• 6 Gennaio 2025

Investire negli Emirati Arabi Uniti

 Investire negli Emirati Arabi Uniti

Valeria Maria Fazio

Gli Emirati Arabi Uniti possiedono importanti fattori di attrattività per le imprese italiane che desiderano espandersi nei mercati esteri

Italiacamp EMEA – Dubai Hub for Made in Italy è la prima piattaforma del sistema Italia in Medio Oriente, nata un anno fa dalla volontà delle istituzioni economiche e culturali degli Emirati Arabi Uniti di avere un rappresentante credibile del panorama economico, imprenditoriale e universitario italiano.

È il ponte tra le aziende italiane in espansione in Medio Oriente, Nord Africa, Sud-Est Asiatico e le principali realtà economiche e imprenditoriali locali. Un acceleratore di business per tutte le aziende che possono, appunto, trovare nella regione MENA le migliori opportunità di crescita in questo momento storico ed economico.

Cominciamo da un dato importante. Si stima che nel 2024 la popolazione del Medio Oriente ammonti a circa 500 milioni di persone e presenti un tasso di crescita compreso tra l’1 e il 2 per cento annuo. Si tratta di una realtà multiculturale, estremamente dinamica in cui convivono persone con una diversa identità religiosa (cristiani, ebrei e islamici).

«L’area MENA comprende anche i paesi del Nord Africa, ma oggi la mia analisi vuole concentrarsi esclusivamente sul Medio Oriente – puntualizza Valeria Maria Fazio, Board Member Italiacamp EMEA – Dubai Hub for Made in Italy – perché si tratta di territori caratterizzati da differenti progetti di crescita, quindi è opportuno evitare confusioni.

In particolare, mi focalizzerò sulle economie di Arabia Saudita ed Emirati Arabi caratterizzate da una straordinaria apertura internazionale. Partiamo dalla considerazione che solo circa il 13-14 per cento della popolazione totale degli Emirati, infatti, è rappresentata dai locali; la rimanente parte, ovvero la maggior parte, è costituita da stranieri, a testimonianza della caratteristica più pregnante della loro cultura che è l’accoglienza».

Perché si tratta di territori così attrattivi per le nostre aziende?

«Il sistema finanziario degli Emirati Arabi è più sicuro ed efficiente che mai e anche fiscalmente investire è assolutamente vantaggioso. Un’indagine che classifica i paesi per la loro attrattività finanziaria mostra che il Medio Oriente sta emergendo sempre più come uno dei luoghi più desiderabili per gli investitori stranieri che desiderano immettere capitali nelle economie di questi paesi.

Secondo la ricerca, gli sforzi per diversificare l’economia e sviluppare politiche aziendali negli Emirati Arabi hanno contribuito a fare i maggiori balzi nell’indice di fiducia Kearney (FDI Confidence Index report) per il 2024. È salito, infatti, di dieci posizioni dal 2023, classificandosi all’ottavo posto a livello globale.

Tra i mercati emergenti, gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita si sono classificati rispettivamente al secondo e terzo posto, dietro alla Cina. A determinare il balzo degli investimenti vi sono elementi fondamentali come la trasparenza finanziaria, la cybersicurezza e la costante attenzione al benessere.

L’Italia, tra i primi dieci esportatori mondiali (seconda alla Germania), ha una vocazione all’export naturale soprattutto nell’ambito di settori che risultano attrattivi in questi Paesi: macchinari, metallurgia, moda, chimico-farmaceutico e agroalimentare.

Ogni paese, chiaramente ha una sua politica di sviluppo anche se ci sono cluster che accomunano tutti come quello del turismo, della formazione (soprattutto high school) e della sanità. Qui le nostre imprese possono dare davvero tanto. E poi c’è anche il fattore culturale, l’empatia col popolo italiano è naturale per via delle molte similitudini tra questi popoli: l’importanza della famiglia, la propensione allo scambio e alla chiacchiera informale preliminare agli incontri fa sì che matchino bene».

 Allo stesso tempo sono molteplici le sfide che le nostre imprese devono affrontare per conquistare i mercati medio-orientali.

«Non avendo fonti naturali energetiche, l’Italia è ancora fortemente dipendente da approvvigionamenti esteri e guardare alle risorse del Medio Oriente è indispensabile. Presentiamo ancora un importante necessità alla transizione nell’ambito della digitalizzazione, ovvero non riusciamo ancora a essere competitivi per i costi di servizi erogati.

Abbiamo ancora difficoltà nella capacità di approvvigionamento delle materie prime dal punto di vista logistico, a differenza del passato, infatti, non siamo più il centro dei commerci mondiali. E poi la nostra fragilità per eccellenza: la lentezza e la farraginosità della burocrazia, che ci penalizza rispetto alle grandi economie.

Il nostro tessuto economico è caratterizzato principalmente da Pmi che necessitano del necessario supporto del Sistema Paese per aggredire i mercati esteri. Infine, il principale investitore internazionale dell’Area è la Cina e questo dato da solo è sufficiente per spiegare quanto sia strategica la posizione geografica e il potenziale economico di questi paesi. Competere con la Cina è particolarmente arduo, soprattutto ora».

ITALIA ECONOMY -Investire negli Emirati Arabi Uniti

Ci sono degli aspetti nello sviluppo dell’Area mediorientale che possono rappresentare un’opportunità da cogliere per le nostre imprese?

«Quello più importante di tutti. Gli Emirati Arabi sono un Paese “condannato” alla crescita. Il perché è presto det to: Dubai deve crescere per saldare il debito pubblico, che ha già conosciuto una riduzione significativa.

Abu Dhabi, il grande finanziatore, guarda con fiducia a una forte crescita economica e finanziaria che intraprenderà investendo in settori strategici, il Saudi deve crescere per un collocamento sempre più sicuro per la sua numerosa e giovanissima popolazione.

Non a caso è stato coniato il termine Emiratisation, “Emiratizzazione”, per indicare questo processo virtuoso di aumento del numero di emiratini impiegati in vari settori dell’economia. È una parte fondamentale degli sforzi del governo per promuovere lo sviluppo economico e la diversificazione e per fornire maggiori opportunità di lavoro agli Emirati.

Un dato simbolico, ma che ci deve far riflettere: tra le rotte aeree internazionali più trafficate al mondo secondo OAG (il principale fornitore mondiale di informazioni di volo digitali, intelligence e analisi per aeroporti, compagnie aeree e società di tecnologia di viaggio) abbiamo al primo posto Cairo International-Jeddah, seguita da Dubai International-Riyadh.

È naturale, dunque, che in un processo di crescita non si possa non guardare al mondo arabo. Il “tempo” per il nostro Paese è altresì opportuno poiché siamo in un momento storico in cui le nostre imprese sono caratterizzate nella stragrande maggioranza dei casi da un importante cambio generazionale.

 Il giovane imprenditore, rispetto a quello del passato, ha una visione più globalizzata ed è maggiormente propenso al rischio. Parla inglese ed è digitalmente formato. Queste sono delle credenziali importanti, ma allo stesso tempo è difficile stare dietro al cambiamento che sta interessando questa parte del mondo.

Per la mia esperienza suggerisco di non avviare dialoghi a distanza, il processo di internazionalizzazione è percorribile solo con una forte volontà di avere una rappresentanza strutturata nei paesi nei quali si intende espandere il proprio mercato, e ciò rappresenterà un’esperienza arricchente dal punto di vista umano, oltre che imprenditoriale».

 

ITALIA ECONOMY -Investire negli Emirati Arabi Uniti

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Maria Salerno

Giornalista - maria.salerno@toscanaeconomy.it

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