Non c’è Green senza Digital
Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e vicepresidente Nokia Italia, ci parla di trasformazione digitale, sviluppo sostenibile, nuove competenze per un mercato del lavoro in costante innovazione e cultura di superamento del gender gap
Attraversiamo una fase di crisi e di trasformazione molto delicata tra dopo/Covid e guerra in corso. Sono da immaginare nuovi modelli che ci consentano di trovare la via allo sviluppo sostenibile, tra inclusione e crescita economica. Qual è la visione del futuro di Nokia? Quali le priorità?
«La pandemia prima e la guerra in Ucraina poco dopo, hanno completamente stravolto gli equilibri socio-economici a livello globale, portando instabilità geo-politica, finanziaria ed energetica. Se da un lato, infatti, la pandemia ha dimostrato una forte necessità di trasformazione digitale, dall’altro lato la guerra ha spostato l’attenzione sull’urgenza di uno sviluppo improntato sulla sostenibilità. Due importanti obiettivi, dunque, per migliorare il nostro futuro, ponendo sempre la persona al centro. Non sarebbe possibile ritornare alla vita di prima, mettendosi semplicemente alle spalle quello che abbiamo vissuto. Per questo, le aziende oggi sono chiamate a rispondere con nuovi modelli di sviluppo: Nokia gioca un ruolo in questo scenario con la fornitura di reti di telecomunicazione con performance crescenti e con soluzioni sempre più rispettose dell’impatto ambientale.
In termini di sostenibilità, per esempio, una tecnologia basata su trasmissioni di dati in tempo reale è cruciale per implementare soluzioni in grado di monitorare i consumi e regolare il flusso di energia elettrica, sulla base dell’effettiva domanda in funzione del tempo; facilitando l’immagazzinamento di energia e riducendo al minimo gli sprechi. E non c’è Green senza Digital, la digitalizzazione e le nostre azioni per il clima sono inseparabili e devono andare di pari passo. Come riportato dal Nokia Sustainability Report 2021, i nostri “obiettivi basati sulla scienza” (SBTs – Science based targets) sono volti a ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030, sia nelle attività aziendali sia nei prodotti forniti.
Crediamo fermamente nel positivo impatto della tecnologia per migliorare la nostra vita e creare una cultura open, fearless ed empowered. La connettività permette alle persone di interagire, comunicare, collaborare, condividere, apprendere e lavorare. Permette l’accesso a tutti quei servizi che sono parte della quotidianità a partire da quelli essenziali, fino al lavoro, alla salute e alla formazione scolastica. In questi anni, infatti, è diventato sempre più importante garantire la continuità dell’istruzione, anche nelle circostanze più difficili, perché incide sulla forza economica e sociale delle economie nazionali.
Essendo una grande azienda multinazionale, abbiamo una forza lavoro incredibilmente diversificata, ma la diversità ha poco valore se non ne facciamo uso. Per questo la sostenibilità, l’inclusione e la valorizzazione della diversità sono i principi cardine su cui si basa la cultura Nokia e con i quali guidiamo la nostra azienda verso nuovi modelli di sviluppo, sono valori in cui credo fortemente»
Ai nuovi modelli di sviluppo corrisponderà, soprattutto per la next generation, una nuova possibilità di impegno e di formazione, data soprattutto la crescita della domanda di competenze STEM. Come vede Nokia il divenire del lavoro? Quali attività sviluppa per attrarre e formare talenti e in particolare giovani donne?
«Bisogna essere in possesso degli strumenti adeguati per leggere e comprendere il funzionamento del mondo che ci circonda e per un continuo adattamento ad una realtà che muta con eccezionale rapidità. La Quarta Rivoluzione Industriale, i cambiamenti demografici, socioeconomici e produttivi stanno trasformando la società e, nello specifico, il mercato del lavoro. Partendo da questa premessa, è urgente sottolineare il valore del contributo della conoscenza specialistica tecnico/scientifica. Molte delle competenze richieste dal mondo del lavoro sono e sempre più saranno appartenenti all’ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico. In questo settore si hanno le stime più promettenti di aumento dell’occupazione nei prossimi anni. Infatti, secondo il Sistema Informativo Excelsior (realizzato da Unioncamere e dall’ANPAL) nel quinquennio 2020-2024, le imprese avranno bisogno di circa un milione e mezzo di occupati in possesso di competenze STEM.
Purtroppo, però, circa un’azienda su quattro (esattamente il 23%) ha dichiarato di non aver individuato profili STEM nel “momento del bisogno”. Questo dato evidenzia il fenomeno dello “skills mismatch”, ovvero il divario tra domanda specializzata e offerta. L’esponenziale accelerazione dell’innovazione tecnologica ha determinato un forte aumento della domanda di competenze tecnico-scientifiche, che però non trova riscontro nei profili disponibili sul mercato del lavoro. L’Italia risulta avere un numero di laureati in materie STEM al di sotto della media europea, il che significa che il sistema formativo italiano non si sta adeguando ai ritmi di crescita e alle necessità di competenze delle aziende, per permettere loro di essere competitive in un futuro prossimo.
