Turismo italiano, sfide del futuro

Valeria Maria Fazio
Intervista a Valeria Maria Fazio, Ambassador di Italia Economy per gli Emirati Arabi Uniti, sulle sfide e le opportunità del turismo italiano, con uno sguardo anche sul contesto globale
L’industria turistica è uno dei settori chiave per l’economia italiana, con un impatto significativo sul Pil e una costante evoluzione delle tendenze globali e locali. Oggi, più che mai, il turismo si configura come un motore di crescita, capace di rispondere alle sfide legate alla sostenibilità, all’innovazione digitale e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Valeria Maria Fazio, Ambassador di Italia Economy per gli Emirati Arabi Uniti, per approfondire l’andamento del settore turistico in Italia nel 2024, le sfide legate al turismo culturale e sostenibile, e le strategie messe in campo per affrontare le nuove dinamiche internazionali.
In questa intervista, Valeria Fazio ci guida attraverso un’analisi dettagliata del panorama turistico italiano, illustrando le opportunità, le sfide e le prospettive future, con uno sguardo speciale verso la cooperazione internazionale, in particolare con il Medio Oriente.
Qual è l’andamento del settore turistico in Italia nel 2024 e quali tendenze principali lo stanno influenzando?
«Rappresentando circa il 10 per cento del Pil e con tassi di crescita maggiori rispetto alla media degli altri, il turismo si conferma un importante settore dell’economia italiana; settore con un forte potenziale in termini di crescita e di occupazione nonché di integrazione sociale e culturale. A livello nazionale ma anche in scala globale, i fattori che stanno trainando e trasformando il settore del turismo e dell’ospitalità cambiano i mercati di provenienza e le destinazioni più ricercate; cresce la domanda di viaggi esperienziali e di lusso, le strategie commerciali si fanno più digitali.
Per il turismo, in Italia, il 2024 si è presentato come un anno di sfide, con dati contrastanti che hanno mostrato una leggera flessione nei flussi turistici complessivi, ma una crescita nella spesa turistica, legata principalmente all’inflazione. La scorsa stagione estiva ha registrato 215 milioni di presenze e ha visto un bilancio straordinario che rappresenta una crescita dell’1,6 per cento rispetto all’estate del 2023.
La maggior parte di questi risultati è attribuibile agli stranieri. Gli arrivi di turisti provenienti dall’estero hanno infatti visto un aumento del 4 per cento. Al contrario, il turismo interno ha registrato un calo dello 0,8 per cento rispetto la stagione estiva del 2023, evidenziando una certa difficoltà per i turisti italiani a sostenere i costi delle vacanze. Nonostante ciò, nel nostro Paese, in molti hanno riscoperto il piacere di visitare l’Italia con una quota pari al 79,3 per cento di viaggiatori italiani che l’ha scelta come destinazione di spesa per le proprie vacanze».
Quali sono, invece, le sfide e le opportunità legate a un turismo culturale e sostenibile?
«Turismo e cultura sono un binomio strategico, ma anche estremamente delicato per garantire logiche win-win. Se il turismo è un ottimo strumento per incoraggiare e garantire l’accesso al patrimonio culturale, allo stesso tempo questo comporta anche sfide legate al sovraffollamento, all’appropriazione culturale e alla perdita di autenticità. È indubbiamente un settore in connessione diretto con il territorio che apporta denaro alle città e alle regioni e crea posti di lavoro, ma che può anche complicare la vita quotidiana dei residenti, nonché danneggiare la cultura e il patrimonio dell’area interessata.
Dati i possibili effetti negativi del sovraffollamento turistico e il suo impatto sul patrimonio culturale, alcune comunità locali ed esperti del patrimonio si sono talvolta opposti allo sviluppo delle attività turistiche. In questa logica di lettura, il turismo culturale sostenibile offre una nuova prospettiva, in quanto pone il patrimonio culturale e le comunità locali al centro dei processi decisionali. Coinvolgere le comunità locali e gli altri soggetti interessati nei processi decisionali è fondamentale per garantire che i risultati vadano a beneficio sia del patrimonio culturale che della popolazione locale.
