La crescita delle telco globali

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Telco mondiali, tra ripresa globale e fragilità europee: cosa dice l’ultimo report Mediobanca

Il settore delle telecomunicazioni torna a crescere. Ma non per tutti allo stesso modo. È questa la fotografia che emerge dall’ultima indagine dell’Area Studi Mediobanca, che ha analizzato l’andamento dei 34 maggiori gruppi mondiali del comparto e il mercato italiano nei primi sei mesi del 2025. Un documento che, oltre a numeri e classifiche, racconta una trasformazione profonda: l’era in cui la semplice connettività garantiva margini alti è finita; ora il vero terreno competitivo si chiama servizi digitali avanzati, cloud e cybersecurity.

Il mondo corre grazie ad Asia e Americhe

A livello globale, il primo semestre 2025 conferma un settore in espansione. Il giro d’affari aggregato cresce del 2,9% sull’anno precedente, con due aree che trainano il mercato: i player giapponesi e quelli delle Americhe. L’Asia & Pacifico si distingue anche sul fronte della redditività, con un ebit margin che continua a migliorare grazie alla diffusione del 5G stand-alone e alla diversificazione verso attività extra-telco.

Gli operatori cinesi rallentano nei ricavi ma accelerano negli utili operativi, segno di un modello industriale che resta tra i più solidi al mondo. E non è un caso che la regina della classifica mondiale resti China Mobile con 137,2 miliardi di euro di fatturato.

L’Europa resta indietro: pochi investimenti, troppa concorrenza

Se il quadro globale mostra vitalità, l’Europa resta la grande eccezione. Gli operatori del continente continuano a soffrire una pressione competitiva molto più aggressiva rispetto a Stati Uniti e Asia, e un quadro regolatorio spesso rigido che frena la redditività e rende più difficile investire nelle reti.

Un dato riassume il ritardo strutturale: solo il 2% degli utenti europei utilizza il 5G stand-alone, contro il 25% degli statunitensi e il 77% dei cinesi. E gli investimenti degli operatori europei sono addirittura in calo dello 0,4% su base annua.

Le conseguenze si vedono nei conti: nel 2024 l’ebit margin aggregato delle big europee è del 16,5%, contro il 21,9% di Verizon e il 24,2% dell’emiratina e&.

Italia: segnali di rimbalzo, ma la strada resta lunga

Nonostante un contesto difficile, il mercato italiano riesce a mostrare una crescita del 3,4% nel 2024. A sostenere il settore è soprattutto la rete fissa, mentre il mobile continua a ridurre i propri ricavi. Il nodo principale resta la guerra dei prezzi: tra il 2021 e il 2025 le tariffe telefoniche sono crollate del 12,7% in Italia, contro il -3,1% della media UE27.

Un contesto che ha eroso i margini: l’ebit margin aggregato del comparto italiano, sceso addirittura in territorio negativo nel 2023, risale all’1,8% nel 2024, ma resta molto lontano dai livelli europei.

L’unica eccezione strutturale arriva dal segmento B2B, soprattutto grazie ai servizi ICT. TIM Enterprise, con un Ebitda After Lease margin del 21%, si colloca tra i migliori player continentali e conferma come cloud e cybersecurity rappresentino la direzione in cui corre tutto il settore.

Consolidamento: l’Europa cambia pelle (lentamente)

Il report documenta anche un’accelerazione nel consolidamento, soprattutto nei Paesi dove la concorrenza era ormai diventata insostenibile: Spagna e Regno Unito in primis. Nel 2025 nasce Vodafone Three nel Regno Unito, portando da quattro a tre gli operatori mobili infrastrutturati. Ed è proprio questa la direzione auspicata dai CEO europei, che hanno scritto alla Commissione UE chiedendo un nuovo quadro normativo capace di favorire fusioni e integrazioni transfrontaliere.

Per gli operatori, senza dimensioni adeguate diventa impossibile finanziare gli investimenti necessari per reti digitali competitive. Non a caso, negli ultimi dieci anni le telco mobili europee hanno investito oltre 500 miliardi nel 5G, ma il continente continua a perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Asia.

TIM, Fastweb e il nuovo assetto italiano

Sul fronte domestico, il 2025 segna anche la riorganizzazione definitiva del mercato italiano. Con l’acquisizione di Vodafone Italia, Fastweb punta a diventare un nuovo campione nazionale, con sinergie stimate in 600 milioni annui entro il 2029. La fusione riduce a quattro il numero di operatori mobili infrastrutturati e apre a una fase più equilibrata per investimenti e redditività.

TIM, dopo la cessione di NetCo, risale posizioni in termini di efficienza: minore indebitamento, maggiore produttività per addetto e una ripresa della redditività di gruppo, trainata dal Brasile e dalla divisione enterprise.

La sfida del futuro: meno connettività, più servizi digitali

Il tratto comune che attraversa tutto il report è chiaro: la connettività da sola non basta più. Oggi la crescita passa dal B2B, dai servizi cloud, dai sistemi di sicurezza informatica, dall’intelligenza artificiale applicata alle reti e ai modelli di business.

I big mondiali lo hanno capito da tempo. KT in Corea del Sud genera già il 40% dei ricavi da attività extra-telecomunicazioni e intende triplicare la quota di AI/IT entro il 2028.

In Europa questo processo è più lento, ma inizia a produrre risultati concreti. Ed è qui che si giocherà la vera partita dei prossimi anni: chi saprà integrare infrastrutture, tecnologia e servizi digitali avanzati costruirà il nuovo vantaggio competitivo.

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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