Italia tra progressi e fratture: cosa racconta davvero il nuovo Rapporto Bes sul benessere del Paese
L’Italia dell’ultimo decennio è un Paese che, nonostante scosse economiche, sociali e demografiche, prova ostinatamente a migliorarsi. Ma è anche un Paese che si muove a velocità diverse, con differenze sempre più visibili tra Nord e Sud, tra giovani e anziani, tra chi ha studiato e chi no. Il nuovo Rapporto Bes 2024 dell’Istat, che misura il benessere equo e sostenibile attraverso 152 indicatori, offre una fotografia in chiaroscuro: ci sono segnali di vitalità, ma anche fragilità che restano irrisolte.
Un Paese che migliora, ma non abbastanza velocemente
Guardando all’ultimo anno, solo poco più di un terzo degli indicatori considerati dal Bes registra un vero miglioramento. È un passo avanti, ma non un passo lungo: il 26% peggiora, mentre il resto è stabile. Il quadro diventa più confortante nel lungo periodo (2014-2024), con oltre metà degli indicatori in miglioramento — segno che l’Italia, nel tempo, qualche tassello lo ha rimesso al suo posto.
La divisione territoriale però resta netta. Nelle regioni del Nord e del Centro (tranne il Lazio), oltre il 60% degli indicatori mostra livelli sopra la media nazionale. Nel Mezzogiorno, accade l’opposto: in Campania e Puglia più di sette indicatori su dieci sono peggiori del dato italiano. Una distanza che tocca temi cruciali come lavoro, istruzione, servizi essenziali.
Salute
La buona notizia è che l’Italia continua a essere tra i Paesi più longevi d’Europa: nel 2024 la speranza di vita è arrivata a 83,4 anni, oltre due anni sopra la media Ue.
La cattiva notizia? Viviamo sì più a lungo, ma non necessariamente meglio. Gli anni di vita in buona salute scendono a 58,1, con un peggioramento soprattutto tra le donne. A peggiorare è anche la percezione del proprio stato di salute: solo il 67% degli italiani la considera «buona», in calo rispetto al passato.
Sul fronte delle abitudini, restano stabili o peggiorano alcuni comportamenti a rischio: aumentano i fumatori e cresce la quota di persone obese. Cala la sedentarietà, ma ancora un terzo della popolazione non pratica alcuna attività fisica.
Istruzione
L’Italia laurea più giovani rispetto al passato, ma resta in fondo alla classifica europea: solo il 31,6% dei 25-34enni è laureato, contro il 44,1% dell’Unione.
Le competenze di base sono un’altra ferita aperta. In terza media, oltre il 40% degli studenti non raggiunge livelli adeguati in italiano e matematica. In regioni come Sicilia, Calabria e Sardegna la quota di ragazzi con competenze insufficienti supera il 50%.
Il dato positivo arriva dai NEET: i giovani che non studiano né lavorano scendono al 15,2%, quasi dieci punti in meno rispetto al 2018.
Lavoro
Il tasso di occupazione continua a crescere (67,1%), ma resta distante dalla media europea. Il divario di genere è stabile — ancora 19 punti tra uomini e donne — e molto ampio rispetto agli standard Ue.
Diminuiscono la mancata partecipazione al mercato del lavoro e il part-time involontario, ma le differenze tra Nord e Sud restano enormi: nel Mezzogiorno il tasso di mancata partecipazione è quasi triplo rispetto al Nord.
Si riduce il lavoro da remoto (10,3%), mentre resta alto il numero di lavoratori che rinunciano a visite mediche per costi o liste d’attesa.
Benessere economico
Il reddito disponibile cresce (+2,7%), mentre l’inflazione rallenta. Tuttavia, la povertà assoluta rimane stabile a livelli molto elevati: 9,8%, praticamente il valore più alto dell’ultimo decennio.
La disuguaglianza del reddito mostra miglioramenti di lungo periodo, ma il rischio di povertà resta più alto della media europea.
La percezione soggettiva migliora leggermente: meno famiglie dichiarano di essere peggiorate nell’ultimo anno. Tuttavia, torna a crescere la percentuale di chi arriva a fine mese con difficoltà.
Relazioni sociali
La soddisfazione per i rapporti familiari e amicali rimane alta, ma scende la fiducia generalizzata: solo il 22,5% degli italiani ritiene che «la maggior parte delle persone sia degna di fiducia», in forte calo rispetto al 2023.
Aumenta invece la partecipazione sociale, soprattutto tra i giovani. Cresce anche il numero di organizzazioni non profit, trainate dal Sud.
Politica e istituzioni
Le donne nei consigli di amministrazione raggiungono il 43,2%, sopra la soglia prevista dalla legge ma ancora sotto il target nazionale del 45%. Calano invece le donne elette in Parlamento.
La fiducia nelle istituzioni resta molto bassa: i partiti politici ricevono un voto medio di 3,5 su 10.
Sul fronte della giustizia, migliora la durata dei procedimenti civili, con forti progressi al Sud.
Sicurezza
Diminuisce la percentuale di persone che si sente sicura camminando al buio. Cresce il numero di famiglie che considera la propria zona a rischio criminalità.
Ma i reati effettivi, nel lungo periodo, sono in calo: furti in casa, borseggi e rapine restano molto sotto i livelli del 2014.
Ambiente e paesaggio
Le emissioni di CO₂ sono al minimo degli ultimi 15 anni e cresce la produzione di energia da rinnovabili. Ma il suolo impermeabilizzato continua ad aumentare e il consumo di territorio accelera.
La qualità dell’aria migliora leggermente, ma le concentrazioni di PM2.5 restano ben oltre le soglie raccomandate.
Gli incendi boschivi diminuiscono, ma colpiscono ancora duramente il Sud.
Innovazione
Gli investimenti in ricerca crescono, ma restano lontani dalla media europea. Le imprese innovative sono soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.
Preoccupa la fuga dei talenti: nel 2023 sono emigrati quasi 26mila giovani laureati, a fronte di appena 8.500 rientri.
Un Paese che cambia, ma non allo stesso ritmo
Il Bes 2024 restituisce un’Italia che, nel complesso, prova a riallinearsi a una traiettoria di benessere più equa e sostenibile. E ci riesce in parte: occupazione, longevità, partecipazione culturale, investimenti innovativi mostrano segnali positivi.
Ma resta un nodo strutturale: le disuguaglianze. Territoriali, sociali, educative, generazionali.
Il Paese che emerge dal Rapporto è uno che avanza, ma non insieme. E la sfida dei prossimi anni sarà proprio questa: trasformare i progressi in ricchezza condivisa e ridurre le fratture che ancora rallentano la crescita di tutti.




