H-FARM i cerchi delle iniziative digitali con al centro l’uomo
H-FARM i cerchi delle iniziative digitali con al centro l’uomo. Intervista a Riccardo Donadon – Fondatore di H-FARM, realistico visionario
Nella campagna trevigiana, precisamente a Roncade, tenuta Ca’ Tron, quello che fino a pochi anni fa veniva definita una visione irrealistica mostra oggi non solo la sua oggettiva presenza, nel qui e ora, ma anche un particolare talento nel saper tradurre le visioni e le idee di domani in reali opportunità da realizzare. Stiamo descrivendo la sede di H-FARM, una realtà nata nel 2005 come primo incubatore di startup al mondo diventata oggi un luogo di condivisione e collaborazione per studenti, professionisti e imprenditori. Un campus. Un’accademia. Una scuola (al suo interno troviamo diverse scuole, dalla materna ai master universitari). Un luogo dove l’innovazione si fa ma soprattutto si vive, ogni giorno.
Fondatore di questa realtà è Riccardo Donadon, chi lo conosce lo descrive come una persona alla mano, disponibile, visionaria sì ma capace di trovare sempre un risvolto pratico in ogni situazione. Ed è probabilmente questo il suo maggiore talento: capire quando le idee hanno le caratteristiche per diventare un progetto imprenditoriale e riuscire a rendere concrete queste opportunità. Un esempio? L’unicorno Depop, un progetto digitale dove gli utenti vendono e comprano capi vintage, venduto a 12 milioni di euro dopo un investimento di 700 mila euro.
Abbiamo scelto di intervistare Riccardo, che ci ha illustrato la storia e la visione di H-FARM.
H-FARM oggi è un ecosistema complesso, da incubatore di startup a college, ma la sua principale fonte di energia rimangono le idee e l’innovazione. Quando H-FARM ha iniziato a prendere forma la volontà di realizzare un luogo di formazione e educazione così ampio e complesso per e con i giovani era già una tua idea o è un passaggio nato successivamente? La maggior parte degli imprenditori investono sulle idee ma non le coltivano con la formazione: cosa ti ha stimolato a intraprendere una strada così bella ma innegabilmente difficile?
“H-FARM è un progetto che nasce con lo spirito di aiutare i giovani, il nostro futuro anche se troppo spesso lo dimentichiamo, a rimanere in questo territorio stupendo e cogliere assieme le opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Con H-FARM dal 2005 vogliamo creare in questo luogo un parco che ospita tante iniziative digitali, noi li chiamiamo “cerchi”, saranno tutti “cerchi” fondamentali che si compenetrano via via in un grande disegno mantenendo sempre l’uomo al centro. Nel 2005 siamo partiti attivando il primo “cerchio” per coloro che sapevano di cosa stavamo parlando: gli startupper, poi abbiamo fatto partire un “cerchio” per aiutare le aziende, per agganciare le idee dei giovani al mercato ed il mercato ai giovani, quella cosa che tutti chiamano: open innovation. Ora siamo super focus sull’educazione, fondamentale per aver un impatto profondo. Education sarà un “cerchio” vitale importante, ed oggi ineludibile visto l’inarrestabile trasformazione del contenuto e delle logiche distributive della formazione. Nei prossimi anni abbiamo l’ambizione di attivare o ospitare attorno a noi tanti “cerchi” ancora. Oggi ci sono oltre 3 mila persone che ruotano attorno al Campus. Entro il 2025 mi piacerebbe che attorno a H-FARM ci fossero 5 mila persone, animate dall’idea di fare innovazione su tanti “cerchi” disegnando una trasformazione digitale a servizio dell’uomo”.
Da Benetton alla tua prima web agency E-TREE fino all’ultimo unicorno Depop, hai scalato tantissimi traguardi, realizzato progetti, dato fiducia a persone: sei sicuramente un esempio di successo da seguire. Ma spesso i successi nascono anche da fallimenti, e i fallimenti ci aiutano a crescere e a imparare: qual è il tuo più grande insuccesso che potendo oggi proporresti al mondo in modalità differente? E cosa ti ha insegnato?
“Sono stato solo fortunato a poter fare quello che mi piace. Gli errori sono importantissimi. Se non sbagli vuol dire che non rischi, che non provi, che non apri nuove strade. Fallire è fondamentale per avere successo. Il mio insuccesso piu’ grande non saprei perche’ senza di quello non sarei qui, e non sarei soddisfatto. Ti dico una cosa che non gestisco bene: il tempo. Ho sempre l’ansia di essere in ritardo rispetto all’evoluzione delle cose e questo spesso determina uno degli errori più comuni del settore della tecnologia: sbagliare il timing. Tendenzialmente tutto quello che faccio arriva prima del suo tempo, che è esaltante perché sei un pioniere, ma presuppone una resilienza esagerata per raggiungere risultato”.
Siamo reduci da un periodo storico che ci ha particolarmente provati, nessuno di noi si sarebbe immaginato di venire privato delle sue libertà fondamentali a causa di una pandemia mondiale, eppure abbiamo riscoperto le potenzialità della rete, del digitale e, sempre grazie al lockdown, siamo riusciti a convincere anche i più scettici a usufruire delle nuove tecnologie digitali. Come avete affrontato la pandemia in H-FARM? Cosa avete imparato e quali risposte innovative avete offerto, o offrirete, alla comunità?
