• 13 Maggio 2024

La blue economy e le prospettive innovative

 La blue economy e le prospettive innovative

Il giorno 11 aprile rappresenta una data importante per gli attori imprenditoriali e istituzionali legati al mare e alla blue economy. La Giornata del Mare è una nuova occasione per riflettere sulle potenzialità dell’economia del mare con un programma di iniziative che i diversi ministeri stanno sviluppando sul territorio nazionale, coinvolgendo istituzioni, cittadini, scuole, studenti e sottolineando il legame indissolubile tra l’Italia e il Mediterraneo.

La diffusione dell’innovazione tecnologica legata alla blue economy sta innescando importanti dinamiche economiche e commerciali per l’Italia. Per il nostro Paese, con i suoi 7.500 km di coste e più di 600 comuni costieri, la blue economy rappresenta il 9 per cento del valore aggiunto nazionale. Inoltre, nel 2020, l’Italia è stato il primo Paese in Europa per il trasporto marittimo dei passeggeri. Investire in questi ambiti significa dare nuove opportunità alle attività legate al mare ma anche impegnarsi a svilupparne di nuove e innovative.

Il recente partenariato “Sustainable Blue Economy Partnership”, voluto dalla Commissione europea, che intende coniugare e valorizzare l’innovazione tecnologica con lo sviluppo sostenibile, prevede ulteriori investimenti di circa 500 milioni di euro nell’arco di sette anni per le comunità costiere d’Europa, con importanti ricadute economiche per l’Italia. L’economia blu ingloba tutte le attività economiche settoriali e di filiera basate o collegate a oceani, mari e coste, che generano prodotti e servizi dal mare o che si basano sul mare come fattore chiave del loro core business.

Dal mare e dalla sua valorizzazione si può trarre una grande ricchezza in maniera sostenibile e duratura, e l’Italia è tra i Paesi più all’avanguardia nelle politiche inerenti all’economia blu. Per la nostra Penisola, la pesca e i trasporti marittimi, il turismo costiero, la biologia marina, l’acquacultura, la cantieristica navale e l’operatività di strutture energetiche offshore, rappresentano  i settori chiave che consentono alla società e alle imprese innovative di trarre valore da mari e coste, rispettando la loro capacità a lungo termine di rigenerarsi e sopportare le attività umane, attraverso l’implementazione di pratiche sostenibili, che garantiscano i livelli di crescita e incrementano nuove opportunità occupazionali.

Il nostro Paese si colloca al terzo posto per valore aggiunto tra quelli europei. In particolare, l’economia del mare incide per il 3,4% sul Pil nazionale, considerando solo la produzione diretta. Ma analizzando nel complesso tutta la filiera si supera il 9%, per un indotto complessivo di 136 miliardi di euro di valore.

L’attuale Governo sta lavorando molto per far avere al nostro Paese un ruolo marittimo strategico in Europa, pianificando una strategia a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo e la recente iniziativa promossa dalla Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine e dalla Marina Militare, presso l’Accademia Navale di Livorno, ha rimarcato ulteriore attenzione sulle nuove dinamiche economiche che possono provenire dal mondo subacqueo. Lo spazio sottomarino è divenuto il nuovo terreno di confronto tra le potenze internazionali. Un ambiente da tutelare e ancora da esplorare, perché si conoscono solo il 20% dei fondali marini.

Nel mondo underwater corrono i cavi per il traffico dati, elettrodotti e gasdotti, si svolgono attività di cooperazione internazionale e di ricerca in tema di Difesa e Sicurezza e un grande dibattito è in corso sullo sfruttamento sostenibile delle materie prime e delle “terre rare”.  Le Terre rare rappresentano un insieme di diciassette metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici e includono lo scandio e l’ittrio, più l’intera serie dei lantanidi, pensiamo all’olmio, all’erbio, al tulio, all’itterbio o al lutezio.

Le loro considerevoli proprietà magnetiche e conduttive ne implementano l’utilizzo in svariati ambiti, dall’industria elettronica e tecnologica a quella aereonautica, spaziale e militare. Il controllo di queste risorse minerarie strategiche sta riscrivendo gli equilibri economici e geopolitici del pianeta in quanto dette materie prime sono indispensabili per le nuove tecnologie della comunicazione e dei trasporti. In tale ottica, il futuro dell’Italia non può prescindere dalle principali implicazioni geopolitiche e geoeconomiche derivanti dalla centralità del “Mediterraneo allargato”, osservando anche orizzonti che spaziano dagli oceani fino al mare Artico, un ecosistema sotto i riflettori mondiali per l’opportunità che offre, a seguito dello scioglimento dei ghiacciai, di poter accedere a risorse energetiche prima non raggiungibili.

Quanto appare delineato apre nuove e impegnative sfide verso tutta quella porzione di mare sotto la superficie, aree fino ad oggi per lo più inesplorate in quanto non accessibili con la tecnologia fino a pochi anni fa disponibile. L’impellente necessità di definire una governance degli spazi marini e subacquei, attraverso un unico referente che possa gestirne gli aspetti regolatori e assicurare un’adeguata tutela sulle attività che si svolgono sopra e sotto la superficie del mare diviene la nuova sfida della nostra attualità che può innescare importanti e future iniziative economiche per la crescita sostenibile e innovativa di tutto il Mediterraneo.

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Domenico Letizia

Giornalista e communication manager. Esperto di geopolitica, green e blue economy, nanotecnologia, aerospazio e agroalimentare

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