In Nokia Italia, in risposta a questo trend, abbiamo avviato progetti di orientamento con le Scuole Superiori, per avvicinare i ragazzi e, soprattutto, le ragazze, al mondo delle discipline STEM, per esempio accogliendo studenti nel nostro Innovation Hub a Vimercate, per progetti di Alternanza Scuola Lavoro. Lavoriamo a stretto contatto con varie Università, per assumere talenti e per sviluppare programmi congiunti. Mi dedico personalmente alla realizzazione di questi programmi insieme ai colleghi perché sono convinta dell’importanza di far conoscere ai ragazzi le aziende ed i lavori che ivi possono svolgere per il loro orientamento negli studi universitari.
Aggiungo che il boom delle richieste di profili STEM, fa emergere un’ulteriore problematica, relativa al mondo del lavoro in Italia: il divario di genere, o come direbbero gli anglosassoni, il gender gap. A causa principalmente di stereotipi sociali, si rileva una preponderanza di uomini rispetto alle donne in ambito STEM, a partire dalla scelta dei percorsi di studio, in cui le studentesse sono tuttora una minoranza. Il risultato è che, nonostante le statistiche evidenzino performances accademiche migliori, le donne vengono ancora penalizzate sia nel mondo accademico STEM, che di conseguenza in quello lavorativo, con disparità salariali e di opportunità di crescita, in termini di carriera.
In Nokia Italia, in tal senso, promuoviamo campagne di sensibilizzazione verso il gender-gap, per aumentare la consapevolezza verso tali tematiche e mettiamo in atto politiche aziendali per garantire alle donne pari opportunità».
La cooperazione pubblico/privato/terzo settore è un must per co-progettare le strategie di futuro. La digitalizzazione è a detta di tutti gli attori, una delle priorità irrinunciabili. Ma tutti vedono impellente, accanto allo sviluppo delle reti, la crescita della cultura digitale e dell’innovazione. Cosa sta facendo Nokia?
«Ho sempre sostenuto che il partenariato tra pubblico, imprese, istituzioni formative e centri di ricerca è effettivamente fondamentale per abilitare la trasformazione digitale. Questa richiede, infatti, non soltanto l’introduzione di nuove tecnologie, modelli organizzativi e di business, ma anche disponibilità di competenze specialistiche e aggiornamento continuo per alcuni, l’alfabetizzazione digitale per altri. Solo una collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti, ciascuno in base al proprio settore di competenza, permetterà di cogliere appieno i benefici della trasformazione digitale.
Ed è per questo che in Nokia Italia abbiamo attivato un buon numero di partenariati, con pubbliche amministrazioni, mondo accademico e centri di ricerca e siamo aperti a nuove forme di collaborazione che permettano di accelerare la trasformazione digitale del Paese.
Per quanto riguarda l’aspetto culturale e le competenze digitali, posso confermare che si tratta di un tema fondamentale; anche nell’ambito del B20 dello scorso anno, è stato evidenziato – nella discussione all’interno dell’Advisory Board – che tra i principali fattori che frenano la trasformazione digitale ci sono quelli culturali e più specificatamente, una limitata fiducia nelle tecnologie digitali e una bassa consapevolezza digitale.
A ciò si aggiunga che nell’ultimo rapporto DESI (indice introdotto dalla Commissione Europea nel 2014 per misurare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società), l’Italia occupa un poco lusinghiero terzultimo posto per le competenze digitali: solo il 42% della popolazione ha infatti competenze digitali, almeno di base, contro una media UE del 56%, e siamo quartultimi invece per competenze digitali avanzate raggiungendo il 22%, contro una media UE del 31%; la quota di imprese che ha offerto formazione in ambito ICT ai propri dipendenti si ferma al 16%, contro una media europea del 20%.
Ci sono quindi due piani di intervento interdipendenti: il primo riguarda la tecnologia e le infrastrutture, in particolare sul tema cruciale della connettività, che sono abilitatori essenziali per la trasformazione digitale, mentre il secondo si gioca sul piano culturale e delle competenze. È ormai chiaro che non ci può essere sviluppo senza competenze. Entrambi gli aspetti sono essenziali: senza le competenze digitali non avremo una completa ed efficace trasformazione digitale, correndo anche il rischio, per quanto riguarda l’Italia in particolare, di ridurre l’efficacia delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR in queste aree. In Nokia Italia stiamo facendo la nostra parte sul tema dell’alfabetizzazione digitale e abbiamo avviato diversi progetti di diffusione delle competenze, anche attraverso le collaborazioni sopra citate con Ministeri, Università e tramite iniziative con importanti Operatori di TLC. I nostri programmi riguardano tutti: giovani, meno giovani, anziani e disabili; vogliamo continuare ad essere attori ed interpreti principali della trasformazione del Paese».