Tra crescita dei flussi, ritorno degli stranieri e l’effetto Olimpiadi, l’inverno rilancia l’economia della montagna italiana
L’inverno italiano si prepara a entrare nel vivo con numeri che raccontano una stagione tutt’altro che ordinaria. Tra il ritorno massiccio dei turisti stranieri, un nuovo modo di vivere la montagna e l’effetto–attesa delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, la neve torna a essere un potente moltiplicatore economico e simbolico. Non è solo una questione di sci: è un ecosistema che intreccia turismo, territori, investimenti e posizionamento internazionale del Paese.
Per la stagione invernale 2025/26, compresa tra dicembre e marzo, le previsioni parlano di circa 29,7 milioni di arrivi e 93 milioni di presenze complessive in Italia. La spesa turistica diretta attesa sfiora i 14,8 miliardi di euro, in crescita di oltre il 9% rispetto all’inverno precedente. È un risultato sostenuto soprattutto dalla domanda estera, in forte accelerazione, mentre il mercato domestico mostra segnali di maggiore stabilità, quando non di lieve contrazione. In altre parole, l’inverno italiano torna a essere sempre più internazionale.
Dentro questo quadro, la montagna gioca un ruolo centrale. La sola filiera del turismo montano e della neve – impianti, strutture ricettive, servizi, ristorazione e indotto – è stimata generare un fatturato complessivo di circa 12,1 miliardi di euro, con una crescita intorno al 3,6% rispetto alla scorsa stagione. Un dato che conferma come gran parte del valore economico dell’inverno si concentri sulle terre alte, pur senza esaurirsi esclusivamente nello sci tradizionale.
La geografia dei flussi non sorprende, ma si fa sempre più selettiva. Le Dolomiti continuano a rappresentare il cuore pulsante del turismo invernale italiano, grazie a un mix difficilmente replicabile di comprensori estesi, infrastrutture efficienti e riconoscibilità internazionale.
Trentino-Alto Adige e Veneto si confermano così tra le aree a più alta intensità di presenze e spesa. Subito dietro si collocano la Lombardia alpina, con la Valtellina protagonista, e la Valle d’Aosta, che mantiene un posizionamento premium capace di attrarre una clientela ad alta capacità di spesa. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia completano il quadro delle regioni che intercettano la quota più rilevante dei flussi, anche grazie alla crescente domanda di soggiorni brevi e weekend sulla neve.
Ed è proprio questo uno dei cambiamenti più evidenti della stagione: la settimana bianca classica lascia sempre più spazio a short break, fughe di pochi giorni e soggiorni flessibili. Una trasformazione che premia le località facilmente raggiungibili, accentua i picchi nei fine settimana e mette sotto pressione la gestione dei flussi nei periodi di massima affluenza. In alcune destinazioni simbolo, il tema dell’overtourism entra stabilmente nell’agenda delle amministrazioni locali e degli operatori.
Su tutto, si proietta l’ombra – e insieme la luce – delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Anche se i Giochi si svolgeranno a febbraio 2026, l’effetto economico e turistico è già in atto. L’inverno 2025/26 è la stagione che accompagna l’avvicinamento all’evento, alimentando visibilità internazionale, prenotazioni anticipate e interesse mediatico. A inizio dicembre 2025 risultava già venduto circa il 70% dei biglietti disponibili per le competizioni olimpiche, un segnale chiaro di domanda forte e diffusa.
Le stime sull’impatto economico complessivo delle Olimpiadi indicano un valore attorno ai 5,3 miliardi di euro, concentrato soprattutto tra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Milano e Cortina si configurano come poli simbolici, ma a beneficiare dell’effetto Giochi sono anche territori come la Valtellina, Livigno, Bormio e la Val di Fiemme, destinazioni che uniscono infrastrutture sportive, capacità ricettiva e attrattività internazionale.
Accanto alle opportunità, restano aperte alcune sfide strutturali. La sostenibilità ambientale ed economica degli investimenti, il tema dei costi – dagli skipass ai servizi – e la capacità di trasformare l’evento olimpico in una legacy duratura per i territori sono questioni che accompagneranno non solo questa stagione, ma l’intero ciclo 2025–2026.
Nel complesso, però, il segnale è chiaro: l’inverno italiano torna a crescere e lo fa puntando su qualità, posizionamento e attrattività globale. La montagna non è più soltanto una destinazione stagionale, ma una piattaforma economica e strategica che parla al futuro del turismo nazionale. E la stagione che si apre ora è, a tutti gli effetti, una prova generale.




