• 1 Luglio 2024

Azimut Direct e la Finanza alternativa per l’innovazione delle PMI al centro sud

 Azimut Direct e la Finanza alternativa per l’innovazione delle PMI al centro sud

Marco Letizia, Director di Azimut Direct per il Sud e la Toscana ci spiega l’approccio capillare al territorio e gli strumenti finanziari studiati ad hoc per il centro sud

Il tessuto economico del sud Italia è costituito principalmente da micro, piccole e medie imprese, che si trovano oggi costrette ad affrontare ostacoli crescenti per poter accedere al credito. La ridotta presenza di banche e investitori, unita al loro orientamento focalizzato sulle big corporate, contribuisce a ridurre al minimo le capacità delle Pmi di innovarsi, espandersi, investire in nuove tecnologie e competere su scala globale.

È esattamente su questo terreno che gioca le sue migliori carte Azimut Direct, realtà innovativa nell’ambito della finanza alternativa che, con prodotti custom made, supportati da tecnologie avanzate, è in grado di rispondere con tempestività alle necessità degli imprenditori locali. In un contesto, che potremmo definire “vergine” e con grandi margini di sviluppo, Azimut Direct si pone al fianco delle imprese in veste di partner della loro crescita. Ne abbiamo parlato con Marco Letizia, Director di Azimut Direct per il Sud e la Toscana.

Dal suo osservatorio professionale, quali sono le principali esigenze delle imprese del centro sud Italia? Come l’approccio innovativo di Azimut le supporta?

«Il tessuto economico nel sud Italia è nettamente più frammentato rispetto al nord e offre meno opportunità di fare sistema. Quello che ho potuto notare in questi anni è che in ogni città ci sono al massimo una decina di imprese di riferimento, tutte le altre sono piccole società satellite che di fatto dipendono dalle grandi.

Ciò implica, a livello finanziario, che il sistema bancario ha meno interesse a operare in generale in questi contesti, perché da un lato ha pochi clienti potenziali importanti, dall’altro, per lavorare con le realtà più piccole, è costretto a impiegare molte risorse interne, a fronte di risultati meno soddisfacenti rispetto a quelli che può ottenere investendo su imprese maggiori. Per una banca, offrire un finanziamento di 500mila euro o 50 milioni comporta, infatti, nella sostanza, la medesima procedura istruttoria.

Tutto ciò ha portato a una involuzione del sistema bancario nel meridione. Se consideriamo poi che negli ultimi dieci anni, a livello generale, il sistema bancario si è aggregato in maniera massiva, riducendo gli interlocutori finanziari a disposizione degli imprenditori, le opportunità di avere credito e, quindi, poter fare impresa nel sud Italia, si sono ridotte drasticamente. A ciò si aggiunge come effetto indotto una maggiore rigidità nel credito stesso, poiché il credito ottenuto non è facilmente sostituibile con altro credito da altra istituzione bancaria.

Tale scenario ci ha permesso di essere molto attivi in queste regioni. Grazie alla grande permeabilità che abbiamo trovato, siamo riusciti a portare a termine negli ultimi anni un numero consistente di operazioni».

Azimut al sud ha sostanzialmente coperto un “vuoto di mercato”?

«Esattamente: al sud, per fare un esempio banale, ci sono paesi di 50-60mila abitanti in cui gruppi di primario standing non hanno più filiali. Le filiali bancarie sono diminuite in questi contesti, e laddove sono presenti, tendono a concentrarsi maggiormente sui grossi clienti corporate. Noi, invece, sul segmento delle Pmi siamo pienamente operativi.

Tante volte parlo con imprenditori che si mostrano entusiasti di avere nuovi canali per ottenere finanza, oltretutto veloci. Grazie all’utilizzo della tecnologia, infatti, siamo in grado di dare risposte certe in tempi brevi. Questo approccio è molto meno frequente con gli istituti bancari, che ragionano normalmente in termini di mesi per deliberare».

Entrando nel dettaglio, quali sono gli strumenti che offrite alle Pmi del centro sud? Sono gli stessi del nord, oppure ci sono anche dei prodotti studiati ad hoc per rispondere alle peculiarità di questi territori?

