BE.COME, il futuro del calice che vale
L’evento a Siena in formula club ha svelato le potenzialità del mondo wine analizzando le connessioni del settore con la cultura digitale, il collezionismo e gli investimenti, fattori che segnano anche un’importante crescita dell’eccellenza italiana
Una formula club per sottolineare l’ambito di nicchia e con operatori d’eccellenza, ma un dibattito di tre giorni per esplorare le grandi opportunità – digitali e non solo – anche economiche del vino. Sentori che giungono da BE.COME 2022 evento dedicato al wine world, tenutosi a Siena in un format alla sua prima edizione. Organizzato da Allumeuse Communication, il progetto ha visto un comitato promotore di calibro internazionale, un partner come Want (ITA), il destination mall dedicato all’eccellenza italiana negli USA e in Canada, pronto ad una prossima apertura nei pressi di New York City.
Nella splendida sede senese di Santa Maria della Scala, la community internazionale dell’eno-world ha così analizzato, attraverso dibattiti, incontri e masterclass riservate, numeri di un contesto sempre più trasversale. Oltre alla qualità italiana del prodotto, aumentano infatti nuove connessioni con il mondo del lusso, anche grazie all’innovazione digitale che sta ampliando questo mercato a certe élite. Ulteriore valore nel segmento alto è infatti il trend degli investimenti che, non solo riguarda alcuni cultori, ma sempre più lungimiranti wine lovers altospendenti.
“Molte persone investono in vino non solo perché dispongono di molti milioni di dollari ma perché il vino rappresenta un’ottima forma di investimento, come gli immobili o l’oro – ha dichiarato Justin Knock, enologo e wine director di Oeno Group, una delle più grandi società di investimenti in vino nonché partner della manifestazione – considerando anche che, solitamente, l’investimento raggiunge un rendimento fino a 30% a fronte di una soglia investita media e consigliata del 5% del proprio patrimonio”.
Il bene di lusso nel calice non subisce l’influenza dell’andamento di altri mercati, non modificando dunque il suo ritorno economico. Inoltre, i produttori migliori del Belpaese sono un 20-30% di etichette nel panorama internazionale del fine wine. Tra i pleasure asset in crescita al momento, il vino di pregio italiano riesce quindi a confermarsi come un investimento non speculativo ma protettivo, dove occorre tempo perché dia i suoi frutti, fattore fondamentale di questo settore. Chiede tempo anche la stessa cessione tra collezionisti del resto, oggi semplificata dall’avvento di nuove piattaforme. “Fino al 2000 – spiega Orazio Vignozzi, esperto collezionatore con una cantina di quindicimila vini, molti dei quali da investimento e autore di “Investire in vino: il guadagno da bere” – c’erano solo i fondi d’investimento che trattavano simili operazioni e su un migliaio di etichette di pregio. Oggi ci sono piattaforme che rendono più semplice tale progetto e allargano le prospettive.”
Per assicurarsi qualche certezza nella delicata nicchia dei vini d’eccellenza, le piattaforme specializzate abbattono i costi, garantiscono supporto e assistenza esperta, ma mantengono anche commissioni basse per assicurare, controllare o vendere il vino più pregiato sul mercato secondario, in ambienti controllati e che garantiscono le bottiglie nel migliore dei modi. Come? Anche grazie al Metaverso, dove oltre a tutte queste comodità, il bene “illiquido” viaggia verso altre dimensioni e soprattutto opportunità maggiori. Si intercettano così community riservate, si offrono visite a cellar virtuali e mentre si garantisce il prodotto, si comprano NFT collegati ad asset reali. “Inizialmente il mondo del vino era piuttosto scettico a fare collezionismo tramite NFT– ha detto Davide Casalin, CTO di Italian Wine Crypto Bank, marketplace virtuale dove i collezionisti di vino acquistano NFT e bottiglie autenticate e tracciabili grazie alle nuove tecnologie blockchain – ma proprio nell’ultimo anno la tendenza sta prendendo cambiando e chi lo fa sta avendo benefici. Non dover far viaggiare le bottiglie e avere la garanzia della loro perfetta conservazione è un incentivo senza dubbio, per scambiare in modo anche più facile vini di livello con altri collezionisti”.