecchiaia che, al 1° gennaio 2024, raggiunge quota 199,8 (anziani ogni cento giovani), con un aumento di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2023. Tra le regioni, la Liguria (276,6) e la Sardegna (266,6) detengono i valori più elevati, mentre la Campania (154,3) e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (135,7) i valori più bassi. Nell’Unione europea (UE), l’Italia è il paese con il più alto indice di vecchiaia.

Al 1° gennaio 2024, rispetto all’anno precedente, si registra un lieve incremento dell’indice di dipendenza, che sale a quota 57,6 (persone in età non lavorativa ogni cento in età lavorativa). Tra il 2023 e il 2024, si registra una situazione di stabilità o di leggero decremento dell’indice di dipendenza in tutte le ripartizioni, a eccezione del Mezzogiorno (+0,5 punti percentuali).

A livello regionale, l’incremento più significativo dell’indice di dipendenza si ha in Basilicata (+0,8) seguita da Sardegna (+0,7) e Calabria (+0,6), mentre le regioni con il maggior decremento sono Liguria, Lombardia ed Emilia- Romagna (-0,2). Dal 2004 al 2024, l’indice di dipendenza in Italia è aumentato (+7,6 punti percentuali), a conferma della maggiore presenza di uno squilibrio tra le generazioni. In ambito UE, l’Italia fa parte del gruppo dei paesi con indice di dipendenza più elevato della media europea (56,7).

Nel 2024, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 81,4 anni per i maschi e di 85,5 per le femmine, con un incremento di circa 5 mesi per entrambi rispetto all’anno precedente. L’indicatore, dopo il decremento registrato nel 2020, mostra un progressivo aumento a partire dal 2021, sia per la popolazione maschile sia per quella femminile. Si vive mediamente più a lungo nel Nord, soprattutto in Trentino-Alto Adige/Südtirol, in testa con un valore per le femmine pari a 86,7 e per i maschi pari a 82,7.

Il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per i maschi (79,7 anni) sia per le femmine (83,8 anni). L’Italia è tra i paesi europei con la speranza di vita alla nascita più elevata.

ISTRUZIONE E LAVORO

Istruzione

Nel 2023, in Italia la spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 3,9 per cento, valore inferiore a quello medio europeo (4,7 per cento).

 ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseNel 2024, prosegue il miglioramento del livello di istruzione degli adulti (25-64 anni) per effetto dell’ingresso di generazioni di giovani, mediamente più istruiti, da un lato, e l’uscita di generazioni di anziani, in genere meno istruiti, dall’altro. La quota di coloro che hanno conseguito al più la licenza media è scesa al 33,6 per cento, con una percentuale più elevata tra i maschi (36,2 per cento) rispetto alle femmine (30,9 per cento). Nel Mezzogiorno la quota di coloro che hanno conseguito al più la licenza media è uguale al 41,3 per cento a fronte del 29,6 per cento nel Centro-nord.

Nel 2022 il tasso di partecipazione dei giovani (20-24 anni) al sistema di istruzione e formazione è pari al 38,9 per cento, inferiore a quello dell’UE (45,1 per cento). Si registrano elevate differenze tra le regioni: il Lazio ha il valore più alto (57,5 per cento), seguito dall’Emilia-Romagna (55,3 per cento), mentre la Basilicata (13,2 per cento) e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (15,7 percento) hanno i valori più bassi.

Nel 2024 la quota di giovani (18-24 anni) che abbandonano precocemente gli studi è pari al 9,8 per cento; nel Mezzogiorno il valore è più elevato (12,4 per cento). L’abbandono precoce degli studi riguarda più i ragazzi (12,2 per cento) che le ragazze (7,1 per cento). Il benchmark europeo per l’abbandono scolastico è fissato al 9 per cento per il 2030.

Nel 2024 i giovani (15-19 anni) che non lavorano e non studiano (i cosiddetti NEET, dall’acronimo di Not in Education, Employment or Training) sono circa il 15,2 per cento della popolazione di età tra i 15 e i 29 anni. La quota è più elevata tra le femmine (16,6 per cento) che tra i maschi (13,8 per cento) e, nel Mezzogiorno (23,3 per cento), supera il doppio del Centro-nord (10,7 per cento). L’Italia è tra i paesi europei con le percentuali di NEET più elevate.

