Stabilità finanziaria italiana nel 2025

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La fotografia della stabilità finanziaria italiana nel 2025: un sistema solido in un mondo inquieto

La seconda edizione annuale del Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia offre una fotografia nitida della situazione del Paese: il sistema è complessivamente solido, ma vive dentro un mondo che sta diventando ogni mese più complesso. Non è un messaggio allarmistico, anzi: la lettura è equilibrata, quasi rassicurante. Tuttavia, tra le righe emerge una consapevolezza chiara: ciò che potrebbe creare turbolenze non nasce oggi dall’interno, ma da ciò che accade fuori dai confini nazionali.

Lo scenario internazionale continua infatti a essere attraversato da tensioni commerciali, conflitti irrisolti e nuove barriere tariffarie che ridisegnano il commercio globale. In questo contesto, i mercati finanziari mostrano un’apparente tranquillità. Le quotazioni sono elevate, la volatilità è ai minimi e l’oro – tradizionale bene rifugio – tocca nuovi massimi. È una combinazione che, nella storia finanziaria, spesso anticipa bruschi cambi di umore. La Banca d’Italia non parla di tempesta imminente, ma invita a non sottovalutare i rischi. In un mondo così carico di incertezze, la serenità dei mercati può diventare vulnerabile.

Lo scenario internazionale descritto dalla Banca d’Italia merita particolare attenzione, perché è proprio da lì che arrivano le incertezze più rilevanti. Il quadro globale è tutt’altro che uniforme: gli Stati Uniti continuano a correre con una crescita sostenuta e mercati finanziari euforici, mentre l’area euro avanza con maggiore lentezza, frenata da domanda interna debole e da condizioni finanziarie ancora restrittive. La Cina sta attraversando una fase di stabilizzazione delicata, segnata dalle difficoltà del settore immobiliare e da un rallentamento strutturale che si riflette sull’andamento degli scambi mondiali. Anche nelle economie emergenti persistono fragilità legate al debito in valuta estera, alla volatilità dei flussi di capitale e alla vulnerabilità ai prezzi delle materie prime. In questo mosaico irregolare, i mercati appaiono sorprendentemente tranquilli: la volatilità è bassa, le valutazioni elevate e l’oro ai massimi storici. Una calma che la Banca d’Italia considera potenzialmente fuorviante, perché maturata proprio mentre le tensioni geopolitiche e commerciali si moltiplicano.

Spostando lo sguardo sull’Italia, l’immagine è sorprendentemente positiva. Lo spread BTP-Bund è tornato sui livelli precedenti alla crisi del debito sovrano e i CDS sull’Italia hanno toccato i minimi degli ultimi quindici anni. I mercati dei titoli di Stato mostrano buona liquidità, gli scambi sono vivaci e l’assorbimento degli ordini, anche consistenti, avviene senza scossoni. La politica di bilancio, pur in un contesto complesso, resta improntata alla prudenza. L’indebitamento netto previsto per il 2025 dovrebbe attestarsi intorno al 3 per cento del PIL, mentre il debito pubblico – vero tallone d’Achille del Paese – continuerà ad aumentare leggermente nel breve periodo, anche per gli effetti contabili delle misure edilizie degli anni passati, per poi tornare a calare gradualmente dal 2027. Il messaggio è chiaro: l’Italia rimane credibile, ma la sostenibilità del debito dipenderà dalla capacità di mantenere disciplina e di innalzare il potenziale di crescita.

Le famiglie rappresentano uno dei principali punti di forza. I redditi crescono grazie alla buona tenuta dell’occupazione, la ricchezza finanziaria aumenta e l’indebitamento rimane tra i più bassi d’Europa. Il carattere prudente del risparmio italiano continua a giocare un ruolo determinante: la prevalenza dei mutui a tasso fisso protegge da repentini aumenti dei tassi, mentre resta solida la propensione a diversificare gli investimenti verso strumenti di medio-lungo termine come BTP e fondi comuni. È una prudenza che, ancora una volta, contribuisce alla resilienza complessiva del sistema.

Anche le imprese mostrano segnali confortanti. La redditività resiste, l’indebitamento è sotto controllo e le tensioni sul commercio internazionale non hanno ancora prodotto effetti significativi sulla competitività. Non mancano però alcune zone d’ombra. I settori più esposti alle catene del valore globali potrebbero risentire più rapidamente di nuovi dazi, di interruzioni del commercio o di eventuali shock energetici. La Banca d’Italia non lancia allarmi, ma ricorda che un’economia aperta come quella italiana deve monitorare costantemente le dinamiche esterne.

Il sistema bancario resta ben patrimonializzato, con una qualità del credito ancora favorevole e indicatori di liquidità soddisfacenti. Gli anni di tassi elevati hanno favorito una redditività eccezionale, ma il contesto sta cambiando. Il graduale allentamento della politica monetaria ridurrà i margini di interesse e il ritorno a una normalità più equilibrata potrebbe rendere la redditività meno brillante. In uno scenario di crescita moderata, è naturale attendersi un lieve incremento delle difficoltà creditizie, pur partendo da una base molto solida. A questi fattori si aggiungono i rischi operativi e cyber, citati esplicitamente come ambiti che richiedono massima attenzione.

Il comparto assicurativo mantiene un buon equilibrio patrimoniale e una redditività soddisfacente, mentre il risparmio gestito beneficia di una raccolta positiva e di un patrimonio in crescita. Nessun segnale di rischio sistemico proviene inoltre dal mercato immobiliare: i prezzi delle abitazioni continuano a salire, ma senza indicazioni di sopravvalutazione, mentre il segmento commerciale resta relativamente stabile.

Una parte importante del Rapporto è dedicata anche ad alcuni temi emergenti che nei prossimi anni influenzeranno il modo in cui si parla di stabilità finanziaria. La regolamentazione delle stablecoin, il ruolo della nuova disciplina europea sulla gestione delle crisi bancarie, i rischi climatici e le loro ricadute sulla qualità del credito, lo stato del crowdfunding e gli stress test sulle banche di minori dimensioni sono presentati come ambiti in cui l’evoluzione normativa e tecnica sarà decisiva.

Il quadro complessivo restituisce un Paese più robusto di quanto spesso emerga nel dibattito pubblico. La stabilità attuale non è frutto del caso, ma il risultato di comportamenti prudenti, di riforme accumulatesi negli anni e di un sistema finanziario rafforzato. Tuttavia, questa solidità non può essere data per acquisita. Il mondo esterno resta instabile, la crescita interna è ancora troppo lenta e il debito pubblico continua a rappresentare il principale elemento di vulnerabilità a lungo termine. L’Italia, oggi, corre in equilibrio: consapevole della sua forza, ma anche della fragilità degli scenari che la circondano.

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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