Sostenibilità e innovazione: l’Europa accelera sull’automazione. Area DACH capofila e l’Italia resta più indietro
Secondo uno studio di osapiens le normative sulla sostenibilità non riguardano più solo la conformità, ma guidano l’innovazione di prodotto, l’efficienza operativa e la ricerca della leadership di mercato.
Solo il 21% delle imprese italiane dichiara che le iniziative ESG hanno portato a nuovi o migliorati prodotti o servizi, contro il 65% della regione DACH, il 40% della Francia e il 31% della Spagna; in Europa oltre il 77% delle aziende ha già automatizzato almeno in parte i propri processi di rendicontazione. In Italia la percentuale scende al 60%; i principali ostacoli all’automazione sono i costi di implementazione (30%) e la limitata competenza interna (16%); oltre la metà degli intervistati (circa il 53%) afferma che le iniziative di sostenibilità hanno condotto a innovazioni di prodotto.
Milano, 15 ottobre 2025 – A che punto è la rendicontazione sulla sostenibilità aziendale in Europa? In che modo l’automazione può trasformare gli obblighi normativi in leve strategiche? E perché alcuni Paesi stanno procedendo più rapidamente di altri (con l’Italia un po’ più indietro)? Queste sono le domande a cui cerca di dare una risposta lo studio “The State of Sustainability Reporting in Europe” condotto da osapiens, scale-up nata in Germania specializzata in soluzioni software per la sostenibilità e la trasparenza, recentemente riconosciuta da Gartner come Cool Vendor nel suo Supply Chain Sustainability Digital Solution report 2025. La ricerca ha raccolto le opinioni di 250 manager di aziende provenienti da sei mercati chiave europei: DACH (Germania, Austria, Svizzera), Italia, Benelux, Paesi nordici, Francia e Spagna.
Le normative sulla sostenibilità sono state a lungo percepite solo come un onere. Eppure i dati raccontano una storia diversa: l’81% dei manager che si occupano di sostenibilità in Europa considera oggi il reporting di un motore di innovazione e di vantaggio competitivo. Con oltre il 77% delle aziende che ha già automatizzato almeno in parte i propri processi di rendicontazione e inizia a raccogliere i frutti dei primi investimenti. Tuttavia, la mancanza di competenze interne in ambito ESG continua a rallentare i progressi nei diversi mercati: il 25% degli intervistati la riconosce come principale criticità.
Dall’obbligo normativo alla leva strategica
Per quanto riguarda la rendicontazione di sostenibilità e l’automazione dei processi ESG, il ritmo della trasformazione varia notevolmente tra le diverse regioni prese in esame. L’area DACH è in testa, con l’88% delle aziende che utilizza strumenti di automazione dedicati. Tuttavia, solo il 29% ha raggiunto una piena automazione (il doppio della media europea ferma al 15%) a testimonianza di una diffusa dipendenza da sistemi parzialmente o completamente manuali. Rispetto a questo tipo di maturità l’Italia si colloca nella fascia europea media, con il 60% delle aziende che dichiara di aver introdotto qualche forma di automazione nelle proprie attività di rendicontazione. Un dato che segna un progresso rispetto ad anni precedenti e che colloca il belpaese dietro alla già citata area capofila (DACH) e ai Paesi nordici (60%), ma davanti a Francia e Benelux che si fermano rispettivamente al 40% e al 36%. È interessante notare quanto i dirigenti direttamente responsabili della sostenibilità siano ottimisti riguardo al valore di quest’ultima come vera e propria opportunità strategica. Nell’area DACH, il 97% dei leader crede che la rendicontazione di sostenibilità migliori il proprio vantaggio competitivo. Anche nei Paesi nordici la percentuale è molto alta, arrivando al 90%. Questi numeri dimostrano un forte cambio di mentalità, in special modo nel nord Europa.
