Crescere viaggiando con Giocamondo Study

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Giocamondo Study, PMI innovativa su Euronext Growth Milan, rivoluziona i viaggi studio: 28mila studenti all’estero. Unisce istruzione, tecnologia e cultura per formare cittadini del mondo

Da tour operator specializzato in vacanze studio a PMI innovativa appena sbarcata sul mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana: Giocamondo Study è oggi una delle realtà italiane più dinamiche nel settore dell’education travel. Fondata ad Ascoli Piceno nel 2017 da Stefano De Angelis, la società ha già accompagnato oltre 28mila studenti in esperienze formative all’estero, con una proposta che unisce istruzione, tecnologia e cultura in un ecosistema educativo globale.

Con una crescita dei ricavi del 20% nel 2024 e una visione strategica rivolta all’internazionalizzazione e alla sostenibilità, Giocamondo Study rappresenta un caso emblematico di come il turismo formativo possa diventare volano di sviluppo, innovazione e impatto sociale.

Ne abbiamo parlato con Stefano De Angelis, presidente e amministratore delegato della società, che ci ha raccontato la visione, le strategie e i valori alla base di un progetto imprenditoriale in cui cultura, scuola e turismo si fondono in una missione condivisa: formare cittadini del mondo.

In un’epoca in cui il digitale è sempre più presente, perché il viaggio studio resta un’esperienza insostituibile?

«Il viaggio studio è molto più di un semplice corso di lingua all’estero: è un’esperienza completa di crescita personale e culturale. La lingua è certamente il cuore di quest’esperienza, ma il vero valore aggiunto risiede nel contatto diretto con una cultura diversa, nella scoperta di nuovi stili di vita e nella possibilità di stringere amicizie internazionali.

 Consideriamo che l’età media dei nostri studenti è intorno ai 16-17 anni – spesso, alla loro prima esperienza di viaggio senza la famiglia. Per loro si tratta di un impatto culturale molto forte: si confrontano con realtà nuove e la condivisione di tempo e spazi con coetanei di altri paesi li costringe, naturalmente, a utilizzare la lingua straniera, in particolare l’inglese.

ITALIA ECONOMY - Crescere viaggiando con Giocamondo StudyQuesto tipo di immersione linguistica, continua e pratica, è impossibile da replicare in un’esperienza digita le, che per definizione è limitata nel tempo e nei contesti di utilizzo. C’è poi la scoperta delle scuole, dei college e delle università straniere, che può aprire gli occhi ai ragazzi su future possibilità di studio internazionali.

Infine, alloggiare presso una famiglia ospitante permette di conoscere usi, abitudini e anche tradizioni culinarie diverse. È un primo vero passo verso “l’internazionalizzazione” personale e professionale».

Come scegliete le destinazioni e quali criteri guidano la costruzione dei vostri programmi educativi?

«Le destinazioni rispondono principalmente alla domanda di studenti e famiglie. L’Inghilterra continua a essere la meta più richiesta, ma stanno crescendo molto anche gli Stati Uniti, soprattutto tra i più giovani, e l’Irlanda, apprezzata per la facilità di accesso e i

costi più contenuti. Negli ultimi anni, inoltre, si è visto un forte aumento dell’interesse verso la Spagna per lo studio dello spagnolo.

 Organizziamo anche programmi in altre lingue, come arabo, giapponese e cinese, ma l’inglese resta al centro dell’interesse per le sue implicazioni accademiche e professionali. Per quanto riguarda i programmi educativi, ci tengo a sottolineare che non si tratta solo di vacanze.

I nostri viaggi studio hanno una forte componente educativa: non solo per lo studio della lingua, ma anche per attività volte alla crescita personale degli studenti. Inoltre, offriamo un articolato servizio di orientamento alle famiglie. Un esempio recente: durante un webinar pre-partenza, alcune famiglie ci hanno chiesto come gestiamo la questione del fumo tra i ragazzi. Ho colto l’occasione per ricordare che il nostro obiettivo è educativo: non promuoviamo comportamenti nocivi e in molte strutture è vietato fumare.

