Disegnare il Futuro: le sfide dell’innovazione in Piemonte 

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Disegnare il Futuro: le grandi sfide dell’innovazione. Tra investimenti industriali, impresa 5.0 e sanità del futuro: il Piemonte ridisegna la propria traiettoria di crescita

Il Piemonte si trova in una fase storica cruciale. Non più – o non solo – un territorio di grande tradizione industriale, ma un ecosistema chiamato a ridefinire il proprio ruolo in un contesto globale attraversato da transizioni tecnologiche, energetiche e demografiche. È quanto emerso dal Forum Disegnare il futuro: le grandi sfide dell’innovazione in Piemonte, organizzato per mettere al centro riflessioni, proposte e visioni provenienti da imprese, istituzioni, università e stakeholder dell’innovazione. 

Investire in Piemonte: visioni per un futuro competitivo 

Il primo panel ha evidenziato un dato chiave: il Piemonte è tornato al centro di un processo di riposizionamento industriale, sostenuto da investimenti pubblici e privati. Andrea Tronzano, Assessore Bilancio, Sviluppo delle Attività Produttive, Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti della Regione Piemonte, ha ricordato che «con l’ultimo stanziamento per il fondo di credito alle imprese della Regione Piemonte, sono 85 i milioni di euro stanziati per garantire alle imprese nuove opportunità di accesso al credito e di crescita». Un impegno che si intreccia con i segnali di rilancio del settore automotive: come l’arrivo a fine novembre della 500 ibrida, con una produzione prevista tra le 70 e le 100 mila vetture l’anno. 

Accanto all’automotive, altri asset emergono come strategici: aerospazio, semiconduttori, tecnologie energetiche. «L’aerospazio piemontese è essenziale e va reso più noto e riconosciuto, potenziando filiera», ha sottolineato Tronzano. In tema di microelettronica, il riferimento è al nuovo interesse degli investitori internazionali: «Partiamo da una filiera robusta, dai macchinari al testing dei microchip». 

Dal mondo delle imprese, Andrea Amalberto, Presidente di Confindustria Piemonte e Amministratore Unico di Ela (Ecologia Lavoro Ambiente), ha ricordato la necessità di sostenere un tessuto produttivo ampio e diversificato: «Ci sono 417 mila imprese in Piemonte, il nostro compito è tenerle vive e in salute». Temi come burocrazia, logistica e rallentamenti nei settori tradizionali restano al centro delle preoccupazioni. 

Giovanni Genovesio, Presidente di CNA Piemonte, ha insistito su credito e infrastrutture: «Per l’artigianato accedere al credito è sempre più difficile, e senza investimenti non si cresce». Mentre Marco Lavazza, Vicepresidente di Lavazza Group, ha ribadito il forte legame dell’azienda con il territorio: «Abbiamo scelto di mantenere qui il nostro cuore e il nostro quartiere operativo, anche se siamo un gruppo internazionale”. E ha sottolineato alcuni dei punti di forza di questo territorio: «Abbiamo due università importanti e le due Fondazioni bancarie più grandi d’Italia». 

Per affrontare le sfide che pone il futuro, Alberto Marazzato, Amministratore Delegato dell’omonimo gruppo, sottolinea l’importanza di «Coltivare e sostenere quello che è il coraggio tipico dell’imprenditore piemontese».

Il tema della sostenibilità è tornato più volte: al centro dell’attività di Lavazza, ricopre un ruolo importante anche per il Gruppo Serenissima Ristorazione, come ha sottolineato il Vicepresidente Tommaso Putin: “e in un settore come quello della grande ristorazione fa necessariamente rima con innovazione. Le tecniche di preparazione, conservazione e distribuzione sono essenziali per azzerare gli scarti e gli sprechi”.

A chiudere la sessione, Davide D’Arcangelo, Presidente di Next4 Group e Innovation Policy Maker, ha proposto una riflessione di sistema: «Non è un’epoca di cambiamenti: è un cambiamento d’epoca. Serve un nuovo equilibrio tra Stato, finanza e innovazione». 

Impresa 5.0: innovazione continua per un futuro sostenibile 

Nel secondo panel è emersa una fotografia chiara: il Piemonte è già oggi una delle regioni italiane con il più alto livello di investimento in ricerca e sviluppo. Come ha ricordato Mario Manzo, Vice Presidente Esecutivo della Fondazione Piemonte Innova, «il 2,14% del PIL regionale va in R&D: più di Lombardia ed Emilia-Romagna». Un primato sostenuto, tra le altre cose, dai Poli di Innovazione, definiti «un modello che ha vent’anni e continua a funzionare». 

