Prospettive per l’economia italiana

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Prospettive per l’economia italiana: moderata ripresa e incognite globali. La previsione estiva della Banca d’Italia tratteggia un’economia in crescita contenuta, con rischi ancora legati allo scenario internazionale e alle politiche di bilancio

Nel 2025 l’economia italiana continuerà a crescere, ma a un ritmo contenuto. La Banca d’Italia, nel report “Prospettive per l’economia italiana – giugno 2025”, stima un aumento del Prodotto interno lordo dello 0,6% quest’anno, in linea con la debolezza mostrata nei mesi precedenti. La crescita dovrebbe rafforzarsi nel biennio successivo, attestandosi all’1% nel 2026 e all’1,2% nel 2027, sostenuta dalla graduale ripresa della domanda interna e dal miglioramento delle condizioni economiche globali.

Queste proiezioni si fondano su uno scenario ancora incerto. Le tensioni geopolitiche e commerciali rimangono elevate e potrebbero inasprirsi, mentre le condizioni monetarie e finanziarie internazionali restano rigide, con tassi di interesse ancora alti. Inoltre, eventuali ritardi nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) o un peggioramento delle finanze pubbliche potrebbero rallentare ulteriormente la ripresa.

Dopo una contrazione dell’attività economica nella seconda metà del 2023, nei primi mesi del 2024 l’economia ha mostrato segnali di stabilizzazione. La domanda interna è tornata a crescere, in particolare grazie ai consumi delle famiglie, supportati dal recupero del potere d’acquisto. Anche il mercato del lavoro si è mantenuto dinamico, contribuendo alla crescita dei redditi. La componente estera, invece, ha frenato l’espansione, penalizzata dal rallentamento della domanda globale e da un commercio internazionale ancora debole.

Nel 2025 il contributo delle esportazioni dovrebbe aumentare progressivamente, trainato dal miglioramento delle condizioni economiche nei principali partner commerciali europei. Le imprese italiane, dopo un periodo di rallentamento, potrebbero beneficiare di un ambiente globale più favorevole e di un nuovo slancio negli investimenti, anche grazie ai fondi del PNRR. La spesa pubblica per investimenti è attesa in crescita, mentre i consumi privati continueranno a rappresentare un pilastro per la crescita, sebbene con ritmi inferiori rispetto al 2024.

L’inflazione, che aveva raggiunto livelli particolarmente elevati tra il 2022 e il 2023, è scesa significativamente. Nel 2025 l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe aumentare dell’1,3%, con un’ulteriore discesa prevista nel biennio successivo (1,6% nel 2026 e 1,9% nel 2027). Il rallentamento dell’inflazione è attribuibile principalmente al calo dei prezzi energetici e all’attenuarsi delle pressioni sui costi. Questo scenario sta consentendo un recupero del potere d’acquisto delle famiglie, che ha sostenuto i consumi negli ultimi trimestri.

Nonostante la moderazione dei prezzi, i salari nominali continueranno a crescere, riflettendo anche i rinnovi contrattuali attesi nel 2025. L’aumento delle retribuzioni, tuttavia, sarà compatibile con la bassa inflazione, evitando il rischio di spirali prezzi-salari. Il costo del lavoro per unità di prodotto tornerà a crescere a ritmi contenuti, dopo l’accelerazione registrata nel biennio precedente, e si allineerà gradualmente all’andamento della produttività.

Il mercato del lavoro manterrà una buona tenuta. Il tasso di occupazione è atteso in leggero aumento, con una crescita dell’occupazione complessiva dell’1% nel 2025 e più contenuta negli anni successivi. La disoccupazione dovrebbe rimanere stabile intorno al 7%, riflettendo sia la solidità della domanda di lavoro sia una partecipazione ancora limitata da parte di alcune fasce della popolazione.

Dal lato dei conti pubblici, la dinamica della spesa per interessi rappresenta un nodo cruciale. Sebbene il saldo primario (al netto degli interessi) resterà in territorio positivo, il deficit complessivo continuerà a risentire degli elevati costi del debito. La riduzione del rapporto debito/PIL proseguirà ma a un ritmo più lento rispetto a quanto previsto nei documenti programmatici del Governo. In questo contesto, sarà fondamentale un’efficace gestione delle finanze pubbliche, anche per mantenere la fiducia dei mercati.

Nel complesso, il quadro delineato dalla Banca d’Italia presenta luci e ombre. Da un lato, la ripresa dell’economia, il rallentamento dell’inflazione e la tenuta del mercato del lavoro offrono elementi di stabilità. Dall’altro, le incertezze legate allo scenario globale, la vulnerabilità delle finanze pubbliche e le difficoltà legate all’attuazione del PNRR impongono prudenza.

Il messaggio implicito del report è chiaro: l’Italia può tornare su un sentiero di crescita più robusto solo se sarà in grado di rafforzare la propria capacità produttiva, migliorare l’efficienza della spesa pubblica e sfruttare appieno le risorse europee. Senza interventi strutturali incisivi, la crescita resterà modesta e il divario con le principali economie europee difficilmente si colmerà.

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