Questo per dire che ogni aspetto dell’esperienza è pensato con una finalità formativa. I nostri programmi includono escursioni, attività sociali, momenti di riflessione su temi chiave come ambiente e parità di genere».

Come gestite la sfida di mantenere qualità e standard educativi uniformi in contesti internazionali diversi?

«Tutto parte dalla selezione dei partner, che è un processo rigoroso: collaboriamo solo con realtà che rispettano i nostri standard, che riteniamo imprescindibili. Una volta selezionato il partner, inviamo spesso nostro personale sul posto per garantire il corretto svolgimento del programma e per fungere da ponte tra studenti, famiglie e organizzatori locali.

Avere un referente bilingue in loco è fondamentale, specialmente quando le famiglie non parlano inglese. Garantiamo assistenza costante, anche al di fuori dell’orario d’ufficio, per qualsiasi esigenza o emergenza.

Questo modello ci consente di assicurare uniformità nella qualità del servizio e di affrontare in maniera tempestiva qualunque criticità, ovunque ci si trovi nel mondo».

Qual è il profilo tipo dello studente che parte per un anno scolastico all’estero? Ci sono differenze tra chi sceglie mete anglosassoni e chi opta per destinazioni meno tradizionali?

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Stefano De Angelis Ceo Giocamondo Study

«Partire per un anno all’estero non è una scelta semplice, soprattutto per le famiglie. È un’esperienza intensa, che richiede consapevolezza e disponibilità economica: il costo varia dai 12mila ai 35mila euro. Fino a qualche anno fa, le mete anglosassoni come il Regno Unito erano le preferite.

Oggi, a causa anche dei costi e dei cambiamenti post-Brexit, vediamo una forte crescita verso destinazioni come gli Stati Uniti e, soprattutto, il Canada, che negli ultimi 2-3 anni ha registrato un’impennata di richieste.

A livello pratico, spesso le famiglie percepiscono più sicurezza in una meta vicina, ma la vera differenza la fa la gestione dell’esperienza in loco: affidabilità del partner, presenza di un referente e capacità di gestione delle emergenze».

L’Italia può diventare una destinazione per studenti internazionali, oltre che paese di partenza?

«Sì, ma c’è ancora strada da fare. L’Italia è molto attrattiva dal punto di vista turistico, ma l’apprendimento della lingua italiana è meno richiesto rispetto all’inglese, allo spagnolo o al cinese. Quindi sì, c’è domanda, ma non è ancora molto sviluppata. Dobbiamo lavorare per rendere l’Italia più competitiva anche come meta educativa e non solo turistica».

Come intendete evolvere il vostro modello in risposta ai cambiamenti nel mondo dell’istruzione e del turismo?

«Stiamo notando una forte crescita del fenomeno dei mini-stage linguistici organizzati direttamente dalle scuole, che stanno spesso sostituendo le tradizionali gite scolastiche. Si preferisce offrire agli studenti esperienze formative nei paesi anglosassoni, anche se solo per una settimana. Questo diventa un incentivo sia per i programmi di un anno all’estero sia per le vacanze studio di due settimane.

Chiaramente, la componente economica incide: chi non può affrontare un anno all’estero, sceglie comunque un’esperienza più breve ma significativa, ma notiamo comunque una crescita dell’investimento nella formazione internazionale. E sul piano logistico, l’apertura di nuove rotte aeree sta rendendo possibili mete un tempo impensabili.

Quest’anno, ad esempio, porteremo oltre 200 studenti in Giappone per studiare la lingua: una destinazione che solo qualche anno fa sarebbe stata estremamente difficile da proporre.

Così come Dubai, dove si va a studiare arabo, ma si vive in un ambiente dove l’inglese è diffusissimo, offrendo una doppia valenza linguistica e culturale. Infine, stiamo sviluppando convenzioni con aziende nell’ambito del welfare aziendale, un canale in forte crescita. Questo permette ai dipendenti di accedere a programmi agevolati per i figli, unendo qualità e accessibilità grazie a progetti condivisi tra Giocamondo Study e le imprese».

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Immagine di Simona Savoldi
Simona Savoldi

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