Sammontana, leader nel gelato italiano, punta sulla sostenibilità e l’innovazione per competere globalmente. L’azienda empolese crea prodotti d’eccellenza bilanciando tradizione e nuove sfide digitali
I gelati all’italiana sostenibili sono firmati Sammontana. Nata nel 1948 a Empoli dalla famiglia Bagnoli, Sammontana è oggi una delle principali realtà italiane nel settore del gelato industriale e della pasticceria surgelata.
Fortemente radicata nel territorio, l’azienda mantiene un’identità autenticamente italiana: italiane sono le origini, la proprietà (da tre generazioni), le attività di ricerca e sviluppo e la produzione, dislocata in sei stabilimenti in Italia, con l’headquarter a Empoli, e tre all’estero – in Francia, Canada e Stati Uniti. Impegnata da diversi anni in azioni per la compensazione e riduzione dell’impatto ambientale, è Società Benefit dal 2023 con certificazione B Corp, grazie soprattutto alla famiglia Bagnoli, che guida l’impresa da tre generazioni, e a Lorenzo Bagnoli, vicepresidente con delega alle Relazioni istituzionali e allo Sviluppo internazionale.
Lorenzo Bagnoli, quanto conta la sostenibilità nelle strategie innovative di Sammontana?
«La sostenibilità è centrale per Sammontana, è parte integrante della nostra visione industriale. Il percorso è iniziato anni fa e si è sviluppato nel tempo fino a portare Sammontana a diventare, prima, Società Benefit e, in seguito, B Corp. Oggi, l’obiettivo è estendere la certificazione B Corp a tutto il gruppo, dopo l’unione con Forno d’Asolo SpA, perché per noi la sostenibilità non è solo un’etichetta, ma un principio guida. Riteniamo che non possa esistere una sostenibilità economica senza una corrispondente sostenibilità ambientale e sociale.
Questo approccio è condiviso anche da Investindustrial, il fondo che partecipa al nostro capitale, anch’esso certificato B Corp. Abbiamo integrato obiettivi di sostenibilità nella gestione aziendale, anche attraverso sistemi di incentivazione per i manager. Come Società Benefit, ogni anno rendicontiamo le nostre azioni nel Report di impatto: uno strumento concreto per misurare i risultati e non fermarsi alle dichiarazioni d’intenti».
Qual è l’approccio di Sammontana all’innovazione di prodotto?
«L’innovazione è da sempre nel nostro DNA. Il gelato, per sua natura, è un prodotto dinamico, che vive di stagionalità e novità: ogni anno lanciamo circa 50 nuovi prodotti tra marchio Sammontana e private label. Questo ci spinge a lavorare a stretto contatto con fornitori, ricercatori e tecnologi per rinnovare continuamente le nostre proposte.
Negli anni, abbiamo trasferito questo spirito innovativo anche alle altre categorie alimentari in cui siamo presenti, come la prima colazione o i dessert da ristorazione. Viviamo accanto a Vinci, la patria di Leonardo, e amiamo pensare che un po’ di quel genio sia entrato a far parte del nostro modo di fare impresa. D’altronde, per competere con colossi come Unilever o Nestlé, un’azienda italiana deve puntare sulla qualità e sull’innovazione.
Un esempio è la nostra linea Amando. Si tratta di gelati realizzati con latte di mandorla siciliana certificata, un prodotto dairy free e gluten free, ma soprattutto buono: il gusto non è sacrificato. Inoltre, abbiamo certificato la filiera della mandorla fino al singolo produttore e misurato l’impronta ambientale con un’analisi LCA (Life Cycle Assessment), che dimostra un impatto inferiore in termini di CO₂ e consumo d’acqua rispetto al gelato tradizionale. Questo, per noi, è un perfetto esempio di come sostenibilità e innovazione possano andare di pari passo».
Come bilanciate tradizione italiana e sperimentazione nei nuovi gusti o formati?
«La tradizione è un punto di partenza solido. I nostri gusti più amati sono quelli che richiamano le ricette tipiche italiane, come il tiramisù, la pannacotta o il croccantino. All’estero, dove spesso il gelato si limita a gusti come vaniglia, cioccolato o fragola, la varietà e la ricchezza della tradizione italiana rappresentano un vantaggio competitivo.
Ma non si tratta solo di gusto: il nostro gelato ha una texture morbida e cremosa, ben diversa dagli ice cream americani, più pesanti e meno cremosi. È per questo che non ci presentiamo mai come produttori di ice cream, ma come ambasciatori del vero gelato all’italiana. All’estero, questo viene percepito e riconosciuto: il nostro gelato non è italiano solo nel nome, ma nella sostanza».
Come cambia il rapporto con i consumatori nell’era digitale?
«È cambiato profondamente. Un tempo, bastava una campagna televisiva ben costruita per coprire gran parte della comunicazione. Oggi il consumatore è molto più fluido, informato e difficile da intercettare: occorre una strategia multicanale, dalla TV ai social, fino agli eventi sul territorio. Noi continuiamo a presidiare tutti questi spazi: per esempio, organizziamo eventi fisici, come la Festa dell’Estate, che ci permettono un contatto diretto con il pubblico. Allo stesso tempo, investiamo nel digitale e nei social media, ma anche nei punti vendita, con materiali informativi sostenibili e attività esperienziali.
Un’iniziativa a cui teniamo molto è il progetto Lidi Italiani, attraverso il quale selezioniamo stabilimenti balneari, nostri clienti principali, particolarmente sensibili ai temi ambientali. Li supportiamo fornendo attrezzature a basso impatto, materiali POP riciclati e valutando anche l’accessibilità per i clienti con disabilità. È un esempio concreto di come la relazione con il consumatore possa passare anche attraverso il supporto ai nostri partner, premiando le buone pratiche ambientali e sociali».