Rapporto sulla Competitività dei Settori Produttivi 2025 pubblicato da Istat per di raccontare i cambiamenti del sistema produttivo italiano
Il Rapporto sulla Competitività dei Settori Produttivi, giunto alla tredicesima edizione, fornisce un’analisi dettagliata della struttura e delle performance del sistema produttivo italiano. Il documento include un’appendice statistica con circa 80 indicatori per settore, disponibili con dettagli territoriali e dimensionali.
L’edizione 2025 si concentra sulla vulnerabilità del sistema produttivo italiano rispetto alla domanda e all’offerta estera, in un contesto di shock economici e geopolitici internazionali.
L’Italia nella rete degli scambi internazionali
Il primo capitolo analizza le tendenze globali del commercio, mettendo in evidenza il posizionamento dell’Italia e dell’Unione Europea rispetto a Stati Uniti e Cina.
Nel 2024 il commercio mondiale ha registrato una crescita del 3,4% secondo il Fondo Monetario Internazionale, accelerando rispetto al +0,8% del 2023. L’Asia, inclusa la Cina, ha trainato la crescita, mentre l’Europa ha sofferto a causa della guerra in Ucraina e della recessione tedesca. La politica commerciale statunitense è sempre più orientata al protezionismo, colpendo in particolare l’Unione Europea.
Le esportazioni italiane tra il 2019 e il 2023 sono cresciute significativamente verso gli Stati Uniti (+47,5%) e la Cina (+47,8%), ma nel 2024 si è verificata una flessione del 3,6% verso gli USA, del 20% verso la Cina e del 5% verso la Germania. Il principale avanzo commerciale dell’Italia è con gli Stati Uniti, con un saldo positivo di 34,7 miliardi di euro nel 2024, determinato soprattutto dai settori della farmaceutica, dei macchinari, degli autoveicoli e della moda.
In termini di relazioni commerciali internazionali, la Cina ha sostituito gli Stati Uniti come hub principale del commercio globale, marginalizzando progressivamente le economie europee. L’Italia risulta più vulnerabile alle forniture estere rispetto a Germania, Stati Uniti e Cina. La recessione tedesca ha avuto un impatto negativo sul PIL italiano, riducendone la crescita di 0,2 punti percentuali nel 2023 e 2024.
Dipendenza e vulnerabilità settoriale
Il secondo capitolo esamina la vulnerabilità dei settori economici rispetto agli scambi con l’estero.
Nel 2024 il fatturato dell’industria italiana è calato del 3,4%, con una contrazione del 3,5% nella manifattura. La flessione ha coinvolto due terzi dei settori, con alcune eccezioni, come la farmaceutica (+8,2%), la riparazione di macchinari (+6,5%) e il settore delle bevande (+1,5%). L’Indicatore Sintetico di Competitività (ISCo) mostra che 16 settori su 23 hanno registrato una competitività superiore alla media, in particolare farmaceutica, alimentare e macchinari.
Le esportazioni manifatturiere hanno subito una leggera contrazione dello 0,5% nel 2024. Solo sei comparti hanno registrato una crescita, tra cui gioielleria (+19,6%), alimentare (+9,8%) e farmaceutico (+9,5%). L’export di macchinari è diminuito dell’1,3%, mentre quello di autoveicoli e altri mezzi di trasporto è crollato di oltre il 12%. Più della metà delle esportazioni italiane è destinata a nove paesi, con Germania, Stati Uniti e Francia come principali mercati di sbocco.
Le importazioni sono rimaste stabili nel 2024, dopo la contrazione del 2023. L’import di farmaceutica, stampa e mobili è aumentato, mentre quello di autoveicoli, elettronica e macchinari ha subito un calo. La Germania continua a essere il principale fornitore di autoveicoli e prodotti della gomma e plastica, mentre la Cina ha rafforzato la sua presenza nelle importazioni di chimica, autoveicoli e prodotti di stampa.
Alcuni settori industriali risultano particolarmente vulnerabili alle importazioni. Coke e raffinazione mostrano una vulnerabilità cinque volte superiore alla media manifatturiera, seguiti da chimica, metallurgia, autoveicoli, elettronica e tessile. La vulnerabilità dipende sia dall’alta dipendenza dalle importazioni sia dalla concentrazione geografica delle forniture. Negli ultimi quindici anni, la vulnerabilità è aumentata in comparti come il tessile, l’elettronica e i trasporti, mentre è diminuita per la farmaceutica e i prodotti in metallo.
Vulnerabilità delle imprese all’import e all’export
Il terzo capitolo analizza la dipendenza del sistema produttivo italiano nei confronti del commercio estero a livello di singole imprese.
Nel 2022 circa 23.000 imprese, pari allo 0,5% del totale, erano vulnerabili all’export, impiegando 415.000 addetti e generando il 16,5% dell’export complessivo italiano. I settori più esposti sono i mezzi di trasporto, gli articoli in pelle e i macchinari. Le imprese più vulnerabili dipendono in particolare dalla domanda proveniente da Stati Uniti e Germania, con esportazioni concentrate nei settori farmaceutico, meccanico e della gioielleria.
Sul fronte delle importazioni, circa 4.600 imprese (0,1% del totale) erano altamente vulnerabili nel 2022. Queste aziende hanno dimensioni mediamente quattro volte superiori rispetto alla media e generano il 23,8% delle importazioni nazionali. La vulnerabilità è particolarmente elevata nei settori della farmaceutica, del legno, della raffinazione e della chimica. Le imprese italiane risultano più dipendenti dalle importazioni di materie prime e beni intermedi provenienti da Germania, Francia e Cina.
Dal punto di vista delle filiere produttive, i settori più internazionalizzati includono trasporto aereo, aerospazio, farmaceutico e trasporto su rotaia. La filiera dei mezzi di trasporto su gomma è tra le più critiche, poiché il suo livello di vulnerabilità può avere un impatto significativo sul sistema produttivo nel suo complesso.
A livello regionale, la vulnerabilità all’export è più marcata in Toscana, Lombardia e Veneto. La vulnerabilità all’import è invece più contenuta, con l’eccezione della provincia autonoma di Bolzano, dove raggiunge lo 0,9%.
Conclusioni
Il commercio globale sta attraversando una fase di transizione, con un aumento della dipendenza dai mercati asiatici e una crescente polarizzazione tra Cina e Stati Uniti. Il sistema produttivo italiano mostra una forte dipendenza dalle forniture estere, in particolare nei settori dell’energia, della chimica e della metallurgia.
Nonostante la competitività di molte imprese italiane, la vulnerabilità alle fluttuazioni della domanda e dell’offerta internazionali rappresenta un rischio crescente. Per ridurre l’esposizione a tali rischi, è necessario che le imprese adottino strategie di diversificazione sia dei mercati di sbocco sia delle fonti di approvvigionamento. Solo attraverso un rafforzamento delle catene del valore nazionali e una maggiore autonomia nei settori chiave sarà possibile garantire la resilienza del sistema produttivo italiano nei prossimi anni.