“Il Covid è stata una tragedia, ma ha tanti tanti meriti. Se ne potrebbe parlare per ore, nei prossimi anni raccoglieremo i benefici di quello che è successo. Sono stati investiti tantissimi soldi in ricerca. Per quanto riguarda la pandemia in H-FARM siamo stati fortunati. Il campus è enorme, 54 ettari di verde con oltre 10 mila piante e meno del 10% edificato (48 mila mq). Si è creata una bolla di sicurezza ed abbiamo continuato a correre con un po’ di lezioni all’aperto e con l’utilizzo di tutti gli strumenti necessari per fare lezioni in remoto o lavorare in remoto. Con due classi abbiamo anche fatto lezioni tramite i caschetti della realtà virtuale. È stata un’esperienza esaltante e ci ha insegnato un sacco di cose che stiamo per implementare in un servizio che lanceremo nel 2024”.
Apprendiamo che finalmente torna lo Storming Pizza, un evento pensato per dare la possibilità di condividere un’idea o una startup con esperti di settore e potenziali utenti, un momento in presenza fondamentale per condividere esperienze e confrontarsi: dal digitale alla pizza insieme, dal metaverso alla necessità di radicarsi a terra (non a caso il vostro logo è un trattore rosso fiammante) dalla visione al giardinaggio. Come conciliare questa necessità di radicarsi nella realtà con l’idea di campus nel metaverso che vorresti aprire nel prossimo futuro? Puoi svelarci qualche dettaglio di questo progetto?
“Credo che lanceremo il progetto del Campus On Line il prossimo anno. Dipende dalla tecnologia. Usciamo solo quando siamo iper sicuri e cerchiamo di non farci venire troppa ansia questa volta. Non c’e’ nulla di interessante oggi sul mercato. Per questo motivo siamo super coinvolti con CDP nella ricerca di Startup nel settore Edutech. Ci interessa tantissimo chi vede la formazione in termini aumentati. Chi proietta la sua idea in uno scenario in cui lo studente avrà un AI che lo supporterà nella visione del contenuto nei suoi occhiali da vista che aumenteranno la sua visione delle cose. Noi qui stiamo immaginando e sognando degli scenari iper affascinanti. Il tema dell’educazione sarà stravolto. Noi già oggi stiamo facendo delle cose molto belle. Abbiamo aumentato la nostra scuola di 8 ore alla settimana ed educhiamo i ragazzi all’uso degli strumenti digitali fin dalla prima elementare. È fondamentale assumere immediata consapevolezza delle opportunità di questi strumenti per esaltare le loro Humanities che possono complementare quello che la tecnologia non ci potrà mai offrire e prepararli a governare il loro futuro”.
In una tua recente intervista hai affermato che nel giro di qualche anno, almeno 600 studenti universitari usciranno da H-FARM e propagheranno il messaggio dell’innovazione nel mondo. Considerando che intelligenza artificiale e mulitiverso sono probabilmente le prossime strade dell’innovazione, la ricerca sta correndo in tal senso, come vivi la notizia di questi giorni che vede personalità come Elon Musk e oltre mille fra ricercatori e manager in prima linea nella richiesta di mettere in pausa per sei mesi gli esperimenti sull’IA al fine stabilire regole condivise e validate da figure indipendenti?
“Musk, di cui ho una stima enorme, è co-fondatore di OpenAI ha donato 100 milioni per farla nascere. Se chiede uno stop è per trattare qualcosa. Per il resto ha senso discutere, ha senso aggiustare la traiettoria, Non ha senso fermare. Quello che si è aperto negli anni 90 con l’avvento dell’internet che conosciamo oggi è un processo inarrestabile. Siamo appena entrati nella curva di accelerazione esponenziale che darà risultati incredibili nel giro di 6/7 anni su qualsiasi settore. Il problema enorme è che la massa non è preparata, usa queste cose in modo sbagliato, compulsivo, inutile, ed è inconsapevole, di base non c’e’ discussione costruttiva, non c’è educazione civica. Socialmente a livello mondo non siamo pronti ad una transizione così rapida. Sarà un casino perché siamo tanti. Ma è utopistico pensare che basti schiacciare il tasto “pausa”. In Italia, bisogna investire in formazione, tanta, tanta, formazione. Lo abbiamo scritto nel 2012 come task force nel lavoro fatto per il ministro Passera. Bisogna lavorare sulla formazione a tutti i livelli e con tutti i mezzi. I canali main stream (stampa e televisione) devono smettere di parlare del nulla e fare trasmissioni idiote e formare le persone. Bisogna investire sulla trasformazione sociale del paese”.
Per concludere: se il Riccardo Donadon di oggi incontrasse il Riccardo Donadon di ieri nei giardini del campus di H-FARM quali consigli gli darebbe?
Non mollare mai. E se un giorno qualcuno si mettesse violentemente di traverso per impedire la costruzione del campus, passa una mattinata in classe con i ragazzi della scuola a parlare di futuro: ti ricaricheranno loro.
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