Nel 2024 la percentuale delle persone (25-34 anni) con un titolo di studio universitario è del 31,6 per cento. Il divario di genere è molto ampio ed è a favore delle femmine (38,5 per cento rispetto al 25,0 per cento dei maschi). Per l’Italia il valore è ancora molto lontano dall’obiettivo medio europeo stabilito per il 2030 dal Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (almeno il 45 per cento nella classe di età 25-34 anni).

Nel 2023 aumenta la partecipazione degli adulti alle attività formative, fondamentale per favorire l’occupazione degli individui e la loro vita sociale e relazionale, coinvolgendo l’11,6 per cento della popolazione nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni.

SALUTE E WELFARE

Sanità e salute

ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseNel 2022, in Italia la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri paesi europei. La spesa sanitaria pubblica corrente dell’Italia ammonta a 130,386 miliardi di euro (6,7 per cento del Pil), 2.212 euro annui per abitante.

A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.526 dollari per abitante spesi in Italia nel 2022, la Cechia ne spende circa 3.947; la Finlandia si attesta intorno ai 4.661 dollari per abitante; Belgio, Irlanda, Danimarca e Francia superano i 5 mila dollari per abitante; Austria e Lussemburgo sfiorano i 6 mila dollari per abitante; Paesi Bassi e Svezia superano di poco i 6 mila dollari di spesa, mentre la Germania, con i suoi 7.403 dollari per abitante, si conferma al primo posto in Europa per spesa pro capite.

Il confronto europeo evidenzia che, in Italia, nel 2023, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è pari al 26,0 per cento. L’Italia si colloca al quinto posto tra i paesi UE per contributo delle famiglie alla spesa sanitaria privata. I paesi in cui i contributi della spesa privata sono maggiori sono Grecia e Portogallo (38,3 per cento), Ungheria (28,5 per cento) e Slovenia (26,2 per cento); tutti gli altri paesi dell’UE registrano contributi minori.

Nel 2022, in Italia l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 996 istituti di cura pubblici e privati accreditati con il Servizio sanitario nazionale (SSN). I posti letto ospedalieri sono pari a 3,0 per mille abitanti. Si conferma un divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno con 2,7 posti letto ogni mille abitanti, Nord-ovest e Nord-est con 3,2 posti letto per mille abitanti. I valori più bassi si registrano in Campania e Calabria (rispettivamente 2,5 e 2,6). I valori più alti si osservano nella Provincia autonoma di Trento (3,6) e in Emilia-Romagna (3,5).

L’Italia è tra i paesi dell’UE con i livelli più bassi di posti letto per mille abitanti. L’attività ospedaliera ancora non raggiunge i livelli di ospedalizzazione registrati nel 2019, anno prepandemico. I ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio (1.640,8 per 100 mila abitanti) risultano ancora inferiori rispetto al 2019, anno pandemico; quelli per tumori (1.083,9 per 100 mila abitanti), anch’essi inferiori, seppure in misura minore.

Nel 2023, rispetto all’anno precedente, si assiste a un progressivo incremento dell’emigrazione ospedaliera tra regioni, dopo la forte riduzione registrata nel 2020; i valori risultano inferiori ai livelli prepandemici solo nel Lazio, in Sicilia e in Abruzzo. Le regioni che risultano più attrattive, ossia con un’immigrazione ospedaliera di entità maggiore dell’emigrazione ospedaliera, sono principalmente nel Centro-nord. Si confermano quote più elevate di flussi in uscita principalmente nelle regioni del Centro-sud.

INDUSTRIA E SERVIZI

Turismo

ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseNel 2023, in Italia sono presenti 32.194 alberghi e oltre 197.337 esercizi extra-alberghieri, per un’offerta complessiva degli esercizi ricettivi di circa 5,2 milioni di posti letto. Rispetto all’anno precedente si rileva una leggera flessione sia degli alberghi (-0,7 per cento) sia dei posti letto (-0,4 per cento). La maggiore capacità ricettiva si trova nel Nord-est, con circa 1,8 milioni di posti letto.

In Italia, le strutture ricettive offrono in media 88,3 posti letto ogni mille abitanti, a fronte di una media europea di 65,1. Tutte le regioni del Nord-est superano il numero di posti letto per mille abitanti rilevato a livello nazionale. Il Nord-ovest registra, invece, il valore più basso (52,1), con l’eccezione della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste che, con 453,5 posti letto per mille abitanti, occupa il primo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Nel Centro, solo il Lazio ha un numero di posti letto per mille abitanti (68,7) inferiore a quello nazionale.

