Confindustria toscana promuove e sostiene l’innovazione digitale

Silvia Ramondetta, dirigente responsabile dell’area economica di Confindustria Toscana alla guida del DIH Toscana, ponte tra imprese, ricerca e finanza, per digitalizzazione, sostenibilità e cybersecurity
Silvia Ramondetta, dirigente responsabile dell’area economica di Confindustria Toscana dal 2003, è la coordinatrice generale del Digital Innovation Hub (DIH) Toscana fin dalla sua costituzione, nel novembre 2017. L’associazione senza scopo di lucro riunisce Confindustria Toscana, Ance Toscana e le quattro associazioni territoriali di Confindustria: Centro e Costa, Nord, Sud e Unione Industriali Pisana.
DIH rappresenta un ponte tra imprese, ricerca e finanza, e conta su un team di undici persone altamente qualificate, supportato da personale esterno altrettanto specializzato. Presidia ogni provincia con una rete capillare di sportelli diffusi in tutta la regione per rendere i servizi agilmente accessibili a tutte le imprese. Soprattutto nell’ultimo biennio, l’accreditamento e il
riconoscimento dell’associazione si sono evoluti e consolidati:
il DIH Toscana è riconosciuto sia dalla Commissione europea sia dai Ministeri italiani, ed è prossimo a un nuovo riconoscimento nell’ecosistema regionale.
Come sintetizza il ruolo del Digital Innovation Hub Toscana?
«Dalla costituzione a oggi, il DIH Toscana si è impegnato costantemente per accreditarsi e supportare le imprese – e soprattutto le PMI – nei percorsi di digitalizzazione, favorire la sostenibilità ambientale e sociale e garantire alle aziende percorsi di consapevolezza e di applicazione di nuove tecnologie per prepararsi alle due grandi sfide attuali: l’integrazione della IA, ancora poco utilizzata dalle imprese, e l’integrazione di misure di cybersecurity a protezione dagli attacchi informatici».
Cosa significano per DIH sostenibilità e innovazione?
«La sostenibilità è concetto centrale nelle attività del DIH Toscana e della sua rete di Contact Point: si tratta di attività che non sono declinate unicamente in ambito ambientale, ma anche sociale, accogliendo il concetto di sostenibilità in ottica ESG. Con riferimento all’ambiente, abbiamo organizzato e offerto alle imprese un ciclo formativo nell’ambito del progetto Tuscany X.0. per comprendere come si approccia la sostenibilità ambientale in azienda anche attraverso l’utilizzo di bandi e finanziamenti.
In ambito sociale, abbiamo realizzato e continuiamo a programmare attività ed eventi informativi su welfare, benessere dei lavoratori e parità di genere in azienda. Allo scorso mese di aprile, risultavano infatti già oltre 700 imprese toscane certificate secondo la norma UNI Pdr 125, con numeri importanti e in continua crescita.
L’innovazione applicata all’impresa ha molteplici declinazioni: l’implementazione della IA ci impegna particolarmente, poiché rappresenta una tecnologia di cui è indispensabile avvalersi per rimanere al passo con le grandi economie.
I rapporti regionali e nazionali evidenziano inequivocabilmente la necessità di intensificare gli sforzi in questa direzione: i dati della regione Toscana del 2023 riportano che tra le imprese con almeno dieci addetti solamente il 3,1% utilizza l’IA, mentre il dato nazionale del 2024 parla di un 8%, lasciando spazio alla speranza che nel 2024 anche il livello della Toscana sia migliorato. Sul piano europeo, sempre nel 2024, la percentuale si attesta sul 13%. Le ragioni dell’utilizzo contenuto sono da ricercarsi nella mancanza di sufficienti leve finanziarie ad hoc, nella carenza di competenze digitali specifiche e nella presenza di una rete di infrastrutture non ancora adeguata a supportare queste applicazioni.».
Qual è il ruolo delle Istituzioni nel favorire l’innovazione digitale?
