IBM supporta aziende e istituzioni nella trasformazione digitale
Intervista a cura del direttore di Italia Economy, Giuliano Bianucci, a Daniela Scaramuccia, responsabile Servizi di consulenza per il settore pubblico e sanità di IBM Italia
IBM supporta persone, idee e tecnologie che migliorano il mondo attraverso il cloud ibrido e l’intelligenza artificiale. In risposta alla crescente minaccia di attacchi ransomware contro le scuole di tutto il mondo, la big tech americana ha annunciato di recente che offrirà 5 milioni di dollari in competenze e strumenti per aiutarle ad affrontare al meglio la resilienza della sicurezza informatica.
Qual è la vision che IBM ha dell’innovazione?
«Nell’ultimo decennio abbiamo compiuto passi decisivi nel percorso di trasformazione con l’obiettivo di rendere IBM più preparata a rispondere alle esigenze e alle sfide delle aziende nostre clienti e partner.
Sfide che potremmo riassumere soprattutto in inflazione, scarsità di materie prime, discontinuità delle supply chain, transizione energetica ed ecologica e rischi cyber. In questo scenario, le imprese sono chiamate, oggi più che mai, a investire in tecnologia e competenze per abilitare una trasformazione digitale che sia realmente a supporto della produttività e consenta di risparmiare senza perdere di vista l’innovazione e un futuro di crescita. Per questo motivo IBM si è concentrata sulla sua capacità di integrare tecnologie e competenze.
Le nostre attività sono costruite attorno alla centralità di cloud ibrido e intelligenza artificiale. Supportiamo con consulenza, tecnologia e sviluppo di soluzioni personalizzate aziende e istituzioni nel loro percorso di trasformazione digitale».
Come avviene questo supporto?
«Oggi è imperativo riuscire a soddisfare i propri utenti finali, siano essi clienti o cittadini, che ormai si attendono di interagire anche con la PA con tempestività e sicurezza, così come interagiscono nel loro quotidiano con servizi efficaci per effettuare acquisti o, ad esempio, prenotazioni online. In sintesi, si potrebbe affermare che la sfida per la PA è quella di cambiare prospettiva e cominciare a vedere i cittadini come i propri “clienti”, la cui piena soddisfazione è l’unico obiettivo prioritario su cui declinare tutti gli altri e non viceversa. Si tratta di portare avanti, dunque, una rivoluzione culturale e un cambio di prospettiva. Altro aspetto necessario è il contesto metodologico con cui viene abilitata e accompagnata la trasformazione.
Anni di grandi programmi di trasformazione IT hanno consentito a IBM di disegnare un nuovo approccio, IBM Garage, che secondo gli analisti di Forrester permette una velocità nel raggiungimento dei risultati maggiore del 67 per cento, un numero di progetti in produzione 6 volte superiore e un ROI pari al 102 per cento.
È un approccio iterativo che permette di generare idee innovative che rispondano ai bisogni reali degli utenti e fornisce le pratiche, le tecnologie e le competenze per trasformare rapidamente quelle idee in realtà. Guardando avanti, il Quantum Computing può garantire quel potenziale di innovazione digitale e potenza computazionale per affrontare problemi a oggi ancora irrisolti. E anche in questo caso, il nostro approccio è quello di lavorare in un ecosistema aperto, che vede la partecipazione di università, centri di ricerca, istituzioni e aziende, e che consenta anche alle piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro Paese, di accedere alle tecnologie di frontiera».
Fare sistema è l’imperativo che i nuovi scenari impongono agli attori territoriali, su scala nazionale e regionale. Come si muove IBM per creare reti collaborative e nel rapporto pubblico/privato?
«IBM porta nel nostro Paese la solidità e la conoscenza acquisita dall’aver partecipato da protagonista alla trasformazione degli ultimi 100 anni della nostra storia di innovazione a livello globale. E, contemporaneamente, lavora in modo integrato e sinergico con l’ecosistema nazionale e territoriale. L’obiettivo è, infatti, coniugare questa solidità con le peculiarità e caratteristiche uniche del territorio stesso, andando a costruire un percorso di trasformazione e una proposizione che risponda alle reali necessità di aziende pubbliche e private, coinvolgendole nella realizzazione di progetti specifici.
Spesso collaboriamo con start up e PMI innovative per la loro capacità di cambiamento e di interpretazione di bisogni di determinate realtà. In particolare, collaborando con loro, possiamo offrire alle amministrazioni italiane, sia centrali che locali, un nuovo modo “fuori dagli schemi” di concepire il processo di digitalizzazione. Un approccio che può capitalizzare e replicare best practice internazionali, contestualizzandole a realtà nazionali o addirittura strettamente locali arrivando così a fornire un vantaggio esperienziale enorme».
Il capitale umano è al centro delle potenzialità di sviluppo di imprese innovative. Il gap domanda/offerta sembra incolmabile. Avete politiche volte a ridurre il mismatch?
«Le competenze sono un elemento chiave per guidare e realizzare nei fatti la transizione. “Oggi abbiamo un milione di posti di lavoro che non riusciamo a coprire”, ha dichiarato il ministro del Lavoro Marina Calderone. Un paradosso, visto che abbiamo più di due milioni di disoccupati, con un tasso di disoccupazione giovanile record al 24 per cento, oltre cinque milioni di giovani NEET (ragazzi che non studiano, non si formano e non lavorano) e un tasso di occupazione femminile ben 13 punti sotto la media UE.
C’è, quindi, un disallineamento tra percorsi formativi e mondo del lavoro che dovrebbe maggiormente preoccuparci. Un gap che può essere colmato solo da un rinnovato impegno sinergico tra pubblico e privati. Con un grande impegno da parte delle imprese a formare capitale umano.
Come membri di una comunità globale, riconosciamo la necessità di guidare un cambiamento sistemico che prepari le persone per i lavori del futuro. Ecco perché ci impegniamo a fornire formazione professionale, opportunità di apprendimento e crescita professionale. I percorsi educativi sono fondamentali per aprire opportunità per tutti, indipendentemente dall’età o dal livello di istruzione.
A tal proposito, IBM ha presentato nel 2020 un piano globale per fornire entro il 2030 le nuove competenze necessarie per il lavoro del futuro a 30 milioni di persone. Un obiettivo che può essere raggiunto solo in collaborazione e con il coinvolgimento di realtà accademiche e industriali in tutto il mondo.
Per sostenere questo obiettivo, abbiamo messo a disposizione un programma di formazione gratuito, nominato SkillsBuild, che è presente in 159 Paesi e offre oltre mille corsi gratuiti in 19 lingue, italiano incluso, in discipline tecniche come la cybersecurity, l’IA, l’informatica quantistica o l’analisi dei dati, oltre a competenze soft. I partecipanti possono ottenere credenziali digitali per certificare le proprie competenze e una rete globale di 90 partner non profit promuove il collegamento tra gli studenti e le opportunità di lavoro locali.
La maggior parte di chi approccia questo percorso inizia senza alcuna esperienza in campo digitale e può essere pronto a candidarsi per alcune posizioni nell’ambito IT entro 6 mesi. SkillsBuild fornisce programmi di formazione anche agli educatori. Gli insegnanti hanno accesso a risorse aggiuntive per condurre progetti pratici e discussioni in classe, oltre a un cruscotto per poter seguire i progressi dei loro studenti.
Nei fatti, possiamo dire che la tecnologia è già presente. È necessario un “salto” di pensiero, nella consapevolezza che tutto può essere fatto in collaborazione, all’interno di un ecosistema nel quale il pubblico deve fornire le linee guida».
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