Imprese italiane 2025: fiducia in aumento

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Imprese italiane 2025: crescita moderata, segnali di fiducia e nodi strutturali ancora aperti

L’andamento delle imprese italiane nel 2025 restituisce l’immagine di un sistema economico che tenta di consolidare la ripresa avviata dopo la lunga stagione di incertezze che ha caratterizzato gli anni dal 2020 al 2023. I dati disponibili mostrano un tessuto produttivo che, pur muovendosi in un contesto macroeconomico non particolarmente favorevole, riesce a mantenere un ritmo di crescita moderato e più solido rispetto ai due anni precedenti. Questa evoluzione, tuttavia, va letta con attenzione, perché accanto a segnali di vivacità emergono fragilità strutturali che continuano a pesare sulla competitività complessiva del Paese.

A livello generale, nei primi tre trimestri del 2025 il saldo tra nuove imprese e cessazioni è stato nuovamente positivo. Il secondo trimestre ha rappresentato il momento più dinamico: tra aprile e giugno il sistema imprenditoriale ha registrato un incremento netto di circa 32.800 imprese, pari a una crescita dello 0,56 per cento sul trimestre precedente. Si tratta del miglior risultato degli ultimi cinque anni, un dato che testimonia una rinnovata propensione all’avvio di nuove attività e una riduzione delle chiusure rispetto alle fasi più critiche della congiuntura. Il numero totale delle imprese attive a fine giugno ha così raggiunto quota 5,88 milioni, con una composizione che vede ancora dominante la presenza delle microimprese e delle ditte individuali.

Il terzo trimestre, tradizionalmente più moderato, ha mantenuto un profilo positivo ma meno intenso, con circa 17 mila imprese aggiuntive. La crescita su base annua si è attestata attorno allo 0,29 per cento, evidenziando una stabilizzazione del trend. Ciò suggerisce che il sistema sta beneficiando di una maggiore fiducia degli imprenditori, anche se in un contesto di bassa crescita del prodotto interno lordo. L’andamento del PIL nel terzo trimestre 2025 ha infatti mostrato una sostanziale stagnazione, segnalando che la dinamica delle imprese non è sostenuta da una forte espansione della domanda interna.

L’analisi settoriale conferma che i servizi continuano a rappresentare il cuore pulsante della crescita imprenditoriale. Nel 2025 si osserva un’espansione diffusa nel commercio digitale, nella logistica, nel turismo e nelle attività professionali. Le aree metropolitane, in particolare quelle del Nord, mostrano le performance migliori. L’esempio dell’area di Milano, Monza e Lodi evidenzia un incremento dello 0,7 per cento nei servizi su base trimestrale, risultato sostenuto dalla ripresa dei consumi urbani, dalla crescita dell’e-commerce e dal consolidarsi di attività ad alta intensità di conoscenza. Anche le costruzioni hanno continuato a crescere, pur con ritmi più contenuti rispetto agli anni del superbonus, grazie alla riattivazione di interventi legati all’efficientamento energetico e alla riqualificazione urbana.

Il quadro appare più complesso per l’industria manifatturiera. Il settore rimane esposto alla debolezza della domanda globale, agli elevati costi energetici accumulati negli anni precedenti e a una concorrenza internazionale sempre più aggressiva. In alcune province, come Milano, il comparto industriale ha registrato flessioni tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento. Le imprese di medie dimensioni, più orientate all’export, hanno mostrato maggiore resilienza, mentre le micro e piccole imprese manifatturiere continuano a risentire di margini compressi e difficoltà di investimento.

Anche la lettura territoriale mette in evidenza differenze significative. Le regioni del Centro Italia, nel secondo trimestre, hanno registrato i tassi di crescita più elevati, seguite dal Nord-Est e dal Nord-Ovest. Il Mezzogiorno rimane invece l’area più fragile: l’apertura di nuove attività procede a ritmi inferiori e i tassi di cessazione restano più elevati della media nazionale. Permangono criticità legate all’accesso al credito, alla minore disponibilità di competenze specializzate e a una domanda interna più debole.

Tra i fattori che influenzano il quadro complessivo, la questione del credito merita un approfondimento. Le analisi sui tassi di deterioramento dei prestiti alle imprese indicano una tendenza al rialzo per il periodo 2024-2027. Questo scenario è la conseguenza combinata del rallentamento economico, dell’aumento del costo del denaro dei due anni precedenti e della maggiore selettività delle banche nel concedere nuovi finanziamenti. Le micro e piccole imprese risultano le più esposte, mentre le società di capitali di dimensioni medio-grandi mostrano una capacità più elevata di assorbire shock finanziari.

Sul fronte degli investimenti, il 2025 mostra segnali contrastanti. Da un lato la spesa in ricerca e sviluppo mantiene un profilo crescente, ma l’intensità della spesa sul PIL rimane stabile, indicando che l’Italia non sta ancora accelerando in modo deciso sul fronte dell’innovazione. Le proiezioni indicano una crescita della spesa in R&S del 4 per cento per il 2025, dopo incrementi più moderati nel 2024. Tuttavia, questo ritmo non appare sufficiente per colmare il divario rispetto ad altri Paesi europei che investono quote più elevate del loro PIL in innovazione, digitalizzazione e tecnologie ad alto contenuto scientifico.

Un elemento positivo riguarda la demografia d’impresa, che nel 2025 registra una quota crescente di società di capitali rispetto agli anni precedenti. Ciò suggerisce una progressiva evoluzione da modelli imprenditoriali individuali a forme più strutturate, capaci di attrarre capitale e sostenere progetti più complessi. Parallelamente, continua la diffusione di imprese innovative, startup e PMI orientate ai servizi digitali, anche se la loro incidenza sul totale resta ancora limitata.

Nel complesso, il 2025 rappresenta un anno di crescita moderata ma significativa per il sistema imprenditoriale italiano. La ripresa è visibile sia nei numeri sia nella ritrovata fiducia degli operatori economici, ma procede con velocità differenziate tra territori e settori. La tenuta delle imprese dipende sempre più dalla capacità di innovare, di investire e di rafforzare la struttura finanziaria. Nei prossimi mesi molto dipenderà dall’andamento della domanda interna, dall’evoluzione dei tassi di interesse e dalla capacità del Paese di accelerare su digitalizzazione, formazione e politiche industriali mirate.

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Immagine di Francesco Megna
Francesco Megna

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