Garantire buone pratiche di conservazione, insieme a un’interpretazione autentica che sostenga l’economia locale rimane l’obiettivo del turismo culturale sostenibile. Interessante come la crescita del turismo sostenibile stia imprimendo nuove tendenze che ridefiniscono la domanda e l’offerta nel settore e guidino le preferenze dei viaggiatori.
Tra le principali tendenze si evidenziano: il silent tourism, che promuove esperienze di meditazione e disconnessione digitale; lo slow tourism, che incoraggia viaggi più rilassati e a ridotto impatto ambientale; il community-based tourism, che prevede il coinvolgimento e la valorizzazione delle comunità locali; e infine il regenerative tourism, che punta al miglioramento attivo dell’ambiente e alla creazione di valore attraverso la conservazione ambientale e il recupero delle risorse naturali.
Il turismo sostenibile e così culturale continua a rappresentare l’emblema dell’attrattività turistica del nostro Paese ed è a livello mondiale come uno dei principali fattori trainanti del turismo italiano, soprattutto per gli stranieri».
E per quanto riguarda le regioni?
«Entrando più nel dettaglio, a livello regionale, le zone che hanno visto un incremento delle presenze superiore alla media nazionale sono state il Lazio (+25,3 per cento), la Lombardia (+16,8 per cento), la Sicilia (+13,9 per cento), la Campania (+13,3 per cento) e la Valle d’Aosta (+11 per cento). Tali aumenti sono parzialmente dovuti alla ripresa dei flussi turistici nelle grandi città, dove l’offerta culturale e le attrazioni storiche continuano a richiamare visitatori, ma dove è stato anche registrato l’overtourism, fenomeno diventato complesso e difficile da controllare con livelli di offerta turistica in termini di qualità e soddisfazione bassi.
Altra tendenza rilevante è il turismo en plein air, che sta vivendo una crescita notevole. Le località marittime continuano a dominare nel panorama delle mete preferite attirando il 62 per cento dei turisti outdoor. Seguono la montagna, il paesaggio rurale e gli agriturismi. Toscana, Puglia, Sicilia, sono le regioni più apprezzate.
Questa preferenza per il turismo outdoor indica un cambiamento nelle abitudini di viaggio, con un crescente interesse verso esperienze che favoriscono il contatto con la natura e la scelta verso soluzioni benessere. In questa valutazione è interessante soffermarsi sul dato che nell’estate 2024 un italiano su cinque, ovvero il 22 per cento dei 30 milioni di italiani che sono andati in vacanza, ha scelto una location all’aria aperta. Questo rappresenta un incremento significativo di ben 7 punti rispetto al 2023.
Altro settore che in Italia rappresenta ben il 25 per cento dell’indotto turistico complessivo, confermandosi come un segmento sempre di costante interesse, è il turismo del lusso. Questo settore rappresenta viaggiatori in cerca di esperienze autentiche e indimenticabili, con un’attenzione particolare alla qualità e al servizio che si esplica in un’offerta sempre più ricercata sotto forma di viaggi personalizzati, esperienze esclusive e servizi di alta gamma. Tutto ciò confermato dalla nascita di nuovi hotel di lusso e ristoranti gourmet».
In che modo il Piano Strategico del Turismo 2023-2027 intende affrontare le sfide e migliorare la competitività del settore turistico in Italia?
Per rispondere alle sfide del Paese e alle esigenze di un pubblico sempre più esigente e diversificato, il turismo non può essere solo una questione di numeri, ma rappresenta un’opportunità per costruire un futuro, sostenibile e consapevole, e per promuovere destinazioni, migliorare la competitività e l’attrattività del nostro Paese. È fondamentale che il settore continui ad avere una visione chiara delle dinamiche che si muovono in questo segmento strategico per la nostra economia e una attenzione verso soluzioni che non siano esclusivamente in chiave di proposte di programmi.