«Offriamo soluzioni innovative di finanza alternativa in ambito debito, come ad esempio il direct lending e i minibond. Supportiamo anche lato equity ed M&A. La maggior parte dei prodotti che offriamo sono analoghi a quelli del sistema bancario, è il modus operandi che è completamente diverso. Grazie alle tecnologie avanzate e all’utilizzo di specifici algoritmi, infatti, siamo sempre in grado di dare risposte tempestive, un plus fondamentale soprattutto in caso di operazioni che devono essere attuate in tempi stretti.

C’è poi un ulteriore elemento innovativo che caratterizza i nostri prodotti: non sono mai soluzioni standardizzate, al contrario, vengono costruite ogni volta su misura delle esigenze specifiche del singolo imprenditore e delle caratteristiche del suo business».

 

ITALIA ECONOMY - Azimut Direct e la Finanza alternativaInnovazione, per Azimut Direct, è quindi anche sinonimo di flessibilità e personalizzazione delle soluzioni. Può raccontarci una case history che evidenzi i risultati dei vostri interventi?

«Lo scorso anno, a novembre, abbiamo erogato un importante finanziamento da 6 milioni di euro, alla Rosso Gargano di Foggia, società agricola che trasforma i pomodori in passate per la grande distribuzione, principalmente estera. La loro campagna di raccolta parte a giugno e finisce a ottobre, quando si trovano ad avere un magazzino del valore di diverse decine di milioni di euro, praticamente tutto il prodotto dell’anno già venduto alla Gdo. Il problema è che il ritiro della merce e i relativi pagamenti avvengono nei 16 mesi successivi.

La criticità finanziaria è legata chiaramente al fatto che le imprese di produzione agroalimentare come Rosso Gargano si trovano a ottobre a dover subito pagare i fornitori, pur non avendo ancora incassato nulla.

Per questa società abbiamo costruito una soluzione ad hoc, composta da un finanziamento di medio e lungo termine classico e una linea di credito revolving con cui la società, ogni mese o ogni trimestre, decide quanto denaro della linea utilizzare. In questo modo riesce ad avere sempre un cuscinetto di cassa pronto all’uso. Man mano che incassa può rimettere i soldi sulla linea, fino ad azzerarla, pagando quindi gli interessi solo sulla parte che ha utilizzato.

È una soluzione ad alta flessibilità che ha permesso alla società di riequilibrare strutturalmente il suo capitale circolante, ottimizzando i costi a esso connessi. Altro case history degna di nota riguarda Sailpost, società toscana, gruppo leader nel settore postale e logistico. È una realtà in crescita, che in questi anni ha acquisito diversi piccoli operatori dislocati in tutta Italia.

Grazie al primo finanziamento ricevuto, complessivamente di 10 milioni di euro, ha potuto riorganizzare la sede centrale e tutta la logistica interna. Questo gli ha permesso di consolidare la propria credibilità e di partecipare alle gare nazionali più importanti. Ha iniziato così ad aggiudicarsi gare di maggiori dimensioni, cosa più difficile fino a quel momento. Stiamo continuando a collaborare con la società per permettere alla società di realizzare l’importante piano di crescita che ha pianificato.

Questo caso di successo è, a mio parere, una testimonianza di quanto una realtà possa crescere, anche velocemente, se aiutata nella maniera giusta».

Parlando invece di sostenibilità al sud, come si muove Azimut?

«In termini di sostenibilità nel sud Italia, Azimut Direct affianca ad esempio le realtà che si occupano di energie rinnovabili, segmento di business che per ragioni climatiche è un punto di forza per le regioni del meridione, in particolare la Puglia. Per supportare queste imprese Azimut Direct si avvarrà anche di un proprio nuovo fondo basato su criteri Esg, ma opera anche con fondi esteri attivi in tutta Europa, per finanziare progetti legati appunto alle rinnovabili e all’efficientamento energetico».

A supportare il successo di Azimut Direct al sud c’è anche la rete dei consulenti Azimut.

«Assolutamente sì. La rete dei consulenti finanziari di Azimut è composta da quasi 2mila professionisti, di cui circa 200 sono nel sud Italia. La loro presenza capillare su tutto il territorio è per noi di grande supporto, perché ci consente di mantenere il polso della situazione rispetto a ciò che succede all’interno del tessuto economico locale. Anche sotto questo aspetto si evidenzia una profonda differenza con il sistema bancario, che invece sta sempre più riducendo la propria presenza diretta sui territori, dematerializzandosi».

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Beatrice Elerdini

Giornalista, SEO Copywriter, Autrice tv e web e consulente di comunicazione

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