Barbara Graffino, Vicepresidente di Blooming Group, ha sottolineato come l’innovazione in Piemonte sia fortemente radicata in una cultura tecnologica e politecnica, mentre il mondo accademico lavora per avvicinare sempre più imprese e ricerca applicata. «I nuovi laboratori condivisi a Grugliasco sono una grande novità: aziende e università co-progettano, non solo collaborano», ha spiegato Marco Pironti, Vice Rettore all’Innovazione e alla Valorizzazione delle Conoscenze dell’Università di Torino. 

Giancarlo Rocchietti, Presidente del Club degli Investitori, ha messo al centro il tema dell’imprenditorialità, come motore imprescindibile del futuro tecnologico piemontese: «l’innovazione nasce nelle teste degli imprenditori, noi cerchiamo di creare le condizioni per far crescere chi ha il coraggio di provarci».

Interessante l’intervento di Edoardo Moretti, Direttore generale Italian Consulting Group, realtà che si propone di mettere insieme le eccellenze del marketing italiano, al servizio dell’impresa, selezionandole su base tematica, ma anche territoriale. «Perché fare marketing a Crotone non è come farlo a Milano», sottolinea e aggiunge: «Adesso lavoriamo principalmente a livello italiano, ma l’obiettivo è ampliarci a livello internazionale: il marketing è nato negli Stati Uniti, ma noi italiani possiamo aggiungere un tocco creativo che piace molto all’estero».

Il dato come motore dell’innovazione è stato il filo conduttore degli interventi di Fabrizio Vigo, Ceo e Co-Founder di Sevendata e Marco Lorenzi, Presidente del Gruppo Syneto–Orizon. Per Vigo, «il dato è il facilitatore che permette alle aziende di prendere decisioni informate». Lorenzi ha invece lanciato un monito sul fronte geopolitico e di sicurezza: «abbiamo già dato tutti i nostri dati agli americani: ora, con l’AI, rischiamo di consegnare anche i processi produttivi». 

Oltre l’oggi: sviluppo, innovazione e governance della sanità di domani 

Nell’ultimo panel, la sanità è stata affrontata come un settore al centro di esigenze urgenti: sostenibilità economica, riorganizzazione dei servizi e integrazione delle tecnologie. 

Michele Colaci, Presidente Nazionale di Confapi Salute Università e Ricerca, ha invocato un equilibrio nuovo tra pubblico e privato, ricordando che «il rischio non è la tecnologia, ma la burocrazia: abbiamo strumenti e professionalità, ma rischiamo di perderli all’estero». 

Un quadro finanziario lucido è stato tracciato da Fulvio Moirano, Partner RSM – Health sector RSM Società di Revisione e Organizzazione Contabile: «Da vent’anni la sanità è al 6,3% del PIL. Non prevedo incrementi significativi a breve». Per Moirano serve quindi una discontinuità organizzativa, a partire dalla rete ospedaliera: «Il 30% degli ospedali italiani ha volumi troppo bassi. Le tecnologie ci permettono di ripensarne la funzione». 

La telemedicina è già realtà, come raccontato da Maurizio Cordara Antona, Presidente di Multimed, e dalla testimonianza di Giovanni La Valle, Direttore Generale ASL TO3 Regione Piemonte. Quest’ultimo ha spiegato come il tele-monitoraggio sia essenziale nelle aree montane o particolarmente isolate: «Evitiamo spostamenti inutili da RSA e pediatra: un bambino con polmonite può essere seguito da casa». Ma avverte: «L’AI ha potenzialità enormi, ma dobbiamo governarla noi, non farci governare». 

Concorda Carlo Picco, Direttore Asl Città di Torino, sulla necessità di riorganizzare i servizi ospedalieri, e in questo «l’innovazione riveste un ruolo centrale, perché permette di sgravare le strutture sanitarie da molti compiti»; portando per molte necessità l’ospedale fuori dall’ospedale.

Riccardo Ruà, Presidente Co.Re.Sa Coordinamento Regionale Sanità, ha invece richiamato l’attenzione su territorio, formazione e meritocrazia: «Il post Covid ha mostrato che dobbiamo ripensare poli territoriali, ruolo degli infermieri e gestione dei medici di base». 

La giornata si è chiusa con l’intervento della Licia Mattioli, CEO di Mattioli, che ha ricordato come anche settori tradizionalmente artigianali possano reinventarsi: «L’oreficeria in Piemonte, trent’anni fa non esisteva: oggi siamo il quinto distretto italiano». La ricetta? «Saper coniugare mani, macchine e intelligenza artificiale», insieme a una leadership capace di «comunicare energia e coinvolgere gli altri nel proprio sogno». 

 

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La Redazione

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