Vino: i dazi USA saranno metabolizzati

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Vino: dazi USA? Per esperti da secondo semestre 2026 saranno metabolizzati. Vendemmia 2025 straordinaria aiuta ad ammortizzare le perdite

“I dazi, che hanno generato una grande incertezza a livello macroeconomico, anche per quanto ci riguarda hanno determinato un piccolo un rallentamento. Però, – sottolineaDiegoCusumano, titolare di una delle più riconosciute etichette di vino in Italia e all’estero – soltanto a valore, ma non abbiamo perso mercato. Le quantità vendute che i nostri importatori realizzano sul mercato USA registrano infatti un dato ancora positivo, che dimostra che il Made in Italy è insostituibile agli occhi dei consumatori americani”.

I dati Istat sull’export, aggiornati ad agosto 2025, segnano infatti un decremento del -1,9% in valore e un -2,9% in volumi r ispetto allo stesso periodo del 2024; risultato negativo cui ovviamente contribuiscono le esportazioni verso gli USA, primo paese per acquisti di vino italiano, dove le esportazioni scendono dai 132,4 milioni di euro di agosto 2024 ai 92,5 milioni di euro ad agosto di quest’anno, con un crollo a valore del -30% circa (mentre sui volumi il calo è del -2,2% rispetto al 2024)

Ma questo dei dazi trumpiani secondo il vignaiolo Cusumano è solo un momento che il mercato, automaticamente metabolizzerà. E supererà. Entro quando? “Io ritengo che i dazi saranno metabolizzati nel corso del 2026 e, pian piano, gli importatori aumenteranno le aspettative di vendita, incrementando le importazioni affermaCusumano.

D’altro canto qualità e reputazione del vino italiano, nonché le dimensioni del mercato, sono di per sé un valido anticorpo. Con oltre 8 miliardi di euro di vino venduto all’estero (dati 2024, in crescita del +5,5% sul 2023) pari a circa 22 milioni di ettolitri l’Italia si conferma primo esportatore mondiale per volumi e secondo per valore dopo la Francia (elab. ISMEA su dati Istat).

Quindi in una logica, che non sia quella di brevissimo periodo, l’export di vino italiano, malgrado i dazi trumpiani – che comunque come spiega l’imprenditore vignaiolo Cusumano – saranno metabolizzati – gode di invariate positive prospettive.

Infatti, a conferma di ciò, se nel dettaglio dell’export verso gli USA il 2025 descriverà una frenata, il 2024 aveva superato 3,6 milioni di ettolitri (+7% rispetto all’anno precedente), mentre a valore ha marcato una crescita del +10% sfiorando i due miliardi di euro di ricavi (elab. ISMEA su dati Istat).

Si aggiunga a ciò che, in un quadro più generale, in cui i dati USA si integrano nella media globale, i dati annotano crescente richiesta di vino italiano in paesi come Canada (+10%) e Russia (+40%).

I numeri sottolineano infatti la solidità del nostro sistema vitivinicolo – ha dichiarato nel recente convegno del Comitato Leonardo per l’eccellenza dell’Italia nel mondo (118 aziende per 410 miliardi di euro di giro d’affari ) Giacomo Ponti, Presidente di Federvini che mantiene per l’Italia la leadership mondiale nell’export per volumi ma un posizionamento in termini di valore che ha ancora spazio per migliorare. È un settore capace di competere grazie alla qualità, alla reputazione e alla potenzialità di generare valore condiviso lungo tutta la filiera e aggiunge – la politica dei dazi non premia nessuno, limita gli scambi e finisce per penalizzare anche chi li introduce, come dimostrano i dati sul mercato statunitense che perde il 30% dell’export”.

 

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La Redazione

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