Banca d’Italia, due scelte diverse sulle misure macroprudenziali europee: via libera alla Germania, stop a Svezia e Norvegia
Nel suo ultimo comunicato del 18 novembre 2025, la Banca d’Italia ha adottato una doppia decisione in materia di vigilanza macroprudenziale, rispondendo alle raccomandazioni dell’European Systemic Risk Board (ESRB). Da un lato, ha confermato il riconoscimento di una misura tedesca volta a rafforzare la stabilità del mercato immobiliare residenziale; dall’altro, ha scelto di non applicare quattro misure proposte da Svezia e Norvegia, giudicando trascurabile l’esposizione delle banche italiane verso quei rischi.
Due scelte che vanno nella stessa direzione: applicare soltanto gli interventi realmente necessari per la tutela della stabilità finanziaria nazionale.
Il via libera alla Germania: più capitale per gli immobili residenziali
La misura tedesca, oggetto della raccomandazione ESRB/2025/4, introduce una riserva patrimoniale aggiuntiva dell’1% sulle esposizioni garantite da immobili residenziali situati in Germania. Il buffer – una forma di cuscinetto anticiclico contro potenziali rischi di surriscaldamento del mercato immobiliare – si applica a livello consolidato, sub-consolidato e individuale.
La Banca d’Italia ha confermato il riconoscimento della misura per gli intermediari italiani, già anticipato nel maggio 2025, chiarendo che dal 1° gennaio 2026 le banche dovranno detenere capitale aggiuntivo sulle esposizioni interessate. Rimangono esentati soltanto gli istituti con esposizioni inferiori ai 10 miliardi di euro: un’applicazione del principio del de minimis autorizzato a livello europeo.
Il messaggio è chiaro: il mercato immobiliare tedesco è abbastanza rilevante, anche per gli operatori italiani, da giustificare un rafforzamento prudenziale. La misura è considerata proporzionata, coerente con il contesto e utile a contenere potenziali rischi sistemici.
Lo stop a Svezia e Norvegia: esposizioni troppo basse per giustificare nuove regole
Diverso il quadro per Svezia e Norvegia. Le raccomandazioni ESRB/2025/5 ed ESRB/2025/6 chiedevano agli Stati membri dello Spazio economico europeo di riconoscere quattro misure che impongono ponderazioni minime per il rischio relative a esposizioni immobiliari, sia residenziali sia commerciali, per le banche che utilizzano modelli interni (IRB).
Misure pensate principalmente per rafforzare la prudenza in mercati immobiliari caratterizzati da forte dinamismo e vulnerabilità cicliche, come quelli scandinavi.
Tuttavia, la Banca d’Italia ha rilevato che le esposizioni delle banche italiane verso quei rischi sono pressoché irrilevanti. In altre parole, applicare misure simili in Italia non avrebbe un impatto concreto sulla stabilità finanziaria, ma imporrebbe costi operativi e vincoli non necessari.
Di conseguenza l’Italia ha scelto di non riconoscere le misure, pur impegnandosi ad aggiornare periodicamente le verifiche e a rivedere la decisione qualora le circostanze mutassero.
Perché questa doppia decisione è importante
L’approccio mostrato da Via Nazionale riflette una linea di fondo: coordinamento europeo sì, ma con giudizio.
Il quadro macroprudenziale dell’UE prevede strumenti comuni, ma assegna alle autorità nazionali la responsabilità di calibrare gli interventi sulla base delle effettive esposizioni delle banche domestiche.
Riconoscere la misura tedesca significa evitare che banche italiane aggirino norme destinate a contenere un rischio significativo e ben identificato.
Non riconoscere quelle svedesi e norvegesi equivale invece a evitare un’applicazione automatica di regole pensate per mercati molto diversi dal nostro, dove gli operatori italiani giocano un ruolo marginale.
La stabilità passa per la proporzionalità
In un contesto europeo in cui le tensioni sui mercati immobiliari e la volatilità degli scenari macroeconomici continuano a rappresentare un punto di attenzione, la Banca d’Italia sceglie una linea realista: rafforzare gli strumenti quando serve, evitare irrigidimenti quando non sono necessari.
Una strategia che si inserisce nell’evoluzione della vigilanza post-crisi, dove il coordinamento tra Paesi e la valutazione costante delle esposizioni transfrontaliere diventano fattori decisivi per preservare la stabilità del sistema finanziario.




