TikTok: successo e polemiche globali

TikTok, il social network cinese ha conquistato il mondo, tra successo, controversie e questioni geopolitiche: il caso americano e quello romeno
TikTok si conferma uno dei social network più popolari al mondo, con numeri significativi che testimoniano la sua rapida ascesa.
Nel 2021, la piattaforma ha generato un fatturato di 4,6 miliardi di dollari, con un incremento del 142% rispetto all’anno precedente. Nel 2022, ha raggiunto oltre 1,6 miliardi di utenti attivi mensili e superato i 3 miliardi di download complessivi, affermandosi come la prima app cinese a penetrare profondamente nei mercati occidentali, sfidando il predominio storico delle big tech americane.
Nata nel 2016 come versione internazionale di Douyin (抖音) e sviluppata dalla società cinese ByteDance, TikTok ha conquistato il panorama globale grazie a una mossa strategica chiave: l’acquisizione, nel 2017, di Musical.ly, una piattaforma di video brevi già popolare tra i giovani americani ed europei. Questo ha permesso a TikTok di integrarsi rapidamente nelle abitudini digitali degli utenti occidentali, trasformandosi in un fenomeno culturale e in un punto di riferimento per le nuove generazioni.
Il successo di TikTok si deve in gran parte al suo potente algoritmo, capace di personalizzare i contenuti sulla base delle preferenze degli utenti. Questa caratteristica rende l’esperienza altamente coinvolgente, garantendo visibilità anche ai creator emergenti e rivoluzionando le dinamiche dei social tradizionali. Con un pubblico prevalentemente giovane, TikTok è oggi il luogo in cui nascono tendenze, si scopre musica e si costruiscono community. Negli Stati Uniti, oltre il 50% degli utenti ha un’età compresa tra i 16 e i 30 anni, rendendolo uno strumento di comunicazione centrale per i nativi digitali.
Nonostante il successo globale, TikTok non è stato esente da controversie. La piattaforma è stata più volte al centro di dibattiti riguardanti la privacy, la sicurezza dei dati e il possibile utilizzo dell’algoritmo per manipolare i contenuti. Numerosi governi e istituzioni hanno sollevato dubbi sulla trasparenza del trattamento dei dati degli utenti, in particolare per i suoi legami con ByteDance, la società madre con sede in Cina.
Questi timori hanno alimentato tensioni in diverse nazioni, culminando in azioni legali e proposte di regolamentazione. Le preoccupazioni legate ai legami con la Cina si sono intensificate in modo particolare negli Stati Uniti, dove TikTok affronta una battaglia legale che coinvolge non solo la sicurezza dei dati, ma anche l’equilibrio geopolitico. Al centro delle tensioni ci sono accuse secondo cui ByteDance, l’azienda cinese proprietaria della piattaforma, potrebbe essere costretta a condividere i dati degli utenti americani con il governo cinese.
La controversia ha raggiunto un punto critico con una legge firmata dal presidente Joe Biden nell’aprile scorso. La normativa stabilisce che TikTok dovrà cessare le attività negli Stati Uniti entro il 19 gennaio, a meno che ByteDance non venda l’app a un’entità non cinese. Tuttavia, ByteDance ha dichiarato di non voler procedere con la vendita, aprendo così una controversia legale e politica di notevole portata.
La data del 19 gennaio è destinata a segnare un momento spartiacque. Se il divieto dovesse entrare in vigore, TikTok non sarebbe più disponibile negli store digitali americani, tagliando fuori una base utenti di oltre 170 milioni di persone. Questa prospettiva rappresenta non solo un danno economico per ByteDance, con ripercussioni potenzialmente globali nella competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina.
Le preoccupazioni per l’influenza di TikTok non si limitano agli Stati Uniti, ma si estendono anche a livello globale, come dimostra il caso della Romania. Qui, la piattaforma è stata coinvolta in una crisi politica e istituzionale importante, che ha messo alla prova gli equilibri del Paese. Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, che ha visto la sorprendente vittoria di Călin Georgescu, i servizi segreti romeni hanno confermato le accuse di interferenza straniera, identificando TikTok come uno degli strumenti principali utilizzati per diffondere disinformazione e manipolare l’opinione pubblica, in particolare tra i giovani elettori.
La crisi in Romania evidenzia come le piattaforme digitali possano essere sfruttate in contesti geopolitici, rivelando potenziali vulnerabilità nei processi democratici, nel caso di specie, per quanto riguarda l’uso di TikTok nella diffusione di disinformazione durante le elezioni presidenziali. La Romania, parte dell’Unione Europea e della NATO, si trova ora ad affrontare problematiche legate alla gestione della sua sicurezza e stabilità politica. Le autorità romene stanno adottando misure per risolvere la questione, tra cui la ripetizione delle elezioni e l’intensificazione degli sforzi per combattere la disinformazione online.
L’Unione Europea ha posto crescente attenzione sulla gestione dei dati personali, soprattutto per quanto riguarda i minorenni, con particolare focus sulle pratiche di TikTok. Recentemente, la piattaforma è stata multata di 345 milioni di euro dalla Commissione per la Protezione dei dati dell’Irlanda (DPC) per non aver rispettato le normative del GDPR, in particolare per aver esposto i dati di utenti tra i 13 e i 17 anni. L’indagine ha rivelato che TikTok ha utilizzato pratiche di design ingannevole, noti come dark patterns, per spingere i giovani a impostare i loro profili come pubblici, mettendo a rischio la loro privacy.
In risposta a queste criticità, TikTok ha apportato modifiche significative alle sue politiche di privacy. Ad esempio, dal 2021, i profili degli utenti tra i 13 e i 15 anni sono impostati come privati di default. Inoltre, la piattaforma ha introdotto restrizioni sui commenti e limitato l’accesso ad alcune funzioni interattive come il Duetto per i minorenni. Nonostante questi cambiamenti, le autorità europee continuano a monitorare l’efficacia di tali provvedimenti e hanno richiesto a TikTok di apportare ulteriori misure di adeguamento alle normative.
La crescente attenzione da parte dell’Unione Europea riflette una tendenza più ampia nella regolamentazione delle piattaforme digitali, in cui si richiede maggiore trasparenza e protezione per gli utenti vulnerabili, in particolare i giovani.
A cura di Simone Pennetta e Federico Gandellini.
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