L’Italia in ripresa moderata tra incertezze globali e segnali di stabilizzazione
Il quarto bollettino economico della Banca d’Italia fotografa un’economia italiana in lieve ripresa durante l’estate, mentre lo scenario internazionale resta incerto a causa delle tensioni commerciali globali, con effetti significativi sulle dinamiche di crescita e scambio.
Scenario globale: dazi, incertezza e rallentamento
Nel primo semestre del 2025, la crescita globale ha risentito dei dazi statunitensi, con impatti diretti sul commercio internazionale. Gli Stati Uniti, dopo un rallentamento, hanno mostrato un’espansione del PIL accompagnata però da un indebolimento del mercato del lavoro. In Cina, la domanda interna resta fiacca, penalizzando la ripresa. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la crescita globale sarà pari al 3,2% nel 2025 e al 3,1% nel 2026, in calo rispetto al 3,3% del 2024.
Area dell’euro: crescita lenta e inflazione sotto controllo
Nel secondo trimestre del 2025, il PIL dell’area dell’euro è cresciuto appena dello 0,1%, dopo lo slancio iniziale legato all’anticipazione degli acquisti statunitensi. Le esportazioni nette hanno avuto un impatto negativo sulla crescita, mentre i consumi restano cauti a fronte di un miglioramento del reddito disponibile.
L’inflazione si è mantenuta stabile attorno al 2,2% a settembre, con una componente di fondo al 2,3%. Le proiezioni della BCE stimano una crescita del PIL dell’1,2% nel 2025, dell’1,0% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. L’inflazione prevista si attesterà al 2,1% nel 2025, all’1,7% nel 2026 e all’1,9% nel 2027.
Italia: leggera ripresa nel terzo trimestre
Dopo una contrazione nel secondo trimestre dovuta al calo delle esportazioni, l’economia italiana è tornata a crescere in estate. Il PIL ha beneficiato del rialzo degli investimenti, favorito da condizioni di finanziamento più vantaggiose, incentivi fiscali e misure del PNRR. Anche i consumi sono aumentati lievemente, sostenuti dalla fiducia delle famiglie e dalla stabilità dei redditi da lavoro.
Le esportazioni di beni sono cresciute nel bimestre luglio-agosto, mentre l’avanzo di conto corrente si è ampliato. Gli investitori esteri hanno aumentato la domanda di titoli italiani, confermando la solidità della posizione sull’estero, nonostante il deprezzamento del dollaro.
Nel mercato del lavoro, il numero di occupati è rimasto stabile. Il tasso di partecipazione è aumentato tra i lavoratori anziani ma è sceso tra i giovani. Le retribuzioni hanno rallentato, pur mantenendosi superiori all’inflazione.
Prezzi e credito: segnali di stabilizzazione
L’inflazione italiana nel terzo trimestre è rimasta sotto il 2%, con un’accelerazione dei prezzi alimentari legata a fattori temporanei. La crescita dei prezzi alla produzione resta moderata.
La trasmissione del calo dei tassi ufficiali della BCE ha prodotto una riduzione del costo del credito. I prestiti alle imprese hanno mostrato segnali di ripresa, soprattutto nei servizi, mentre nell’industria la flessione si è attenuata. Anche il credito alle famiglie ha accelerato.
Finanza pubblica: indebitamento in calo, ma il debito cresce ancora
Secondo il Documento programmatico di finanza pubblica approvato il 2 ottobre, l’indebitamento netto dell’Italia scenderà al 3% del PIL nel 2025, fino ad arrivare al 2,3% nel 2028. Il debito pubblico aumenterà al 137,4% del PIL nel 2026, per poi ridursi di circa un punto percentuale nei due anni successivi.
Proiezioni: crescita contenuta, ma positiva
Le previsioni indicano una crescita del PIL italiano dello 0,6% sia nel 2025 che nel 2026, e dello 0,7% nel 2027. I consumi resteranno prudenti nel breve periodo, mentre gli investimenti continueranno a sostenere la crescita. L’inflazione sarà all’1,7% nel 2025, all’1,5% nel 2026 e all’1,9% nel 2027.
Lo scenario resta esposto a rischi significativi, legati all’evoluzione delle politiche commerciali globali e ai conflitti internazionali. Tuttavia, un’espansione della politica fiscale europea, in particolare con l’aumento delle spese per la difesa, potrebbe fornire un impulso positivo all’economia.