Nel 2023 i flussi di clienti negli esercizi ricettivi continuano a crescere, superando i volumi registrati nel 2019: si contano 447,2 milioni di presenze totali (+8,5 per cento, rispetto al 2022) e 133,6 milioni gli arrivi (+12,8 per cento). Gli incrementi delle presenze sono di gran lunga più elevati per i clienti non residenti in Italia (+16,5 per cento) che per i residenti in Italia (+1,0 per cento).

La permanenza media dei soggiorni nelle strutture ricettive italiane è pari a 3,35 notti, valore leggermente più basso rispetto al 2022 (3,48 notti). La domanda turistica espressa dalla popolazione residente assume invece valori simili: i viaggi effettuati sul territorio nazionale, per motivi di vacanza e di lavoro, sono 41,2 milioni, valore stabile rispetto all’anno precedente, ma ancora inferiore a quello prepandemico (-24 per cento circa rispetto al 2019).

Le regioni in cui si registra il maggior numero di presenze turistiche (di residenti e non residenti) sono: Veneto, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Toscana, Lazio e Lombardia. Queste regioni accolgono complessivamente circa 261 milioni di presenze (58,3 per cento del totale nazionale).

Permangono forti differenze nella propensione a viaggiare per turismo: la popolazione residente al Sud e nelle Isole viaggia meno rispetto alla popolazione residente nelle altre regioni italiane. La propensione al turismo è maggiore nel Nord.

Nel 2023, in Europa il 51,1 per cento dei residenti di 15 anni e più ha effettuato almeno una vacanza lunga (4 notti e più), riallineandosi ai valori prepandemici. L’Italia (36,4 per cento) resta ampiamente al di sotto della media europea.

Strutture produttive

In Italia, nel 2022 aumenta il numero di imprese per abitante (79,0 ogni mille abitanti). Per densità di attività produttive, il nostro Paese si colloca al di sopra della media UE (72,1), ma emerge una maggior frammentazione del tessuto produttivo italiano, con una dimensione media di impresa (3,9 addetti) inferiore alla media europea (5,0 addetti). A livello territoriale il Centro-nord si caratterizza per un rapporto molto elevato di imprese (85,2 per mille abitanti) rispetto al Mezzogiorno (66,8 per mille abitanti) e per un numero medio di addetti per impresa (4,3) superiore alla media nazionale. Il Mezzogiorno mostra una dimensione media aziendale inferiore alla media nazionale (2,9).

Nel 2022, per il quinto anno consecutivo, cresce il tasso di sopravvivenza delle imprese a cinque anni dalla nascita ed è uguale a 47,2, segno di una maggiore resistenza delle imprese italiane sul mercato.

AMBIENTE E AGRICOLTURA

Territorio

ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseNel 2023, nonostante la continua diminuzione della densità della popolazione, l’Italia si conferma tra i paesi più densamente popolati dell’UE, con 195,3 abitanti per kmq rispetto alla media dei 27 paesi UE (106,3 abitanti per kmq). La regione più densamente popolata è la Lombardia (418,8 abitanti per kmq), seguita dalla Campania (409,8 abitanti per kmq). In fondo alla graduatoria si colloca la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (37,7 abitanti per kmq), preceduta da Basilicata, Molise e Sardegna, con meno di 70 abitanti per kmq.

Nel 2024, in Italia le aree protette complessive (nazionali, regionali e della Rete Natura 2000), così come definito nel World Database on Protected Areas (WDPA), al netto delle loro sovrapposizioni spaziali, sono pari al 21,7 per cento delle aree terrestri e al 11,6 per cento delle acque territoriali e delle Zone di protezione ecologica (ZPE) italiane, quote in linea con l’obiettivo 14.5 dei Sustainable Development Goals (SDGs) e con l’obiettivo 11 degli Aichi Biodiversity Targets, finalizzati alla biodiversità.

Resta stabile la quota delle aree protette terrestri della Rete Natura 2000 e di quelle appartenenti all’Elenco ufficiale delle aree terrestri protette (Euap). Le sole aree della Rete Natura 2000 coprono complessivamente il 19,4 per cento della superficie nazionale e rappresentano una quota considerevole delle Aree naturali protette, per un totale di 2.649 siti e un’estensione di 58.455 kmq. Nel 2024 la superficie marina della Rete Natura 2000 copre 23.387 kmq, che corrispondono al 6,48 per cento delle acque territoriali italiane.