È certamente in quest’ottica che è basato il Piano Strategico del Turismo 2023-2027 presentato dal ministero del Turismo attraverso linee di indirizzo individuate –promozione, investimenti, qualità, inclusione, formazione e sostenibilità – a loro volta declinate trasversalmente in cinque pilastri strategici: governance, innovazione, qualità ed inclusione, formazione e carriere professionali turistiche, e sostenibilità. L’obiettivo è promuovere la competitività del settore e attestare l’Italia come player internazionale di riferimento».
Ponendo lo sguardo verso un contesto globale, quali sono le regioni che stanno emergendo come leader nella ripresa turistica post-Covid e quali fattori contribuiscono al successo del Medio Oriente in questa circostanza?
«Le regioni che si stanno affermando come leader nella ripresa turistica post-Covid sono principalmente Medio Oriente, Europa e Africa. Tra queste, la penisola arabica ha registrato un notevole successo. Infatti, gli arrivi internazionali in questa area hanno superato del 26 per cento i livelli pre-Covid. D’altra parte, l’Europa e le Americhe hanno recuperato rispettivamente il 99 per cento e il 97 per cento dei loro arrivi pre-pandemia. Tuttavia, l’Asia e il Pacifico rimangono indietro, con un recupero che si attesta all’82 per cento.
Analizzando più nel dettaglio, il Medio Oriente è una regione che attrae sempre più turisti ogni anno, grazie alla sua ricchezza culturale e alla storia millenaria che la contraddistingue. Tra le destinazioni turistiche più popolari in questa regione, che si estende dal Marocco all’Iran, passando per l’Arabia Saudita, l’Oman il Qatar, l’Egitto e parte della Turchia, con varietà di paesaggi (Golfo Persico, catene montuose dell’Anatolia) fino alle distese desertiche del Sahara, i Paesi del Golfo a cominciare dagli Emirati Arabi Uniti si affermano le destinazioni turistiche più popolari».
Più nello specifico, per quanto riguarda Abu Dhabi, qual è la sua strategia turistica per il 2030 e quali sono gli obiettivi principali che si intendono raggiungere?
«Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, ha disegnato la sua strategia turistica 2030: aumentare il numero di visitatori da quasi 24 milioni nel 2023 a 39,3 milioni entro il 2030, con una crescita del 7 per cento su base annuale.
La roadmap prevede, inoltre, l’aumento del contributo del settore turistico al Pil degli Emirati Arabi Uniti, portandolo da circa 49 miliardi di Aed nel 2022 a 90 miliardi, sempre entro il 2030. Le previsioni indicano la creazione di 178mila nuovi posti di lavoro mentre i visitatori internazionali che pernottano nell’Emirato dovrebbero quasi raddoppiare, passando da 3,8 milioni nel 2023 circa a 7,2 milioni nel 2030.
La concretizzazione di questo percorso di crescita passerà da 26 iniziative chiave che si articolano in quattro pilastri strategici: offerta e attivazione della città; promozione e marketing; infrastrutture e mobilità; e Visti, licenze e regolamenti.
Le iniziative saranno realizzate in collaborazione con DCT Abu Dhabi, il Dipartimento di Sviluppo Economico di Abu Dhabi (DED), il Dipartimento delle Municipalità e dei Trasporti (DMT), la Compagnia Aeroportuale di Abu Dhabi (ADAC) e altri importanti stakeholder governativi e privati, che svolgono un ruolo strategico nella realizzazione della visione turistica di Abu Dhabi.
Abu Dhabi si conferma un centro internazionale con politiche di sviluppo vivaci e coerenti con i propri obiettivi; nulla lascia pensare al fatto che gli obiettivi saranno raggiunti e probabilmente in tempi più brevi».