Il reporting di sostenibilità come catalizzatore di innovazione: Italia fanalino di coda
Dove l’automazione prende piede le aziende superano la semplice ricerca della conformità, integrando la sostenibilità in diverse aree e facendola diventare un vero e proprio motore di innovazione con risultati misurabili e tangibili. Secondo i manager intervistati a giovare maggiormente di questo trend è l’innovazione di prodotto (52,8%), con esempi che spaziano dalla ricerca su nuovi packaging fino al supply chain risk management. A seguire si notano miglioramenti anche in termini di efficienza dei processi (47,2%), rafforzamento del posizionamento di mercato (46,8%), engagement del cliente (44%), attrattività verso gli investitori (38,8%). Anche in questo caso si notano notevoli differenze tra le diverse aree geografiche prese in considerazione e, purtroppo, l’Italia si trova in una posizione decisamente arretrata rispetto ai Paesi leader. Solo il 21% delle nostre aziende dichiara che le iniziative ESG hanno portato a nuovi o migliorati prodotti o servizi, contro il 65% della regione DACH, il 40% della Francia e il 31% della Spagna.
Perché la piena automazione della sostenibilità resta difficile
Nonostante i progressi, la piena automazione rimane fuori portata per molte aziende. Per gli intervistati i principali ostacoli includono i costi di implementazione (30%), la limitata competenza interna (16%) e l’integrazione con sistemi legacy (14%). Anche laddove è presente l’ambizione, una limitata esperienza continua a ostacolare il progresso perché molte organizzazioni non dispongono ancora dei sistemi e delle competenze fondamentali per raccogliere e interpretare i dati sulla sostenibilità in modo efficace. Un problema avvertito dal 36% delle aziende in Benelux, dal 33% nell’area DACH e dal 26% in Italia. Inoltre, fuori dall’area DACH, la rendicontazione è spesso frammentata a causa di sistemi disomogenei, mentre le aziende DACH faticano con la raccolta manuale dei dati (36%) e la loro verifica per le revisioni contabili (29%). È evidente che senza dati affidabili e centralizzati, le metriche di sostenibilità restano scollegate dalle decisioni aziendali, limitandone il valore strategico.
Dove l’automazione genera il maggior valore
Per chi investe nell’automazione, i vantaggi sono evidenti. Le aree più impattanti comprendono la raccolta e validazione dei dati (38%), la preparazione al reporting e alle revisioni (30%) e il monitoraggio della conformità (30%). Anche la gestione dei rischi e la comunicazione con gli stakeholder ne beneficiano. Queste capacità non solo riducono l’onere amministrativo, ma aumentano anche l’accuratezza e la responsabilità delle funzioni di sostenibilità.
La sfida invisibile: catene di fornitura ancora opache
Quasi un’azienda su tre (30%) indica la conformità dei fornitori come principale criticità in ambito reporting. Più in profondità nella supply chain i dati affidabili e tempestivi scarseggiano e quasi un quarto dei partecipanti dichiara di non avere fiducia nel raggiungere una piena trasparenza. Sistemi obsoleti e monitoraggi manuali rendono difficile tracciare le emissioni Scope 3 o verificare le dichiarazioni dei fornitori, trasformando le strategie di sostenibilità in esercizi reattivi.
Conclusione: trasformare la conformità in vantaggio competitivo
“The State of Sustainability Reporting in Europe” mostra come il reporting di sostenibilità stia evolvendo da obbligo regolamentare a motore strategico di innovazione e competitività. Le aziende che investono in automazione e dati stanno già raccogliendo benefici tangibili in termini di sviluppo prodotto, efficienza e gestione del rischio. Tuttavia, i progressi restano disomogenei: la mancanza di competenze, i sistemi frammentati e la scarsa trasparenza della supply chain sono ancora ostacoli importanti.
In tutta Europa, la sostenibilità non è più un esercizio di conformità, ma una priorità strategica che stimola innovazione e resilienza e favorisce la leadership di mercato. Le imprese europee stanno fissando un nuovo standard globale, trasformando la sostenibilità in un catalizzatore di crescita a lungo termine. Oggi ciò di cui le aziende hanno davvero bisogno è semplicità e trasparenza: la capacità di riunire tutti i dati in un unico luogo, per passare dalla conformità al controllo e sbloccare il pieno potenziale della sostenibilità.




