La ricetta dell’innovazione di Baker Hughes

Formare e sensibilizzare all’innovazione è essenziale per valorizzazione le persone come i veri e propri agenti di cambiamento per la propria azienda. Parola di Ludovica Fiaschi, Institutional Affairs Manager Nuovo Pignone – Baker Hughes e direttrice di BiG Academy
Quali sono i principali strumenti per formare e sensibilizzare all’innovazione?
«Oggi tutte le aziende sono chiamate a rivedere i loro processi produttivi e in alcuni casi anche i loro prodotti in nome della sostenibilità e dell’impatto che la loro attività genera sul pianeta. L’innovazione è il mezzo principale che noi tutti abbiamo per attivare il cambiamento. Gli strumenti da adottare sono l’investimento in tecnologie digitali e la diffusone di competenze digitali funzionali a formare il personale all’innovazione.
Ma questo non basta, occorre rivedere i modelli organizzativi e sostituirne alcuni rispetto ai modelli tradizionali: occorre, per esempio, educare alla trasversalità che non deve sostituire la specializzazione, ma la deve affiancare e potenziare; occorre sostituire al concetto di supervisione quello di condivisione e concertazione delle idee; promuovere il cosiddetto lavoro agile e aprirsi sempre più ai rapporti esterni.
Baker Hughes ha adottato ormai da anni questo modus operandi favorendo un clima aziendale di grande responsabilizzazione e coinvolgimento di tutti i collaboratori, che è il fulcro dell’Open Innovation, e che risulta prodromico alla raccolta, sviluppo e lancio di idee con alto potenziale innovativo».
Secondo la filosofia Open Innovation per innovarsi, oggi, le imprese devono affidarsi a un modello di innovazione che non tenga conto solo delle idee e delle risorse interne, ma anche di strumenti e competenze provenienti dall’esterno, in particolare da start up, università, istituti di ricerca, consulenti e altre aziende, concorrenti e no.
Allo stesso modo le imprese non devono più solo ragionare in termine di sfruttamento interno delle idee, ma devono tenere in considerazione anche percorsi verso il mercato esterni ai propri confini o alternativi al proprio modello di business. Qual è la sua opinione in merito?
«Sono assolutamente d’accordo. Il mio ruolo all’interno di Baker Hughes è la dimostrazione tangibile di quanto oggi le relazioni e le contaminazioni con attori esterni all’azienda siano a fondamento di un processo di evoluzione e di crescita per le imprese. L’azienda ha negli anni inaugurato svariate progettualità con soggetti molto diversi.
I rapporti con università e centri di ricerca, nazionali e internazionali, sono per l’azienda una risorsa fondamentale a livello tecnologico e strategico. Attualmente, il nostro business Industrial & Energy Technology (IET), collabora con oltre 80 università e centri di ricerca in tutto il mondo, con circa il 40 per cento dei contratti attivi in Italia.
Negli ultimi cinque anni sono stati investiti circa 30 milioni di euro in collaborazioni con le università sul territorio nazionale. Sul fronte degli investimenti in tecnologia, ricerca e sviluppo, Baker Hughes ha circa 20 contratti attivi con università e centri di ricerca e 6 accordi quadro in essere con altrettante università italiane. A livello europeo l’azienda partecipa regolarmente a bandi e call, in particolare sui programmi europei Horizon, collaborando con oltre 30 università. Negli ultimi anni, inoltre, l’azienda ha avviato una serie di programmi e progetti con incubatori e acceleratori di idee».
Il tipo di formazione che proponete parla direttamente alle imprese, oltre che alle persone. Lo definite “un progetto dall’impresa per l’impresa”. Ci potrebbe illustrare in maniera più ampia questo concetto?
«Baker Hughes promuove tanti progetti formativi, al suo interno, attraverso l’utilizzo di piattaforme e-learning, corsi di leadership e altrettanti di potenziamento tecnico e tecnologico. Ma l’azienda si rivolge spesso anche all’esterno portando avanti progetti di sistema.
