Che si tratti di spettacolarizzare il patrimonio culturale, di smart city o smart government, il fil rouge degli ambiti di azione di ETT S.p.A. è l’utilizzo della tecnologia a servizio delle persone, dei contenuti e della loro fruizione completa, accessibile e sostenibile
Un dialogo con Giovanni Verreschi, Ceo e founder di ETT S.p.A., industria digitale creativa parte di Dedagroup
In cosa consiste l’originalità di ETT?
«Innanzitutto, mi pare sia una questione di approccio adattivo, ovvero un mindset in grado di generare nuove idee e soluzioni alternative ai problemi, al di fuori degli abituali schemi di pensiero, che ci ha caratterizzato sino dalla fondazione, 25 anni fa. Questa caratteristica ci permette di occupare un ruolo da protagonisti nei mercati
che presidiamo. Sono determinanti, poi, le circa 300 persone dedicate ai vari team, con un mix di competenze qualificate che ci contraddistingue, in ambito STEM, ma anche in campo umanistico o economico. L’appartenenza a Dedagroup, infine, consolida e rilancia ulteriormente i nostri obiettivi di crescita e valorizza la particolare attitudine collaborativa e proattiva delle nostre persone».
Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la spinta alla digitalizzazione ha avuto un impulso determinante: quali scenari si sono aperti per ETT in questo nuovo contesto?
«Grazie alle risorse del PNRR, sappiamo che sta crescendo la maturità digitale del nostro paese. L’impulso ha riguardato non solo i servizi di smart city per i cittadini e la progettazione di nuovi sistemi per i servizi di Pubblica Amministrazione digitale, ma anche il nostro vastissimo patrimonio culturale.
ETT opera sull’intera filiera, dalla digitalizzazione di documenti e opere d’arte ai digital twin (gemelli digitali) degli attrattori, sino alle esperienze di allestimento immersivo e alla fruizione in chiave spettacolare dei contenuti.
Facciamo conoscere siti e materiali non accessibili a parte del pubblico, oppure indisponibili per motivi di conservazione o sicurezza. I nostri progetti sono orientati da tempo al design for all e abbiamo esperienza nel dialogo tra diversi mondi culturali, questione al centro del dibattito internazionale. In questo senso, essere partner dei più importanti progetti ed ecosistemi europei che hanno a tema la digitalizzazione e l’innovazione del Cultural Heritage e dell’industria creativa ci permette di avere una visione privilegiata delle nuove frontiere del nostro lavoro».
Quale visione caratterizza tutti gli ambiti di lavoro di ETT?
«Negli anni abbiamo raggiunto una posizione di primo piano anche nell’ideazione, informatizzazione e distribuzione di servizi per la PA e nelle soluzioni integrate in ottica smart city per connettere città, ambienti e persone, realizzare strumenti per raccolta, monitoraggio e analisi di Big Data, in particolare per monitoraggio ambientale, logistica, energia e sostenibilità. I progetti internazionali in cui siamo partner anche in questi ambiti (ad esempio, EMODnet Physics, che integra, rende accessibili e interoperabili i dati sulle condizioni fisiche dei mari europei e mondiali) attestano le nostre competenze nel panorama delle Blue & Orange Economy. La visione e l’impulso mutuati da queste esperienze ci motivano in termini di spinta continua all’innovazione e alla ricerca».
In ambito di experience design, quali innovazioni state sperimentando?
«Il Cultural Heritage costituisce uno degli snodi cruciali per il settore delle tecnologie immersive, nell’ottica della spettacolarizzazione dei contenuti e delle destinazioni, per avvicinare il pubblico e rendere l’esperienza di visita e di fruizione la più completa, innovativa e memorabile possibile. Stiamo efficacemente utilizzando nuovi linguaggi cinematografici in Realtà Virtuale (VR) per progetti che integrano la VR con tecnologie di ripresa avanzate e immersive, rappresentando accuratamente il passato e facendolo sperimentare al pubblico in modo realistico.
La VR diventa un vero e proprio linguaggio cinematografico, in grado di rendere la narrazione dinamica e coinvolgente, soprattutto per il pubblico più giovane. L’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle narrazioni e nei percorsi espositivi, attraverso l’utilizzo di talking avatar, è un altro orizzonte narrativo che stiamo esplorando con successo.
La ricostruzione digitale animata dei protagonisti, realizzata grazie all’intelligenza artificiale, stabilisce un’immediata e sorprendente connessione emotiva con il visitatore. Sul fronte della sperimentazione per la didattica degli ITS, infine, siamo pionieri nell’utilizzo delle nuove tecnologie in due progetti di extended reality e in tre laboratori di digital marketing integrato da Big Data Analysis, Neuromarketing e IA Generativa, con l’obiettivo di formare le future figure professionali».
La vostra esperienza comprende anche il mercato privato?
«Lavoriamo da tempo non solo con l’interlocutore pubblico, ma anche con Musei d’Impresa e brand privati, per i quali la tecnologia costituisce
una modalità inedita di consolidamento della reputation e dialogo col cliente. Per Prada, ad esempio, ETT gestisce un’innovativa piattaforma audio-video in oltre 200 boutique in tutto il mondo. Posso citare anche la customer journey emozionale Fragrance Finder per Acqua di Parma, attiva in 25 store internazionali oppure SuprEvo – Museo dell’Olio dell’Oleificio Toscano Morettini. Inoltre, i corner di QC Terme nei centri commerciali sono esperienze di grande soddisfazione e innovazione. Tutto ciò nell’ottica delle tecnologie come mezzo della narrazione e non come fine, così da essere abilitati a generare valore».
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