Economia europea in timida crescita

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L’Eurozona prova a prendere fiato: crescita lieve, inflazione stabile e un mondo che resta complicato

Nel suo ultimo Bollettino economico, la Banca Centrale Europea fotografa un’economia dell’area euro che continua a muoversi con prudenza, in un contesto globale ancora incerto. Il quadro è fatto di progressi contenuti, qualche spiraglio sul fronte dell’inflazione e una politica monetaria che, per ora, resta ferma sul percorso della cautela. La BCE vede segnali di tenuta, ma avverte che la prudenza è ancora obbligatoria.

Crescita moderata, spinta soprattutto dai servizi

Nel terzo trimestre del 2025 il PIL dell’area euro è cresciuto dello 0,2%, in lieve miglioramento rispetto ai mesi precedenti. Una crescita modesta, ma comunque significativa se letta dentro un contesto caratterizzato da tensioni commerciali, dazi e un rallentamento dell’interscambio globale.

A fare da traino è soprattutto il settore dei servizi, sostenuto dal turismo ma anche dalla forte accelerazione dei servizi digitali. Molte imprese stanno investendo nell’aggiornamento delle infrastrutture informatiche e nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nei propri processi: un impulso strutturale che rafforza la domanda interna.

Più complesso il quadro del manifatturiero, frenato dall’aumento dei dazi, dal rafforzamento dell’euro e da un clima globale meno favorevole. Le esportazioni soffrono, risentendo sia della debolezza della domanda estera sia dell’incertezza che domina i rapporti commerciali internazionali.

Il mercato del lavoro resta solido

Il mercato del lavoro continua a rappresentare una delle principali colonne portanti dell’economia europea. La disoccupazione resta vicina ai minimi storici, al 6,3%, nonostante un rallentamento della domanda di manodopera e una diminuzione dei posti vacanti.

L’espansione delle forze di lavoro, favorita da flussi migratori costanti e da un maggior coinvolgimento dei lavoratori più anziani, contribuisce alla stabilità complessiva. Questa tenuta si riflette anche sui consumi: con i redditi reali in crescita e un tasso di risparmio ancora molto elevato, le famiglie dispongono di margini ampi per aumentare la spesa nei prossimi mesi.

Inflazione vicina al target, ma non al traguardo

L’inflazione dell’area euro si avvicina sempre di più all’obiettivo del 2%. A settembre l’indice armonizzato è risalito leggermente al 2,2%, un incremento dovuto soprattutto alla componente energetica, che resta negativa ma si contrae meno rispetto ai mesi precedenti.

L’inflazione di fondo sale al 2,4%, trainata in particolare dai servizi, mentre i beni industriali non energetici restano su una crescita molto moderata. Le pressioni salariali, secondo la BCE, dovrebbero attenuarsi nella prima metà del 2026, complici una produttività in miglioramento e margini delle imprese in ripresa.

I tassi restano fermi: la BCE sceglie la prudenza

Il Consiglio direttivo ha confermato i tassi di riferimento:

  • 2,00% sui depositi presso la banca centrale

  • 2,15% sulle operazioni di rifinanziamento principali

  • 2,40% su quelle marginali

Nessuna indicazione prospettica vincolante: la BCE ribadisce un approccio pienamente dipendente dai dati e rifiuta qualunque pre-impegno su percorsi futuri dei tassi. L’obiettivo resta garantire che l’inflazione si stabilizzi in modo duraturo.

Condizioni finanziarie più favorevoli, ma domanda di credito fragile

Le precedenti riduzioni dei tassi stanno gradualmente filtrando nell’economia reale. I tassi sui prestiti alle imprese e sui mutui si sono stabilizzati intorno al 3,5% e al 3,3%.
La domanda di credito da parte delle imprese mostra segnali di lieve aumento, ma le banche restano guardiane prudenti: nel terzo trimestre i criteri di concessione si sono di nuovo irrigiditi, riflettendo un maggiore timore sui rischi della clientela.

Uno sguardo al mondo: tra geopolitica e volatilità

Il contesto internazionale rimane una delle principali incognite.
La crescita globale mostra una tenuta limitata, ma le politiche commerciali variabili, le tensioni tra Stati Uniti e Cina e la guerra in Ucraina continuano a rappresentare fattori di rischio importanti.

Il rafforzamento dell’euro riduce i costi delle importazioni, ma penalizza la competitività delle esportazioni europee. Nel frattempo, i prezzi dell’energia restano condizionati dall’eccesso di offerta sul mercato petrolifero e dalla riduzione dei consumi europei di gas.

Produttività, investimenti e un euro digitale più vicino

La BCE richiama più volte la necessità che l’Europa acceleri sulle riforme strutturali, sull’aumento della produttività e sull’integrazione dei mercati finanziari. Sul fronte dell’innovazione monetaria, viene annunciato il passaggio alla fase successiva del progetto sull’euro digitale, con l’avvio della preparazione tecnica in vista di una possibile emissione futura.

Un’economia cautamente ottimista

L’Eurozona si trova in un delicato equilibrio: non cresce velocemente, ma tiene.
La domanda interna regge, i servizi avanzano, il lavoro resiste e l’inflazione si avvicina al target. Ma il contesto esterno continua a rappresentare un fattore di rischio dominante.

La BCE sceglie quindi di mantenere una posizione prudente, pronta ad adattare strumenti e strategie in base ai dati.
L’Europa, nei prossimi mesi, sarà chiamata a trasformare questa fragile stabilità in un vero slancio: produttività, investimenti e competitività saranno i veri nodi da sciogliere per guardare al futuro con più fiducia.

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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