Quello a cui lei fa riferimento è in particolare l’alta scuola di formazione manageriale BiG Academy (acronimo di Business innovation Growth), nata nel 2020 per volontà di cinque grandi aziende internazionali (Baker Hughes, El.En Group, Leonardo, KME e Thales) e dell’Università di Firenze, per mettere a fattor comune le migliori conoscenze e competenze rendendole disponibili a tutte le realtà economiche del tessuto produttivo toscano prima e nazionale poi.
BiG Academy è la prima Business Academy in Italia basata su una didattica a doppia dimensione, accademica e aziendale, e sulla filosofia del peer learning. Questa innovativa metodologia si rivolge a manager, team aziendali e liberi professionisti che vogliono accrescere le proprie competenze e investire sul loro percorso professionale, acquisendo una visione multidisciplinare e di insieme, apprendendo dall’esperienza di top manager internazionali, comprendendo le fondamenta teoriche che stanno alla base di certe best practices.
Un’esperienza appunto “dall’impresa per l’impresa” dove sono le aziende che, attraverso un’azione di responsabilità sociale verso il territorio, mettono a disposizione le loro competenze per trasferirle ai futuri manager che avranno in futuro ruoli apicali e si troveranno quindi a prendere decisioni cruciali per i loro business. Durante il percorso vengono trattate alcune delle principali tematiche manageriali che hanno lo scopo di incrementare il livello di competitività e di crescita delle imprese, portando valore aggiunto alla comunità, al territorio e al sistema Paese nel suo complesso.
Dalla prima edizione dell’Academy nel 2021 ad oggi abbiamo formato oltre cento manager e funzionari provenienti da oltre venti settori industriali diversi e dislocati geograficamente in nove regioni italiane. Nel 2024 abbiamo inaugurato un hub di riferimento per la fruizione del percorso in Calabria presso il nostro stabilimento Baker Hughes a Vibo Valentia. L’obiettivo è quello di garantire ai sei partecipanti di questa Regione un’esperienza altrettanto efficace ed immersiva. Questo vuole essere un primo pilota, con l’auspicio che il prossimo anno si possa creare una vera e propria classe di BiG Academy in Calabria».
Il tipo di formazione che proponete risulta essere innovativo sia nei metodi che nei contenuti. Qual è la tipologia di contenuto che oggi può definirsi innovativo? E quanto alla metodologia adottata, prescinde dal settore di attività dell’aziende a cui vi rivolgete?
«Per quello che attiene alle competenze cosiddette manageriali, direi ogni contenuto che sia in grado di sganciarsi da vincoli di programmazione rigidi e stringenti e che abbia la libertà di aggiornarsi velocemente, guardando ai temi più attuali e cogenti per la gestione del business. In BiG Academy pensiamo di avere colto 6 macroaree e oltre 20 moduli formativi che sono in grado di presidiare le tematiche legate all’innovazione aziendale, si approfondiscono infatti i temi inerenti alla governance e alla responsabilità sociale, finanza e controllo di gestione, transizione energetica, leadership e sviluppo organizzativo.
Tematiche assolutamente trasversali, applicabili a qualsiasi settore e declinabili su ogni competenza e background formativo. Ogni anno attuiamo una profonda revisione dei moduli formativi, partendo dai feedback dei partecipanti, coinvolgendo i membri del comitato tecnico scientifico e dell’Advisory Board dell’Academy per definire le traiettorie di sviluppo future e facendo delle sessioni dedicate all’aggiornamento dei programmi didatti con i professori accademici e i manager aziendali che governano i moduli interessati.
Quest’anno poi è arrivata anche la certificazione Asfor che accredita BiG come Management Development Program, un importante riconoscimento che insignisce la nostra Academy di un titolo che si basa sugli standard europei ed internazionali più prestigiosi».