Disegnare il futuro Campania: innovazione, capitale umano e imprese per lo sviluppo del territorio
Al Palazzo Partanna di Napoli il forum di Italia Economy ha riunito università e imprenditori per discutere di crescita, digitalizzazione e nuove traiettorie di sviluppo. Dal mismatch formativo al private debt, dall’aerospazio alla ristorazione, il filo conduttore è uno: costruire un ecosistema competitivo e sostenibile.
Si è svolto mercoledì 24 settembre 2025, presso la sede dell’Unione Industriali Napoli, la prima edizione regionale di Disegnare il futuro Campania, forum promosso da Italia Economy con il patrocinio del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Napoli. Tre panel tematici, moderati dal giornalista finanziario Marco Barlassina e dall’Innovation Manager Francesco Daniele, hanno offerto una fotografia ampia delle sfide e delle opportunità che attendono il sistema produttivo campano da qui al 2030.
Campania 2030: tra crescita e radicamento territoriale
Il Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, ha aperto i lavori sottolineando come la Campania debba interpretare l’innovazione non come slogan, ma come percorso strutturale che coinvolge imprese, università e istituzioni. «La competitività – ha ricordato – nasce dalla capacità di fare sistema».
Un messaggio ripreso da Antonio Amato, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Napoli, che ha posto l’accento sul paradosso del mercato del lavoro: «Molte aziende cercano talenti specializzati, eppure tanti giovani laureati faticano a trovare occupazione. Serve un ponte più saldo tra istruzione e impresa per colmare il mismatch formativo»
Amato ha richiamato l’impegno del gruppo nel promuovere iniziative di innovazione e responsabilità sociale, come l’hackathon InnovAction 2025 o i progetti di riqualificazione urbana, sottolineando l’urgenza di trattenere i talenti sul territorio.
Sul fronte industriale, Giuseppe Sernicola, Vice Presidente Senior New Business Iniziatives e Business Unit Manager della Divisione Aerostructures di Leonardo, ha illustrato il progetto Nemesi che sta trasformando gli stabilimenti campani in smart factory basate su digitalizzazione, robotica e intelligenza artificiale. «Il capitale umano è il vero motore – ha affermato –: con l’Aerotech Campus di Pomigliano abbiamo inserito oltre il 95% dei giovani coinvolti nei nostri programmi di formazione».
Da parte sua, Antonio Chicca, Amministratore Delegato di Azimut Direct, ha evidenziato il ruolo del private debt come leva per sostenere la crescita delle PMI: «Oggi servono capitali flessibili e pazienti, capaci di accompagnare le imprese verso l’internazionalizzazione. Non basta più affidarsi al credito bancario tradizionale: la finanza alternativa offre velocità, trasparenza e strumenti su misura».
Maurizio Palumbo, Direttore della Filiale Area Sud Sviluppo Divisione Servizi Globali e Capo Divisione Catering Navi e Aerei del Gruppo Serenissima Ristorazione, ha infine raccontato l’investimento nel nuovo hub logistico di Napoli, concepito secondo i principi dell’Industria 5.0: automazione intelligente, sostenibilità e soluzioni IoT per il monitoraggio in tempo reale. «Il Sud è una leva strategica per il Gruppo – ha spiegato – e nei prossimi anni punteremo su crescita e nuove assunzioni, consolidando il settore sociosanitario e sviluppando nuove aree di business come la GDO e il catering croceristico».
Innovare per competere: soluzioni concrete e nuove professioni
Il secondo panel ha posto al centro le sfide della trasformazione digitale e dell’attrattività delle imprese. Gabriele Fasano, Vicepresidente con delega alla Transizione digitale, ITS, semplificazione burocratica e intelligenza artificiale dell’Unione Industriali di Napoli, ha sottolineato la necessità di semplificare la burocrazia e rendere più accessibile l’intelligenza artificiale alle PMI.
Davide D’Arcangelo, Presidente di Next4 Group e Innovation Policy Maker, ha presentato la figura dell’Investor Business Relator (IBR): «Non è un advisor né un venture capitalist – ha spiegato – ma un abilitatore che trasforma una PMI da invisibile a investibile, collegando capitale, innovazione e territorio».
Daniela Sabatino, Founder e Ceo di Time Vision, ha posto l’accento sulla formazione e sul capitale umano: «Non basta digitalizzare, serve preparare persone capaci di gestire il cambiamento. Il vero vantaggio competitivo sta nelle competenze».
A portare esperienze aziendali, Riccardo Bachrach, Key Account Manager di S.T.I. Telecomunicazioni Integrate e Christian Granieri, Quality & Marketing Manager di Flexofar, che hanno raccontato come la digitalizzazione dei processi stia già trasformando modelli di business e organizzazione interna.
Università e imprese: il futuro passa dal territorio
Il terzo panel, moderato da Francesco Daniele, ha messo in dialogo mondo accademico e imprese sul tema della trasmissione dell’innovazione dal laboratorio all’impresa.
Giancarlo Fimiani, Vice Presidente con delega alla Valorizzazione del Capitale umano, Innovazione, Ricerca & Sviluppo dell’Unione Industriali di Napoli, ha ribadito l’urgenza di politiche condivise per trattenere i talenti. Il Magnifico Rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito, ha portato l’esperienza dell’ateneo come incubatore di startup e competenze, con progetti che spaziano dall’agritech alla mobilità sostenibile.
Roberto Macchiaroli, Professore Ordinario di Impianti Industriali e Gestione dei Progetti di Impianto presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha ricordato l’importanza di una cultura del project management per rendere più efficiente il trasferimento tecnologico, mentre imprenditori come Francesco De Stefano, Founder & Amministratore di International Transport Solution e Valentina De Ponte, Ceo di D.P.I. De Ponte Innovazioni, hanno testimoniato come il dialogo con le università rappresenti un acceleratore per lo sviluppo di soluzioni digitali e sostenibili.
Prezioso l’intervento di Angelo Di Gregorio, Past President Società Italiana Marketing e Direttore del CRIET – Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio, che ha richiamato l’attenzione sul nodo delle materie prime critiche, «sfida europea e nazionale che impone nuove strategie di approvvigionamento e innovazione nella gestione delle risorse».
Un ecosistema che cambia
Dai lavori è emersa una visione condivisa: la Campania non è più fanalino di coda, ma laboratorio di innovazione. Lo conferma anche il Regional Innovation Scoreboard 2025 della Commissione europea, che assegna alla regione il miglioramento più marcato in Italia (+22,8% dal 2018).
La sfida resta quella di rendere strutturale questo salto in avanti: più investimenti privati in R&S, maggiore qualità del capitale umano, una filiera integrata pubblico-privato-capitale.
L’incontro di Napoli ha mostrato come università, imprese e istituzioni possano convergere su obiettivi comuni, dall’aerospazio alla formazione, dalla finanza alternativa all’agroalimentare innovativo, dal turismo culturale al digitale.
Disegnare il futuro Campania ha offerto un’agorà di confronto dove il filo conduttore è stato chiaro: innovare significa non solo adottare nuove tecnologie, ma costruire un ecosistema che valorizzi le persone, i territori e le imprese.
Come ha ricordato Antonio Amato, «disegnare un futuro di crescita sostenibile significa ridurre le diseguaglianze e trasformare Napoli e la Campania in luoghi dove i giovani vogliono restare e investire».
Un obiettivo ambizioso, ma possibile, se il dialogo tra università, imprese e istituzioni saprà tradursi in politiche concrete e in nuove opportunità per le generazioni future.