Labomar, la nutraceutica in crescita continua
Migliorare il benessere delle persone può apparire un obiettivo ambizioso, ma per quanti sono abituati a puntare in alto senza compromessi questo principio diventa una fonte di costante ispirazione. È così per Labomar (sito web), azienda fondata nel 1998 a Istrana, in provincia di Treviso. Core business: integratori alimentari. Nei suoi laboratori, dove nascono formulazioni ad alto tasso di innovazione, le persone sono la chiave della ricerca scientifica e danno vita a numerose tecnologie brevettate nell’ambito della nutraceutica. Fondatore è il farmacista Walter Bertin. Curiosità e intraprendenza sono stati gli ingredienti che hanno permesso di trasformare il piccolo laboratorio della sua farmacia di famiglia in una grande scommessa industriale. Italia Economy ha intervistato Walter Bertin, Ceo Labomar
L’azienda si occupa di nutraceutica: come è iniziata la vostra attività in questo settore?
Non si tratta soltanto del nostro core business ma prima di tutto della nostra passione. Ricordo ancora oggi con emozione il percorso di ricerca e sperimentazioni che mi ha portato a creare i primi infusi e a ricevere preziosi riscontri dai clienti della farmacia. Così l’attività è cresciuta espandendosi nel corso di qualche anno anche oltre i confini della città. È stato allora che ho deciso di allargare i miei spazi e trasformare quel laboratorio in una grande scommessa. Era il 1998, e in quell’anno ho fondato Labomar.
Quali sono i numeri del mercato italiano e internazionale degli integratori nutraceutici?
La nutraceutica sta crescendo rapidamente, in risposta ai nuovi bisogni di salute legati all’invecchiamento della popolazione e alla maggiore cultura della prevenzione che si è diffusa nel corso degli ultimi anni e il settore, che in breve tempo si è affermato tra le eccellenze del made in Italy, muove un notevole giro d’affari. Consideriamo che secondo la ricerca diffusa dall’Area Studi Mediobanca a gennaio dell’anno scorso, questo mercato nel 2020 ha mosso in Italia circa 4,8 miliardi di euro, 3,8 dei quali rappresentati dagli integratori alimentari mentre il restante 1 miliardo riguarda gli alimenti per l’infanzia e la nutrizione specializzata in senso stretto. Allargando il campo, nel 2021 il comparto della nutraceutica ha movimentato nel mondo 500 miliardi di dollari e la previsione di crescita nel più lungo periodo è nell’ordine del 6,9% medio annuo, per un valore atteso di circa 745 miliardi di dollari nel 2027.
In quale modo vi differenziate sul mercato?
Tutto parte dalla nostra ambizione che è quella di contribuire allo sviluppo non soltanto quantitativo ma soprattutto qualitativo del settore, supportando i nostri partner nella realizzazione di nuovi progetti, mettendo a disposizione laboratori, idee innovative e tecnologie brevettate. È questo il nostro principale punto di forza, quello in cui crediamo sin da sempre.
Due integratori alimentari realizzati da Labomar hanno vinto il premio “Prodotto dell’anno 2023, in Spagna”. Come è avvenuta la selezione e qual è la motivazione del premio?
Grande soddisfazione. I due integratori alimentari che si sono aggiudicati il premio sono Aquilea Qbiotics Bienestar Emocional e Aquilea Qbiotics Menopausia, entrambi realizzati nei nostri stabilimenti di Istrana (il primo anche ideato e sviluppato dai nostri laboratori di R&D) per un partner d’eccellenza come la multinazionale Uriach.
Attraverso quale strategia siete riusciti a raggiungere questi traguardi?
La voglia di crescere, il desiderio di raggiungere obiettivi sempre più sfidanti ha portato Labomar a compiere il grande passo della quotazione alla Borsa di Milano, nel mercato dell’Euronext Growth Milan. Quest’operazione, portata a termine a fine 2020 nonostante la pandemia, ha premiato il lavoro svolto in oltre 22 anni di storia. E poi ha tracciato un passaggio importante, consentendoci di sostenere strategie di crescita per linee interne ed esterne e di intensificare sempre più il nostro impegno nelle attività di R&D. A due anni da allora, abbiamo investito in nuovi progetti, finanziato ampliamenti delle nostre strutture, assunto nuovi professionisti e realizzato diverse acquisizioni. La nostra espansione era già cominciata con la canadese Importfab per poi proseguire, dopo la quotazione, con Welcare in Umbria e Labiotre in Toscana. Il bello è che ciascuna di queste singole realtà è diventata parte, in tempi diversi, della famiglia Labomar e continua ad aggiungere grande valore al nostro lavoro, rafforzando la filiera a monte e a valle. In altre parole, mettendo a frutto il potenziale legato a queste operazioni abbiamo completato e rafforzato il controllo della catena del valore di riferimento per il settore nutraceutico, affermando sempre più il nostro ruolo di player globale. Basti pensare che abbiamo chiuso l’esercizio 2022 con un fatturato di 91,8 milioni di euro e nel primo trimestre 2023, per la prima volta nella nostra storia, abbiamo realizzato oltre la metà dei ricavi all’estero.
Torniamo all’inizio di questo dialogo, alla cura per il benessere delle persone. Come si coniuga una tale vocazione con un percorso di crescita come quello che sta vivendo Labomar?
È la motivazione più forte, la spinta che ci consente ogni giorno di migliorare, di puntare sempre più in alto e di dare un senso profondo alla nostra attività. Ma non solo, il benessere delle persone è anche un valore che cerchiamo di diffondere nei nostri ambienti di lavoro e al di fuori delle mura aziendali. Migliorare la qualità della vita fa parte del nostro percorso di sostenibilità, un cammino che ci ha portati nel 2020 a diventare Società Benefit perché crediamo profondamente in un sistema d’impresa fondato sull’attenzione all’ambiente e su una crescita inclusiva. Questo impegno non solo è scritto nero su bianco, ma è entrato nel nostro modo di pensare e di agire, in ogni ambito del nostro lavoro e in ogni relazione tra i collaboratori. Un percorso in evoluzione continua – perché si può e si deve fare meglio – che va verso un obiettivo etico ancora più sfidante, quello di perseguire la certificazione B Corp, il massimo riconoscimento dell’impatto positivo esercitato da un’impresa nei confronti della comunità e dell’ambiente.
Come è evoluto il suo entusiasmo dai tempi del laboratorio nel retrobottega della farmacia ad oggi?
L’entusiasmo è sempre al massimo, ma quello che oggi avverto in più è un forte senso di responsabilità sociale. Credo davvero che l’impresa possa svolgere un ruolo determinante nell’educare a un nuovo rapporto con l’ambiente e con la collettività.
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