Tra il 2023 e il 2024 le acque territoriali sono state incrementate dell’1,64 per cento, per complessivi 377 kmq. L’Abruzzo ha la quota più alta di superficie terrestre protetta (35,9 per cento) compresa nella Rete Natura 2000 (19,4 la quota media nazionale). Il Sud presenta sia la maggiore estensione di superficie terrestre sottoposta a questa tutela (17.462 kmq) sia la più alta incidenza di aree protette (23,8 per cento). Al Centro si registra, invece, la quota minore di queste aree protette (17,2 per cento, con una superficie complessiva di 9.960 kmq). Tra le regioni, Sicilia e Sardegna posseggono le maggiori estensioni di territorio compreso nella Rete Natura 2000 (rispettivamente 4.709 kmq e 4.547 kmq).

Tra il 2023 e il 2024, nella Rete Natura 2000 sono stati istituiti 220 nuovi siti sia marini sia terrestri, estesi per complessivi 4.139 kmq. Tra i siti marini di nuova istituzione i più estesi si trovano in Toscana (Area marina costiera della Maremma con 285,7 kmq), per la tutela dell’avifauna marina che ha quasi decuplicato la percentuale di queste aree marine (da 3,7 a 28,2 per cento), e in Puglia (Isole Pedagne minori e Banco a ostriche di Monopoli: 55,7 kmq), per la tutela della colonia del Gabbiano corso e delle acque di mare profondo.

ECONOMIA E FINANZA PUBBLICA

Macroeconomia

ITALIA ECONOMY - 100 statistiche per capire il PaeseNel 2022, dopo la forte contrazione del 2020, a seguito della crisi sanitaria e della ripresa del 2021, il valore del Pil pro capite in termini reali (29.959 euro) continua a crescere, portandosi al livello più alto dal 2009, ma il divario territoriale si mantiene evidente. Nel 2022 il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno è inferiore del 44,5 per cento rispetto a quello del Centro-nord, e del 34,8 per cento rispetto alla media nazionale, valori invariati nel confronto con l’anno precedente.

Le regioni con il Pil pro capite più basso, ma in miglioramento, rispetto all’anno precedente, sono: Calabria (17.182 euro) e Sicilia (18.078 euro), precedute da Campania (19.314 euro) e Puglia (19.480 euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (47.272 euro) presenta il valore più elevato, seguita da Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, con livelli compresi tra i 41 e i 38 mila euro.

Il Pil pro capite misurato in PPS (standard di potere di acquisto), per un confronto depurato dai differenti livelli dei prezzi nei diversi paesi, è molto variabile tra i paesi dell’UE. Nel 2023, per il complesso dei paesi UE, la crescita del Pil pro capite in PPS è del 6,0 per cento rispetto al 2022; con 37.508 euro l’Italia si colloca al di sotto della media UE (38.132 euro).

Nel 2023 il commercio mondiale di beni registra una diminuzione uguale al 4,6 per cento rispetto al 2022. Questo risultato è dovuto a una contrazione dei valori medi unitari (-4,0 per cento) – dopo il forte incremento del 2022 (+9,7 per cento) – e a una lieve riduzione dei volumi scambiati (-0,6 per cento). I prodotti più esportati dall’Italia verso i paesi dell’UE sono medicinali e preparati farmaceutici (21.557 milioni di euro), autoveicoli (14.904 milioni), altre parti e accessori per autoveicoli (10.378 milioni), ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (9.502 milioni), prodotti petroliferi raffinati (8.666 milioni).

Nella media 2024 la crescita dei prezzi al consumo è pari all’1,0 per cento, in forte calo rispetto al +5,7 per cento del 2023. La netta attenuazione dell’inflazione è per lo più imputabile a una significativa discesa dei prezzi dei beni energetici (-10,1 per cento, nel 2024; +1,2 per cento, nel 2023). Inoltre, i prezzi dei prodotti alimentari, sebbene la loro crescita sia maggiore del tasso di inflazione generale, sono diminuiti sensibilmente (+2,2 per cento,nel 2024 rispetto a +9,8 per cento nel 2023).

Nel 2024, in controtendenza rispetto ai due anni precedenti, quando mostrava di avere l’inflazione più sostenuta della media dell’UE, l’Italia è il terzo paese con l’indice dei prezzi al consumo più basso d’Europa. Il divario positivo tra il dato italiano (+5,9 per cento nel 2023; +1,1 per cento nel 2024) e la media dei paesi dell’Unione monetaria (+5,4 per cento nel 2023; +2,4 per cento nel 2024) è passato da -0,5 a +1,3; in precedenza, dal 2015 fino al 2021 incluso, tale differenziale si era mantenuto sempre stabilmente positivo.

Fonte 

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Redazione

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