«Le imprese necessitano di certezze normative e strategiche anche, e soprattutto, nel campo dell’innovazione e degli investimenti – e il ruolo delle istituzioni è quindi fondamentale. In questo ambito, un dato positivo arriva dall’Artificial Intelligence Index Report 2025 dello Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence (HAI), secondo cui
l’Italia si distingue rispetto ad altri paesi europei per essersi dotata di linee guida sull’utilizzo della IA. Anche la Regione Toscana ha sviluppato le proprie linee guida, con un confronto al quale abbiamo partecipato; queste indicazioni si rivolgono per ora principalmente alla Pubblica
Amministrazione, ma rappresentano un orientamento per le imprese private. In generale, sul piano delle istituzioni e delle politiche pubbliche, continuano a mancare programmi di incentivazione realmente accessibili per favorire una piena e diffusa adozione dell’IA e dell’innovazione digitale tra le imprese, in particolare tra le PMI, come dimostrano le criticità del Piano Transizione 5.0, che ad oggi ha avuto richieste di 1 miliardo a fronte di 6,3 miliardi disponibili».
Gli imprenditori toscani sono aperti all’innovazione?
«Quando ci siamo costituiti come DIH, nel 2017, c’erano effettivamente alcune resistenze, ma dobbiamo ricordare che il Piano nazionale industria 4.0 era stato varato solamente l’anno prima, dopo decenni di assenza di una politica industriale incentrata sull’innovazione. Ora queste resistenze sono limitate e le imprese mettono al centro della propria strategia l’innovazione, che del resto è nel DNA degli imprenditori: i pochi dati economici positivi, ottenuti negli ultimi anni, derivano dalla capacità delle imprese di innovare processi e prodotti, di investire e di resistere, anche davanti agli ostacoli e alle tempeste di questi anni, a partire dal COVID, dai costi energetici e dal contesto geopolitico.
Tutte le imprese hanno attenzione per l’innovazione, ma non tutte sono in grado o messe in grado di investire, per cui è necessario ragionare su una diffusione ulteriore di questa cultura e sulla semplificazione del contesto in cui operano le imprese».
Italia ed Europa sono davvero il vecchio continente?
«È difficile non parlare di “vecchio” continente e parlare, invece, di competitività: se si guarda agli investimenti di risorse sull’IA negli ultimi dieci anni, l’Europa ha investito appena 20 miliardi, mentre la Cina ne ha investiti 100 e gli Stati Uniti ben 330. Fortunatamente, ma solo di recente, si è preso atto di questa distanza: per esempio, con l’iniziativa relativa alla piattaforma STEP per incentivare azioni volte a ridurre le dipendenze strategiche dell’Unione e dirottare parte dei fondi europei al finanziamento di progetti industriali che sviluppano tecnologie critiche: digitali, pulite, biotecnologie.
Grazie a questa opportunità, strategica per lo sviluppo e la produzione delle tecnologie digitali, la Toscana ha di recente reindirizzato circa 98 milioni verso il sostegno alle tecnologie strategiche per la regione
in chiave STEP, con un nuovo bando che aprirà a breve e finanzierà progetti industriali anche di grandi imprese e con organismi di ricerca. In tema di innovazione digitale, resta sia a livello europeo che nazionale e regionale il problema
del livello di competenze, sulle quali siamo purtroppo ancora lontani dai paesi virtuosi».
Come comunicate i vostri progetti?
«Raggiungiamo direttamente circa 4.000 imprese attraverso i nostri contact point e altre 500-600 con la nostra newsletter. Anche il sito internet e le iniziative sul territorio in collaborazione con università, centri di ricerca e le camere di commercio rappresentano un canale importante, sia per presentare le attività sia per raccogliere le esigenze delle imprese. Proponiamo infine webinar e workshops a favore di tutte le aziende della Toscana, alle quali continuiamo a rivolgere le nostre attività e il nostro impegno quotidianamente»