Case della memoria: la storia si mescola con il presente. Le case museo rappresentano un patrimonio inestimabile fatto di realtà molto diverse fra loro, per dimensioni, tipologia, proposte al visitatore
L’Associazione Nazionale Case della Memoria – l’unica in Italia riconosciuta da Icom, componente della Conferenza permanente delle associazioni museali italiane e “istituzione cooperante” del Programma Unesco Memory of the World – ne rappresenta 110 sparse in 15 regioni italiane. Luoghi densi d’atmosfera, che permettono al passato di continuare a vivere nel presente. Ne parliamo con Adriano Rigoli, membro fondatore e presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria e a capo del comitato Iclcm di Icom
Quali realtà rappresenta la vostra associazione?
«L’Associazione Nazionale Case della Memoria riunisce le case (oggi case museo) dove sono nati o hanno vissuto personaggi illustri in ogni campo del sapere, dell’arte, della letteratura, della scienza, della storia. Nel vasto “mondo” delle case museo dedicate ai grandi personaggi convivono musei “consolidati” e spazi contenuti, non sempre conosciuti dal grande pubblico.
Troviamo piccole abitazioni o ville monumentali, studi d’artista e veri e propri musei, residenze stabili, “rifugi” estivi, case di collezionisti, che nel passato hanno ospitato scienziati, scrittori, artisti, musicisti, uomini di fede e di legge italiani o legati al nostro paese.
Un caleidoscopio di luoghi disseminati in tutta l’Italia che trova nella diversità e nelle singole specificità il proprio grande valore aggiunto».
Quali sono gli obiettivi della vostra rete?
«L’obiettivo della nostra associazione, fin dalla sua nascita, è quello di far conoscere e valorizzare questi luoghi. La nostra filosofia poggia sulla consapevolezza che non è possibile leggere le opere immortali dei grandi scrittori, ammirare i dipinti e le sculture di artisti geniali, in definitiva conoscere la Storia, senza “incontrare” i suoi protagonisti, il loro vissuto, il forte legame con il territorio.
Rappresentiamo una sorta di “aggregatore” per queste realtà diversissime fra loro per storia, dimensioni e caratteristiche, che hanno deciso di lavorare insieme a progetti comuni con il fine comune di promuovere questa forma museale in maniera più incisiva su tutto il ter ritorio italiano e oltre. Siamo convinti che solo facendo rete sia possibile amplificare la nostra voce».
A quali personaggi sono legate le case museo che rappresentate?
«L’elenco è lunghissimo ma solo per citarne alcune, fanno parte della rete i luoghi in cui hanno vissuto alcuni dei più importanti personaggi della cultura italiana e straniera: da Giotto e Boccaccio a Niccolò Machiavelli, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Galileo Galilei fino ad arrivare a personaggi più vicini a noi nel tempo come Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, John Keats e Percy Bysshe Shelley, Elizabeth Barrett e Robert Browning, Giuseppe Verdi, Pellegrino Artusi, Giacomo Puccini, Maria Montessori, Enrico Caruso, Antonio Gramsci, Gabriele D’Annunzio.
E poi i protagonisti dei nostri giorni, Enzo Ferrari, Primo Conti, Giorgio de Chirico, Carlo Levi, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giorgio Morandi, Indro Montanelli, Ugo Tognazzi, Luciano Pavarotti».
Quest’anno l’associazione compie 20 anni, come si è evoluta nel tempo e che ruolo ha avuto nel dare voce a questa particolare tipologia museale?

«Quando l’Associazione Nazionale Case della Memoria nacque, ormai 20 anni fa, il 24 ottobre 2005 dai primi 13 fondatori, non si parlava praticamente di case museo in Italia. Queste esistevano, testimoniavano la vita di grandi personaggi della cultura, ma non erano complessivamente note al pubblico.
In altre nazioni, come la Francia o la Federazione Russa, le case di scrittori e musicisti erano già al centro dell’attenzione pubblica. Oggi la situazione è completamente cambiata, in questi anni è stato fatto molto lavoro e la nostra rete museale nazionale comprende ora 110 realtà in Italia ed è attiva a livello europeo e internazionale per la promozione delle case museo».
Proprio a questo proposito, la vostra associazione ha ideato le Giornate delle Case dei personaggi illustri che quest’anno si sono trasformate in un appuntamento internazionale…
«Abbiamo lanciato la prima edizione nazionale delle Giornate delle Case dei personaggi illustri nell’aprile del 2022: una manifestazione in cui, sempre con l’obiettivo di dare voce alle case museo, abbiamo scelto fin dall’inizio di aprire a tutte le case dei personaggi illustri, non solo quelle facenti parte dell’Associazione.
Un evento che ha incontrato subito l’interesse del pubblico e ha visto in questi anni una crescita esponenziale, da 80 case aderenti e 5mila visitatori nella prima edizione a 143 case partecipanti in Italia e 30mila visitatori nel 2025.
Quest’ultima edizione, grazie alla collaborazione di Icom International, di Icom Demhist e Iclcm e della Rete Europea delle Case Museo dei Personaggi Illustri, è inoltre diventata una manifestazione di spessore internazionale, a cui hanno partecipato 260 case museo di 27 paesi del mondo, dal Sud America all’Estremo Oriente: un risultato che ha superato le nostre più rosee aspettative».
Perché avete sempre puntato molto sul fare rete con realtà omologhe di altre nazioni?
«Era il 2015 quando abbiamo iniziato un percorso internazionale, con la sottoscrizione a Firenze del protocollo d’intesa fra numerose case museo europee. Un patto rinnovato nel 2019 con l’incontro internazionale “L’Europa dei Grandi” a cui hanno partecipato rappresentanti di numerose case museo e reti di case museo da Francia, Portogallo, Spagna, Croazia, Russia, Olanda, Grecia, Ungheria e poi consolidato, lo scorso anno, con la costituzione della Rete Europea delle Case dei Personaggi Illustri.
Per noi, fare rete rappresenta il modo migliore per favorire la conoscenza, l’attrattività economica e turistica delle Case dei Personaggi Illustri e dei paesaggi culturali di cui fanno parte».
Attrattività economica e turistica: in che modo le Case della Memoria possono rappresentare un motore di sviluppo?
«Possono farlo se inserite all’interno di un sistema-territorio capace di offrire ai luoghi di cultura la possibilità di fare da richiamo e successivamente incanalare le visite nelle aree circostanti. I territori devono però essere pronti ad accogliere un nuovo tipo di turista: quello amante di un turismo più lento, attento, immersivo. Un approccio lontano dal “mordi e fuggi”, in cui la quantità lasci il posto alla qualità e alla voglia di itinerari esperienziali. Solo in questo modo le case museo possono essere un motore per il turismo e l’economia dei territori che le accolgono».
Abbiamo parlato del ventennale: come celebrerete questo traguardo?
«Tutto il 2025 è dedicato a ricordare il nostro ventennale e abbiamo incominciato già con le giornate internazionali di aprile. Per festeggiare la fondazione dell’associazione, avvenuta a Palazzo Datini, a Prato, il 24 ottobre 2005, stiamo organizzando un evento in collaborazione con il Comune di Prato e Palazzo Datini che resta la nostra sede legale e il nostro luogo d’origine a cui siamo molto affezionati. Il palazzo, costruito fra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento è un luogo meraviglioso con bellissimi affreschi e Francesco Datini, personaggio a cui è legata la storia dell’edificio, è l’esempio di un Medioevo che non era davvero “epoca buia”, ma un periodo attivo e dinamico in cui si sono poste le basi di ciò che siamo oggi».
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